Messaggio di Quaresima del Vescovo

Nonostante ogni contrarietà la vita toccata dall’amore non deluderà

 

Ciascun uomo o donna costituisce una domanda, un perché, inarrestabile, rivolto a sé e agli altri, sempre accompagnato dal timore che cada nel vuoto, ma anche da una silenziosa risposta che già affiora dalle profondità della coscienza. È una risposta che attende conferme, certamente. Si dibatte tra sicurezze e incertezze che si mescolano a complicare la vita. Eppure è insopprimibile. Al fondo del cuore, mai tace la percezione di un ricordo e la promessa di una cura assicurati in anticipo a ciascuno. Vengono da lontano. Appaiono benevolenti e non inclini ad arrendersi, benché il dubbio cerchi di corroderli. Un inscindibile fascio di domande e risposte ci avvolge. Il ricordo e la cura vicendevoli sanno districarne il groviglio, semplificando la vita, rialzandoci per andare avanti “insieme” a “custodire la via all’albero della vita” (Gn 3,24), che cresce comunque nella storia. Un intero anno ha ostacolato, ferito e talora totalmente impedito sia il ricordo sia la cura persino alle persone più care. E si sono moltiplicati i perché. La quaresima, che oggi inizia, ci trova allenati da quarantene sanitarie e ricorrenti digiuni sperimentati nelle relazioni e nelle attività sociali, come nella vita ecclesiale penalizzata dall’inadeguata cura pastorale. Potrà un’umile quaresima cristiana riaccendere la voglia di credere alla forza che il ricordo e la cura sanno offrire? Saprà incaricare le nuove generazioni a risvegliare in tutti l’amore alla vicenda umana in questa storia che è smarrita e sembra impreparata persino alla primavera? Penso di sì, a patto che rimandi ad una parola sapiente e giovane, come è quella biblica, che si presenta anch’essa umile con la pretesa però di essere parola divina.
Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi? (salmo 8,5). È un’assicurazione luminosa del ricordo e della cura che vengono da lontano e non demordono dal mettere a tema l’apprezzamento per l’umano, custodendolo, riconoscendone la dignità davanti a credenti e non, coltivandone tutta la grandezza. La debolezza, talora estrema, che l’anno “tutto quaresimale” appena passato ha evidenziato le dà addirittura risalto. Con l’angoscia ma anche la speranza, inesauste anch’esse nel condividere la nostra ricerca di un sicuro rifugio. La comune fragilità non può essere misconosciuta ma diviene un appello alla reciproca ospitalità, capace di stemperare le autodifese che distanziano gli animi e di alimentare la sollecitudine. Non delegheremo a nessuno il ricordo e la cura che in prima persona possiamo onestamente offrire a quanti vivono con noi. È un esercizio che dà spessore alla nostra umanità ancora prima di arrecare beneficio ai destinatari. Auspichiamo, ovviamente, l’adempimento di quanto è richiesto alle pubbliche istituzioni per alleviare il peso di ogni povertà innocente o colpevole, in particolare quella dovuta alla grave condizione del lavoro, mai nascondendoci però nell’alibi delle prioritarie responsabilità altrui per autorizzare un calcolato disinteresse che sfocia nell’indifferenza.
Cominciando dalle famiglie e dalle comunità, ma anche dalle solitudini le più nascoste di ciascuno, vorremo ricordarci della carità ed averne cura, pronunciandone il nome ed esercitandola senza inopportuno pudore. L’abbiamo veduta all’opera nel tempo pandemico in ammirevoli traguardi di condivisione, che, dalla “porta accanto” hanno saputo dilatarsi e sconfinare in ogni disagio ad aprire orizzonti di solidarietà. Malati, anziani, poveri, ed ogni persona in difficoltà, particolarmente i ragazzi e i giovani segnati, tra l’altro, dalla perdurante calamità scolastica, esigono che scongiuriamo qualsiasi perdita in umanità. La vita toccata dall’amore non deluderà. Nonostante ogni contrarietà. I battezzati sono chiamati a darle testimonianza camminando nella conversione dal male e dal peccato e aprendosi al dono di sé fino alla croce di Cristo, che ne è la sorgente e l’apice. In essa ritrovano Dio e la vita sempre risorge insieme a ciascuno di noi.
Così la chiesa di Lodi si unisce a quelle dell’intera Europa che in quaresima ricordano con intensa supplica di pace le vittime della pandemia, rilanciando sempre l’intangibilità della vita. Ma intensifica anche la preghiera per il Sinodo Diocesano affinché le domande, che la novità dei tempi e l’emergenza tuttora in atto continuano a suscitare, trovino risposta nei sentieri della universale fraternità. L’ha instaurata l’unico Maestro Gesù di Nazareth (cfr Mt 23,8). Egli ci impegna senza soste e con rinnovato entusiasmo nel ricordo e nella cura per ogni uomo e donna, volendoli indistintamente coronare di gloria ed onore (salmo 8,8).

+Maurizio, vescovo di Lodi

 

Pubblicato su Il Cittadino del 17 febbraio 2021:  Prima pagina (.pdf)  –  Pagina 11 (.pdf)

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