«Che il Signore continui a fissarci, continui a manifestarci l’amore, che ci disarmi come nella Pasqua egli ha disarmato non solo tristezze e afflizioni, ma il nostro morire, perché viviamo e amiamo per sempre».
Questo l’invito che il vescovo Maurizio ha voluto rivolgere ieri ai ragazzi e alle ragazze riuniti in Cattedrale per “l’Adorazione dei giovani”, prima tappa del cammino verso il Giubileo dei giovani del prossimo agosto. «Gesù è uscito dal Padre per abbracciare l’umanità intera – ha ricordato ai molti presenti monsignor Malvestiti, intervenuto dopo la lettura del Vangelo nel corso dell’adorazione eucaristica animata dal gruppo di giovani -. Lo stesso Spirito che mise in fuga il caos aleggiando sulle acque della creazione, ma anche nella nuova creazione pasquale. E può mettere in fuga sempre il caos che alle volte può invadere la nostra mentre e il nostro cuore». Cristo, infatti, ascolta in qualsiasi momento: «La voce del Padre in questo Vangelo della trasfigurazione chiede di ascoltare il Figlio, ma è solo un restituire l’ascolto che Dio ci riserva in ogni piega dell’esistenza. È in ascolto perché ama, chi non ascolta non ama».
Riprendendo il Vangelo, il vescovo ha fatto notare come non sappiamo se chi abbia chiesto l’ascolto di Gesù fosse un giovane o meno: «Che fosse un giovane forse lo conferma anche la dinamica del dialogo, che propone 5 verbi: va, vendi, dà, vieni e seguimi. Perché? Per avere un tesoro in cielo. Avendo molti beni quel giovane istintivamente viene trascinato dalla tristezza andando sene afflitto». Dio infatti propone a ciascuno di noi la libertà. L’amore di Dio può mai rinnegare sé stesso eludendo la libertà del chiamato? «Non lo farà mai, perché l’amore di Dio chiama per rafforzare e dare libertà. In questi due millenni della sua storia la Chiesa non ha colmato diverse inadempienze verso il suo Signore. Stasera la nostra Chiesa di Lodi ne ricorda una a voi giovani che siete padroni della vostra giovinezza, e che non potete privarla di senso affinché la vita regga a ogni possibile urto personale o sociale».
Abbiamo quindi «un debito aperto» proprio con questo Vangelo. «Gesù fissatolo gli manifesto tutto l’amore di Dio – ha terminato il vescovo -. Abbiamo il debito forse di esserci sottratti a quello sguardo di eterna intensità, a quel silenzio d’amore. Gesù rimane per dirci che se non reggiamo il confronto per il nostro peccato è sempre pronto a perdonare. Dio opera in ciascuno di noi la resurrezione e la vita nella confessione. Lasciamoci disarmare per avere pace infinita». Il vescovo e i sacerdoti si sono poi resi disponibili per la riconciliazione. Quindi un momento di fraternità in seminario.

