Messaggio d’Avvento del Vescovo

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Ai confratelli sacerdoti e ai diaconi, ai consacrati, ai seminaristi e a tutti i fedeli laici, buon Avvento!

Tempo di luce

Il mistero di questo tempo faticoso è rischiarato dal nuovo Anno Liturgico, che ci avvicina Cristo, “luce vera che viene nel mondo” (cfr Gv 1,9) ancora invaso dall’epidemia rivelatrice irriguardosa della comune debolezza fisica e spirituale. L’umiltà è la via d’uscita più sicura. Ci apre, infatti, alla conversione: in essa “la luce”, apportatrice del perdono di Dio, alimenta la fede e rende incrollabile la speranza. Non siamo ancora immuni dal contagio pur avendo già sperimentato la “grande tribolazione” (Ap 7,14). Consolazione e forza ci sono assicurate dal grido dell’Avvento: “Vieni, Signore Gesù” (ivi 22,20). È una rivelazione di salvezza da condividere con la Chiesa e i poveri affinché si dilati in ogni popolo e nazione. La anticipa il profeta con una supplica ispirata: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63,19). Ed ora che Cristo è tra noi, benché nascostamente, l’attesa del suo ritorno glorioso cresce insieme a quella del compimento definitivo dell’amore di Dio in tutti e tutto. Camminiamo, perciò, “insieme sulla Via” anziché “vagare lontano dalle vie del Signore” (ivi 17). Accogliamo l’invito di san Paolo ad essere “lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera” (Rm 12,12).

Il nuovo messale

La liturgia della chiesa riversa la sua grazia sull’umanità. Il nuovo messale, che entra in vigore nella prima domenica di Avvento, ne è segno eloquente, offrendoci un singolare tesoro di sapienza biblica, teologica e spirituale. Ne raccomando l’uso coinvolgendo la comunità nella sua conoscenza e valorizzazione per una sempre più cosciente e fruttuosa partecipazione dei fedeli al culto divino, affinché, sospinti dallo Spirito, possano confermare “nei fatti e nella verità” (1Gv 3,18) l’amore a Dio e al prossimo che ricevono nei sacramenti di Cristo. In fedeltà alle disposizioni, mai seguendo scelte personali del tutto opinabili rispetto al sapere della chiesa, madre e maestra, assimileremo l’autentico spirito della liturgia cristiana nella disponibilità esistenziale al Verbo, che santifica dell’umano i giorni lieti e tristi facendoli tutti maturare per il Regno di Dio.

La preghiera è l’anima della speranza

Sono parole rivolte da papa Francesco il 20 giugno 2020 alla delegazione della nostra diocesi ricevuta in Vaticano con altre del Nord Italia dopo la prima fase della pandemia. Se la preghiera personale e comunitaria è costante supereremo l’esperienza emergenziale rafforzati nello spirito. Onoreremo la sofferenza dei malati e di quanti abbiamo umanamente perduto, benché vivano nel Signore, col nostro “ripartire dalle innumerevoli testimonianze di amore generoso e gratuito che hanno lasciato un’impronta indelebile nelle coscienze e nel tessuto della società, insegnando quanto ci sia bisogno di vicinanza, di cura, di sacrificio per alimentare la fraternità e la convivenza civile”. La preghiera, dunque! Essa ci condurrà alla confessione e alla comunione, ancor più se non avessimo potuto riceverle a Pasqua, e ad un rinnovato proposito di coerenza cristiana. Consiglio la recita quotidiana dei vespri in collegamento on line con l’iniziativa serale dell’Ufficio di Pastorale Giovanile. Darò inizio anch’io all’Avvento con quella preghiera per tutta la diocesi, sabato 28 novembre, a conclusione dell’incontro nella cripta della Cattedrale con alcune rappresentanze laicali, alle quali consegnerò le schede di consultazione pre-sinodale. La loro specifica riflessione si aggiungerà a quella delle parrocchie e di altri organismi diocesani.

L’Amore si fa carne

Il vangelo del giudizio finale, proclamato nella domenica di Cristo Re, dà tono e realismo allo stesso Avvento, qualificandolo come tempo di carità. Ci precedono i giovani in questa testimonianza: insieme a Papa Francesco nei giorni passati hanno ricordato, guardando al Poverello di Assisi, l’urgenza di una “nuova economia”, che non travolga i poveri a beneficio di pochi illusi di poter ingiustamente sfruttare i beni e l’ambiente mettendo in pericolo la convivenza umana. La carità, però, reclama la centralità delle giovani generazioni, ancor più ferite in questo periodo dalla ridotta offerta scolastica. Ma anche gli anziani, i malati, e tutti gli “ultimi” costituiscono la perenne priorità evangelica. Il mio auspicio è che la Caritas diocesana trovi amici e volontari nuovi contribuendo a mantenerci ben motivati nel servizio a Dio inscindibile da quello dei poveri e dei sofferenti. La carità guarisce e custodisce, rilanciandole, le relazioni interpersonali. Il suo orizzonte è però vasto e ci incoraggia a non dimenticare il Libano, insieme ai senza dimora e senza lavoro, alle famiglie in affanno.

La carità sinodale

L’amore continua a farsi carne moltiplicando la gioia e colmando le asprezze della Via con l’accoglienza, il dialogo e il confronto che la preparazione al Sinodo XIV della nostra Chiesa sta suscitando. Ne alleviano la fatica il convincimento e la tenacia. Talune precomprensioni o pregiudizi, come il senso di inadeguatezza nostra e altrui, sono sempre latenti ma non possono fermare la grazia del nostro essere, “insieme”, la chiesa della carità, vigilante ed esultante nel Signore. Egli ci benedice, ascoltando l’intercedente preghiera della Vergine e Madre dell’Avvento.

Lodi, 28 novembre 2020

+Maurizio, vescovo


Articolo de Il Cittadino del 28/11/2020 (.PDF)

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