Che cosa si attendono i giovani?

Le interviste: La Chiesa rappresenta un’occasione per parlare fra generazioni e per fare comunità. Tante aspettative e speranze, ecco cosa si attendono i più giovani dal XIV Sinodo della diocesi di Lodi.

 

Marta Planatscher
Marta Planatscher, 22 anni, di Sordio, laureanda in Economia e scout.
Dai giovani entusiasmo e novità, questo è uno stimolo per la Chiesa

Marta Planatscher, 22enne di Sordio, è laureanda in Economia, e vuole proseguire con la specialistica in Economia del turismo e della cultura: è appassionata di musica ed è organista in parrocchia. Durante il lockdown, ha partecipato all’iniziativa dei Vespri recitati su Zoom, ha conosciuto l’UPG ed è stata scelta per partecipare al Sinodo.

Quali sono le necessità più urgenti per i giovani?

«I giovani desiderano essere ascoltati, operare e prestare servizio in un contesto ecclesiale dinamico in evoluzione. La nostra generazione promette entusiasmo e novità, e questo deve rappresentare uno stimolo per la Chiesa per riscoprire il dinamismo della fede. I giovani ricercano comunità autentiche e coerenti, e hanno bisogno di poter vivere la fede con amici e coetanei».

Cosa ti aspetti dal Sinodo?

«La mia esperienza di scout mi insegna che il cammino è un punto fondamentale. Mi aspetto di poter camminare con gli altri in un clima di ascolto, confronto, entusiasmo e condivisione».

Cosa può fare la Chiesa per i giovani, e cosa possono fare i giovani per la Chiesa?

«Vorremmo una Chiesa inclusiva, senza distinzioni, in cui ciascuno sia protagonista e possa esprimere un cammino con coerenza di vita, alla ricerca di se stessi e della verità. Per questo penso che noi siamo chiamati a portare il nostro entusiasmo ma anche la determinazione nel ricercare soluzioni, condividendo le nostre capacità per portare un contributo al mondo».

 

Gabriele Gorla
Gabriele Gorla, 21 anni, studente di Lettere attivo nell’Azione cattolica.
La Chiesa maestra nel dialogo, il Sinodo non può che arricchirci

Gabriele Gorla, 21enne, studia Lettere ed è attivo nel Movimento studenti dell’Ac, è impegnato sul fronte della difesa dell’ambiente, ed è membro del Sinodo scelto dall’UPG.

Quali sono le necessità più urgenti per i giovani?

«Intorno a noi sentiamo tante parole, ma nessun dialogo. Abbiamo bisogno di risposte dalla politica, dalla società, abbiamo bisogno di parole “generative”, di confronti in cui ciascuno prende qualcosa di positivo dal rapporto con l’altro».

Cosa ti aspetti dal Sinodo?

«Dialogare è sempre difficile, e talvolta è già tanto parlare la stessa lingua. In ogni caso, la Chiesa è maestra di dialogo, di conseguenza mi aspetto che il Sinodo diocesano possa davvero essere fonte di parole generative che possano arricchire ciascuno di noi, anche chi non fa parte della comunità dei fedeli».

Cosa può fare la Chiesa lodigiana per i giovani, e cosa possono fare i giovani per la Chiesa?

«Non è facile e forse non è giusto pensare di parlare a nome di tutti i giovani. Posso dire che, la Chiesa, al giorno d’oggi, secondo me deve insegnarci che non è il momento di avere paura, ma di fidarsi gli uni degli altri, è il momento di avere fiducia nei giovani. Dal canto nostro, noi dobbiamo ricordare l’importanza di camminare giorno per giorno lungo un sentiero di attenzione agli altri, ad esempio sul tema del lavoro, sull’aspetto dell’amore e delle relazioni. La Chiesa per i giovani continua a rappresentare un’occasione per guardarsi dentro, per scendere nel profondo e parlare tra generazioni, fare comunità».

 

Francesca Rebughini
Francesca Rebughini, 38 anni, docente ed educatrice in oratorio.
Dal contributo di laici motivati un giovamento per le parrocchie

Francesca Rebughini, 38 anni, è insegnante di Religione e ha sempre collaborato come educatrice in oratorio, per questo l’Upg l’ha scelta per partecipare al Sinodo.

Quali sono le necessità più urgenti per i giovani?

«Io faccio parte di quei giovani adulti educatori, tra i 30 e i 40 anni, che si sono confrontati con diverse generazioni di giovani, e penso che i ragazzi abbiano bisogno di sentirsi parte attiva, di essere accompagnati al confronto con le sfide che la società presenta nella vita della Chiesa».

Cosa ti aspetti dal Sinodo?

«Mi aspetto che si sviluppi una maggiore consapevolezza del ruolo dei laici nella Chiesa, che possa esserci una collaborazione reale, fattiva, una corresponsabilità nel destino delle comunità. Se alcuni incarichi fossero delegati in modo strutturato a dei laici competenti e motivati, la missione delle parrocchie ne gioverebbe e i pastori potrebbero dedicarsi al meglio al loro impegno di guide spirituali».

Cosa può fare la Chiesa lodigiana per i giovani, e cosa possono fare i giovani per la Chiesa?

«I giovani meritano rispetto, vogliono risposte argomentate e non ricette. Per contro, possono accompagnare la Chiesa in terreni in cui è poco presente all’interno della società, e contribuire a tenerla sempre viva, vorrei dire in fibrillazione. I giovani possono contribuire a far sì che la Chiesa sia una via alternativa, accattivante a quello che offre la società, che spesso si limita ad esaltare egoismo e indifferenza».

 

Genny Montanari
Genny Montanari, 25 anni, di Senna, insegnante e membro dell’equipe UPG.
È importante trovare testimoni che siano credibili e guide capaci

Genny Montanari, 25enne di Senna, insegna alla primaria di Guardamiglio. È membro dell’équipe di Pastorale giovanile, nonché coordinatrice dei RPG (Rappresentanti parrocchiali giovanili): in virtù di questi due ruoli è stata scelta come “sinodale”.

Quali sono le necessità più urgenti per i giovani?

«Credo sia quella di trovare testimoni credibili e guide capaci di ascoltare, accogliere e accompagnare. I giovani oggi fanno fatica a trovare dei punti di riferimento validi e credibili. Ho visto tanti giovani a cui manca la motivazione – o le risorse! – per investire la propria vita in un progetto e si sentono sbandati, abbandonati».

Cosa ti aspetti dal Sinodo?

«Mi aspetto che il Sinodo possa parlare dei giovani mettendoli al centro come protagonisti, con le loro esigenze e il bisogno di essere ascoltati e accompagnati. Mi aspetto uno sguardo capace di accoglierli nella loro unicità e che non tema di abbracciare la diversità che ci contraddistingue».

Cosa può fare la Chiesa per i giovani, e cosa possono fare i giovani per la Chiesa?

«Può offrirsi come punto di riferimento, come modello. Può mettere in moto proposte di accompagnamento spirituale e diventare guida che sostiene e accoglie, capace di suscitare il desiderio di qualcosa di più grande. Spesso nelle parrocchie i giovani svolgono ruoli di servizio, ma manca una proposta mirata, capace di creare uno spazio di ascolto e di confronto. I giovani in cambio possono mettere in campo la loro creatività ed energia a servizio del bene comune».

interviste a cura di Federico Gaudenzi

Leggi le interviste anche su Il Cittadino (.PDF);

Condividi su