La Chiesa laudense è la nostra casa

Alberto Gibilaro e Marco Valcarenghi sono i seminaristi che fanno parte dell’assemblea sinodale

I due seminaristi: (da sx) Alberto Gibilaro e Marco Valcarenghi.

«La Chiesa laudense è la nostra casa, il suo futuro è il nostro futuro, e siamo contenti di poterlo scrivere insieme a partire anche da questo Sinodo»: lo racconta Alberto Gibilaro, 28enne di Codogno al terzo anno di Teologia, uno dei due seminaristi lodigiani che compongono la variegata assemblea sinodale insieme al 24enne Marco Valcarenghi, di Cavenago d’Adda. In Seminario si è svolta una sorta di elezione interna, in cui ogni studente poteva esprimere due preferenze, a scrutinio segreto, per l’elezione dei “sinodali”, mentre gli altri sono stati coinvolti nell’organizzazione pratica dell’evento come volontari. Tutti, quindi, in un modo o nell’altro partecipano a quello che Gibilaro ha definito come un momento storico della nostra Chiesa:

«Un Sinodo diocesano è qualcosa che avviene ogni trent’anni, circa, quindi c’è consapevolezza che tutti noi “sinodali” stiamo affrontando un passaggio importantissimo per la comunità cattolica e per il territorio in cui abitiamo. Non mi riferisco soltanto ai seminaristi, ovviamente, ma a tutti i “sinodali” impegnati in questo evento: mi hanno colpito la serietà con cui ciascuno ha assunto questo incarico, partecipando alla discussione e portando il proprio contributo. Gli interventi, secondo me, hanno dimostrato anche grande preparazione da parte dei presenti».

Interrogato sui temi più importanti e delicati affrontati in queste prime sessioni, Gibilaro ha parlato del capitolo quinto, dedicato ai beni materiali della Chiesa, che ha richiesto una discussione più approfondita, segno della volontà di mettersi veramente in gioco a partire da un testo di partenza che, in alcuni casi, è stato modificato in modo anche sostanziale dall’intervento dei “sinodali”. Marco Valcarenghi, invece, è stato coinvolto in modo più diretto nella discussione sui segni dei tempi, il secondo capitolo dello Strumento di Lavoro: «Nel mio gruppo ci siamo soffermati molto sul ruolo dei laici e delle donne, che rappresentano un elemento decisivo per la Chiesa, ed è bello che in questa discussione siano coinvolti direttamente anche i laici, e molte figure femminili, perché possano portare la loro esperienza e il loro contributo fondamentale. In generale c’è stata una discussione aperta, sincera, profonda su molti temi, con un coinvolgimento profondo e preparato da parte di tutti».

Un coinvolgimento che non si è limitato, ovviamente, ai centocinquantotto che si riuniscono in cattedrale per le sessioni sinodali, ma che è espressione di tutta la comunità: «La fase preparatoria è durata due anni, ed è stata molto importante – spiega Valcarenghi -: ha permesso che questo Sinodo sia davvero espressione della comunità diocesana, delle parrocchie, dei movimenti ecclesiali, delle diverse realtà che animano la nostra Chiesa. È bello partecipare a questa esperienza, è un’occasione preziosa per tutti noi». «Come seminaristi e come giovani lodigiani – ha aggiungo Gibilaro -, abbiamo a cuore il futuro della nostra Chiesa e del nostro territorio, ed è bello poter partecipare a questo evento: anche noi portiamo in questa discussione un contributo proveniente da un’esperienza più ampia, frutto della nostra attività nelle parrocchie, della conoscenza che stiamo maturando della nostra diocesi, e dei nostri studi».

di Federico Gaudenzi

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