Ecco gli “angeli custodi” dei sinodali

Il servizio: una quarantina, compresi gli otto seminaristi: in silenzio e umiltà forniscono l’assistenza ai partecipanti

Fare un Sinodo vuol dire ascoltare, ma non solo. Vuol dire anche guardare, guardare l’esempio di chi presta il proprio servizio in silenzio, senza clamore, con umiltà. Un esempio che, senza dubbio, è offerto anche da quelle decine di persone che si stanno impegnando “dietro le quinte”, i volontari dell’organizzazione che ogni settimana si occupano di preparare le sale per le riunioni e la cattedrale, di accogliere i “sinodali”, distribuendo il materiale, ma anche il disinfettante, perché l’impegno organizzativo deve tenere conto anche di tutte le norme anticovid, dal controllo del green pass ai posti numerati. Anche questi volontari e volontarie, guidate da don Franco Badaracco, rappresentano dei tasselli del grande mosaico sinodale.

«Siamo qui in un’ottica di servizio, per servire la Chiesa nel modo che ci è chiesto – spiega Monica Frattini -, e ogni compito ha il suo valore. Credo che questo Sinodo possa essere un punto di partenza nuovo per la nostra diocesi, che in un certo senso ci aiuterà a ritornare alle origini, a Cristo». Monica è all’interno della cattedrale, nella navata centrale, e all’arrivo dei “sinodali” li accompagna al loro posto nelle tavolate, ma il compito dei volontari inizia all’esterno, nei parchggi, e poi con il controllo del pass sanitario: «Non ci sono stati problemi né lamentele di nessun tipo» spiegano gli addetti con lo scanner in mano, mentre poco distante i loro colleghi e colleghe stanno seduti ai tavoli dove, ordinati secondo l’alfabeto, consegnano i telecomandi elettronici per prenotare gli interventi. Al tavolo “N-Z” ci sono Mari Palazzo e Simadou Efia Cendra: «Mi sono proposta come volontaria – confessa Mari Palazzo – perché ero curiosa di capire come funziona questo evento: l’organizzazione è grande, noi aiutiamo a metterla in atto».
«Un’esperienza coinvolgente» afferma Francesca Cigoli, mentre Simadou Efia Cendra spiega: «Incontrando i “sinodali” durante le sessioni, cogliamo nel loro sguardo un entusiasmo che anche noi condividiamo».
«Ho scelto di partecipare come volontaria perché credo in questa occasione di rinnovare la Chiesa, e spero davvero che il Sinodo porti frutti» aggiunge Ada Negri che, accanto alla porta del Giubileo, invita chi entra a igienizzare le mani.
«Ogni compito è emozionante, da chi sta ai parcheggi a chi segna le presenze – commenta Stefano Bruson -. Non c’è un servizio migliore o più importante di un altro, perché tutti noi vivendo qualcosa di storico. E poi siamo una squadra che si è formata per caso, ma lavora bene, stiamo diventando amici».

In effetti, per riuscire a gestire l’afflusso di quasi duecento persone, rispettando distanziamenti ed evitando incomprensioni, è necessario un gruppo che si aggira sulle quaranta persone, compresi gli otto seminaristi che, muniti del cartellino blu dei volontari, portano il proprio contributo perché questa assemblea si svolga nel migliore dei modi.
«Sono contenta di questo servizio che possiamo prestare per la Chiesa locale – racconta Liliana Ponzoni -. Se si crea questo ambiente favorevole, sicuramente lo Spirito Santo saprà soffiare sul Sinodo, e anche su noi operatori. Il volontariato è la cosa più bella».

di Federico Gaudenzi

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