Giovani e Chiesa: vie di riavvicinamento

“Giovani e Chiesa: vie di riavvicinamento”. Ne parliamo con don Enrico Bastia, direttore dell’Ufficio di pastorale giovanile della diocesi di Lodi

«L’appuntamento presinodale con il vescovo è stato un momento molto bello, in cui tutti si sono sentiti a casa, accolti»

“Giovani e Chiesa: vie di riavvicinamento”. Ne parliamo con don Enrico Bastia, direttore dell’Ufficio di pastorale giovanile della diocesi di Lodi e parroco delle comunità di Senna Lodigiana, Mirabello e Guzzafame. E lo facciamo a poche settimane dall’appuntamento presinodale “Col passo dello Spirito” che, un mese prima dell’avvio del Sinodo, ha voluto mettere al centro proprio i giovani: ragazzi e ragazze, dai 19 ai 30 anni, si sono ritrovati intorno al vescovo Maurizio in ascolto della Parola, in ascolto di loro stessi e in ascolto dell’altro. Quindi, in dialogo, per arrivare a qualcosa di concreto.

Che valore ha avuto quell’incontro lungo il cammino sinodale?

«È stato un momento molto bello, al quale hanno partecipato 200 giovani della diocesi di Lodi, in un contesto informale, in cui si sono sentiti a casa, accolti, in un incontro nel quale insieme abbiamo invocato lo Spirito Santo: dobbiamo infatti invocare sempre lo Spirito Santo affinché guidi le nostre vite e questo cammino sinodale, non dobbiamo mai darlo per scontato. Dobbiamo metterci in ascolto dello Spirito Santo».

Don Enrico Bastia
Don Enrico Bastia, direttore dell’Ufficio di pastorale giovanile della diocesi di Lodi e parroco delle comunità di Senna Lodigiana, Mirabello e Guzzafame.
È un invito a mettere al centro la vita spirituale?

«Sì, è fondamentale, è un punto di forza dei nostri giovani: non è vero che i giovani hanno bisogno solo di svago, in questa società apparentemente post-cristiana, i giovani dicono apertamente che dentro di loro c’è questo bisogno di grande spiritualità».

E rispetto a questo bisogno, la pastorale giovanile che risposte offre?

«Il segreto di una pastorale giovanile è la relazione. Costruire legami, anche fra persone diverse. L’altro percepisce se tu gli interessi come persona, se c’è dunque una relazione autentica nella quale si mostra quel dono grande che è il Signore. E dalla quale poi nascono le domande di senso: la fede è quella marcia in più per affrontare la vita».

Quale ruolo hanno gli oratori in questo rapporto Chiesa-giovani?

«L’oratorio è strettamente intrecciato alla vita della parrocchia, non dobbiamo vederle come due cose separate. Anzi, in certi momenti devono proprio fondersi insieme. L’oratorio è il campo di prova della parrocchia, è la realtà nella quale puoi cominciare a mettere in pratica il Vangelo, trasmettere la fede… ecco perché l’oratorio, come erroneamente a volte siamo soliti pensare, non è solo dei giovani. Una presenza adulta all’oratorio deve esserci perché gli adulti devono riscoprirsi testimoni della fede. Come fanno i giovani ad appassionarsi all’oratorio se non vedono adulti appassionati?!».

A proposito di riferimenti, come ogni epoca, anche quella che i giovani oggi si trovano a vivere, li interpella su molti temi sociali, culturali, etici: quali riferimenti vengono dati? C’è bisogno di formazione?

«Proprio nell’incontro presinodale ci sono stati i lavori di gruppo. Undici isole nelle quali si è discusso di svariati temi anche di attualità. C’è bisogno di formazione, sì. C’è bisogno di conoscere ciò su cui il nostro credo è fondato, c’è un analfabetismo biblico evidente. Ma mi piace sentire che all’Istituto di scienze religiose abbiamo ancora giovani e adulti che si formano per essere capaci di formare altri. Queste persone sono una risorsa per il nostro domani».

Giovani e Vescovi
Il logo: due realtà che si incontrano e entrano in relazione: Giovani e Vescovi. Un segno distintivo che caratterizzerà il percorso di avvicinamento e risonanza dell’incontro del 6 novembre.
I giovani a volte sembrano allontanarsi. È davvero così? E per tutti?

«Tante volte la Chiesa viene bersagliata e a difenderla sono proprio i giovani che hanno una vita nella Chiesa: spesso c’è infatti una distanza dalla Chiesa come istituzione di facciata, mentre la parrocchia viene sentita vicina. E poi c’è un grande affetto per Papa Francesco. A livello regionale, c’è inoltre un cammino che sta per partire a Milano e si chiama “Giovani&Vescovi”: 200 ragazzi rifletteranno su cinque grandi temi, dunque gli affetti, il lavoro, l’ecologia, l’intercultura e i riti, con i vescovi, in pieno stile sinodale».

Il Sinodo discuterà dunque di nuove forme di pastorale giovanile per aprire nuove vie di riavvicinamento fra giovani e Chiesa?

«Ciò che il Sinodo discuterà lo scopriremo nelle prossime settimane. Ma sicuramente si apriranno strade nuove che saremo invitati a sperimentare. Come ci ricorda il Papa nel nuovo Messaggio per la Giornata mondiale della gioventù 2021 siamo invitati ad “alzarci” e ad “essere testimoni”. Occorre avere il coraggio di superare alcune strutture di pastorale ormai stanca, scoprendo nuove forme di regia dell’oratorio. Serve investire maggiormente nella rete interparrocchiale puntando sulla sinergia di forze diverse. A livello regionale si intravedono nella “vita comune” alcuni sentieri interessanti per avvicinare e unire i giovani».

di Sara Gambarini

  • Leggi l’articolo anche su Il Cittadino (.PDF);
  • Per approfondire l’argomento giovani e sinodo leggi anche le interviste a quattro giovani membri sinodali;
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