«Un’esperienza spirituale che reca i frutti dello Spirito»
Mentre i “sinodali”, già pronti con il telecomando in mano, si apprestavano a vivere la sessione dedicata al voto sulle dichiarazioni sinodali, l’arcivescovo Mario Delpini ha richiamato la differenza sostanziale tra questa espressione di voto e quelle cui siamo forse più abituati, parlando di voto come “esperienza spirituale”. Il metropolita invitato dalla Chiesa laudense, dopo aver presieduto la celebrazione dell’Ora Media, ha spiegato: «Parlare di voto come esperienza spirituale significa che porterà i frutti dello Spirito: il mio augurio è che questa sera, concludendo un pomeriggio impegnativo, voi possiate tornare a casa come uomini e donne migliori, lieti perché generosi, migliori perché operosi. Il voto esprime un senso di appartenenza e di interessamnto per la comunità, per il futuro della Chiesa. In altri contesti si vota per vincere, per esprimere un interesse di parte, per sostenere un personaggio. Qui non si vota per sostenere un partito, ma per condividere una persuasione, per condividere un senso di partecipazione e responsabilità.».
Tre gli elementi significativi del voto sinodale come esperienza spirituale: «Nel voto, ciascuno di noi diventa un piccolo numero, un piccolo contributo, per dire che in questo momento ci sta a cuore più la comunità che l’affermazione di noi stessi. Spendere un voto è come essere parte di un coro, in cui la voce dei singoli è un contributo vero alla lode di Dio proprio perché non si fa notare, non è stonato, non va fuori dalla melodia». Il secondo elemento evidenziato è la possibilità di esprimere un dissenso: «Ciascuno voterà secondo coscienza, voterà secondo quel che ritiene giusto e legittimo. È legittimo nella Chiesa avere pareri diversi, non siamo in una scuola in cui è obbligatoria l’uniformità, è legittimo che ciascuno abbia il suo pensiero. Ma quando l’assemblea avrà votato, e il vescovo avrà recepito le dichiarazioni, ciascuno di noi dovrà riconoscersi in questo sinodo, sentendosi dentro questa Chiesa». Infine, «ogni capitolo che arriva al voto comprende un lungo lavoro nascosto di chi raccoglie, corregge, riscrive: la spiritualità del voto è un modo per dire grazie al lavoro nascosto».
«La diocesi di Lodi – ha concluso – ha realizzato un prototipo che potrà essere corretto, ma è un esempio di genialità dello Spirito che diventa storia, progetto, opera. Siate quindi benedetti voi che avete contribuito al Sinodo».
di Federico Gaudenzi
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