
Grande festa ieri in cattedrale per il Giubileo diocesano della famiglia. L’incontro è iniziato nel pomeriggio, secondo un programma che ha previsto un breve cammino simbolicamente incaricato di raccogliere i passi coniugali compiuti dal giorno del matrimonio fino ad oggi a conferma del «sì» allora pronunciato, «all’amore per sempre» e «alla vita» da accogliere e crescere nel dono di sé. Nel giardino del vescovo un bel momento di fraternità e in cattedrale, poi, la Messa presieduta dal vescovo monsignor Maurizio Malvestiti, concelebranti l’assistente ecclesiastico dell’Ufficio famiglia don Alberto Fugazza e il presidente del Capitolo della cattedrale in Lodi monsignor Giuseppe Cremascoli.
«Vi accolgo con grande gioia – ha detto il vescovo Maurizio all’inizio dell’omelia -. Ringrazio l’Ufficio di pastorale familiare con i direttori Raffaele e Chiara Gnocchi, l’assistente don Alberto, e i volontari (col coro) che si sono prodigati per realizzare il Giubileo della famiglia. Il Signore Gesù, lo renderà indimenticabile, accordandoci la misericordia e l’indulgenza, che portano il suo stesso nome. Lo Sposo fedele è Lui. Sua sposa è la Chiesa, sempre bella, giovane e santa perché purificata dal suo sangue ma anche bisognosa di conversione perché formata da noi fragili peccatori».
E in un altro passaggio: «Vorrei assegnare alla famiglia l’immagine della gemma preziosissima evocata dall’Apocalisse perché è chiamata a custodire insieme al Creatore e Padre ogni uomo e donna rivelando il segreto dell’amore e della vita». «La cattedrale, chiesa madre della diocesi, – ha spiegato il presule – vi ha spalancato le porte nel giorno della sua dedicazione avvenuta il 25 maggio 1964 dopo l’imponente rifacimento che la riportò allo splendore romanico… Pellegrinando verso questa basilica giubilare, avete idealmente raccolto le fatiche e le aspirazioni di tutte le famiglie». Monsignor Malvestiti ha ricordato che dopo papa Francesco anche papa Leone ha subito chiesto al mondo di «investire sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società ». «Desidero richiamare – ha esortato il vescovo Maurizio – l’impegno comune della comunità ecclesiale e civile affinché ad ogni famiglia sia riconosciuto lo status intangibile, insostituibile e incontestabile di originaria espressione dell’umano, auspicando provvedimenti e politiche di sostegno adeguate alla consistenza delle sue ferite come delle sue responsabilità e della sua missione».