“La via è aperta”

In cattedrale Ieri pomeriggio è iniziato il XIV Sinodo con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo. Una “Via” da percorrere insieme

«La via è aperta: bisogna andare»: non possono non tornare alla mente le parole, cariche di speranza, pronunciate da San Vincenzo Grossi, canonizzato esattamente sei anni fa, le cui spoglie mortali sono conservate a Lodi. Ieri pomeriggio infatti, in cattedrale è iniziato solennemente il 14esimo Sinodo diocesano, questa “Via” da percorrere insieme che si è aperta con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Maurizio. A concelebrare c’erano il vescovo emerito Giuseppe con i presbiteri diocesani, che attraverso le parole del vicario generale, don Bassiano Uggé, hanno portato i propri auguri per l’anniversario di ordinazione episcopale del vescovo Maurizio.

A tutti loro il vescovo ha rinnovato la propria «immensa fiducia e gratitudine» per il percorso che si sta avviando, e così anche «ai laici, ai poveri, ai ragazzi e ai giovani, ai malati e agli anziani, con i carcerati e tutti i cercatori di libertà, con le carmelitane e tutti i fratelli e sorelle lodigiani»: tutte le componenti, quindi, di questa Chiesa che, con l’intercessione di Maria, di San Bassiano e tutti i santi, cercherà la strada per essere comunità al seguito di Cristo nel mondo, tra la terra, le persone e le cose.

«Fare Sinodo significa camminare sulla stessa strada, insieme. Guardiamo a Gesù per imparare ad incontrare, ascoltare, discernere: i tre verbi del Sinodo» ha esordito il vescovo nella prolusione pronunciata al termine della Messa, riprendendo le parole proferite da Papa Francesco in apertura del percorso sinodale chiesto a tutte le Chiese nelle modalità più consone a ciascuna. «Per noi, la modalità è quella del Sinodo, il 14esimo della Chiesa laudense, che stiamo preparando dal 2019. L’ho aperto nel nome di Gesù, confermando la supplica allo Spirito Santo nel rendimento di grazie eucaristico a Dio Padre, anticipando la gratitudine per quanto verrà, avendo intravisto i primi frutti incoraggianti nella comunione fraterna e feconda che ha contraddistinto la preparazione fin dalla Visita pastorale».

«La glorificazione di Cristo è l’intento di ogni Sinodo», ha affermato infatti il vescovo Maurizio durante l’omelia, pregando perché siano risvegliati la «vocazione, la responsabilità e il desiderio comuni a tutto il popolo di Dio: essere santi, ossia liberi nella verità e nell’amore; essere figli e figlie che si convertono per accogliere la vita divina e farsi carico della gioia del Vangelo».
Santi, figlie e figlie di Dio caratterizzati, come veri discepoli, dal “servizio”, che accoglie la dimensione indispensabile del “kerigma”, «l’annuncio decisivo per l’umanità: il mistero del morire e del risorgere di Cristo come via di libertà». La parola di Cristo è quindi «lampada per i miei passi e luce sul mio cammino», ha affermato ancora il vescovo, indicando con le parole del Salmo il tracciato che ora i sinodali, insieme, si apprestano ad esplorare. Inevitabile tornare con la memoria e il cuore all’antica immagine che, nella Basilica di Lodi Vecchio, vede la Madonna “odigitria” indicare il Cristo “pantocratore” come «via sicura alla Verità e alla Vita».

Si fonda su questa consapevolezza il cammino sinodale della Chiesa di Lodi, che rifletterà e si confronterà a partire dall’Instrumentum Laboris, il documento preliminare consegnato ieri a tutti i “sinodali” nella versione definitiva. «L’intento – ha detto il vescovo – è quello di recare il Vangelo a tutti, tra le persone e le cose, su questa terra, che amiamo. La celebrazione del Sinodo diocesano si armonizza felicemente col tempo affidato dal pastore universale alle singole diocesi nel percorso verso il Sinodo dei vescovi. Le diocesi sono chiamate a profonda comunione a livello nazionale e mondiale nella Chiesa cattolica, la quale guarda con sincera fraternità alle altre Chiese cristiane sull’appello del Signore ad essere una cosa sola affinché il mondo creda. Così, scambiando l’abbraccio fraterno di pace con tutti i cristiani, possiamo estenderlo nel modo più vero ai nostri fratelli appartenenti alle altre religioni, nella reciproca e rispettosa custodia dell’identità di ciascuno, in un’autentica libertà religiosa, alle altre religioni come agli uomini e donne di buona coscienza e volontà, per chiamarci e vivere come “fratelli e sorelle, tutti”».

  • Leggi l’Omelia del Vescovo;

di Federico Gaudenzi

Rassegna stampa

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  • Guarda le foto della celebrazione eucaristica;

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