La collaborazione indispensabile

Le competenze: il lavoro dei “sinodali” è possibile anche grazie ai volontari e ai professionisti che hanno allestito l’aula

La “macchina” del Sinodo, in questi mesi, ha funzionato grazie all’impegno dei “sinodali”, certamente, ma anche grazie a un’organizzazione fatta di volontari, e di aziende che hanno messo la propria professionalità al servizio di questa “missione”. Innanzitutto, ci sono i tecnici che si sono occupati di tutto il sistema video e audio, garantendo così che tutto funzionasse alla perfezione e che la discussione potesse essere efficace anche in un’assemblea composta da oltre centocinquanta persone.

Paolo Bonforte racconta il lavoro di Auvil, che ha collegato le telecamere esistenti predisponendo un circuito chiuso, la regia, i nove monitor per consentire ai “sinodali” di vedere i relatori e i vari interventi. Complementare a questo è il lavoro del Gruppo Audema, specializzato negli impianti audio: «Due anni fa abbiamo installato il nuovo impianto audio – racconta Claudio Orizio -, e abbiamo partecipato ad ogni Sessione come service per garantire che tutto funzioni alla perfezione. Non è stato difficile, ma si è reso necessario lavorare con accortezza per collegare i microfoni via radio con le giuste frequenze. Siamo qui ogni volta un’ora prima per sistemare tutto».

Queste tecnologie hanno bisogno, ovviamente, anche di un impianto elettrico adeguato, come quello installato da Valeriano Porchera, che ha creato lo scorso anno tutto il tracciato di fibre ottiche per collegare le telecamere, ed è presente per offrire assistenza se necessario. Infine, è stato indispensabile affidarsi a dei professionisti per offrire un sistema di votazione efficace e rapido, vista la mole di lavoro da affrontare. Netizens ha fornito i telecomandi con cui ciascun sinodale procede alla votazione: «Sono tutti collegati a un’antenna – spiega Siven Nagamuthu -, quindi al computer che analizza i dati e li proietta sugli schermi».

Al di là della tecnologia, c’è anche tutta una questione di allestimento delle postazioni, che ha coinvolto altre realtà del territorio. Alberto Salvaderi ha messo a disposizione i tavoli a cui siedono i centocinquantotto “sinodali”, mentre la tappezzeria Boffi ha pensato ai tessuti che li ricoprono. Ma la cattedrale lodigiana rimane un luogo di preghiera utilizzato quotidianamente, quindi ogni volta i tavoli vengono portati, disposti, utilizzati e poi rimossi per rimettere le sedie a disposizione dei fedeli. Di questo si occupa la cooperativa sociale San Nabore. Infine, c’è la cooperativa Sollicitudo , che ha curato e stampato i sussidi con cui ogni volta viene guidata la preghiera iniziale con l’Intronizzazione del Vangelo. Anche sul fronte della logistica, quindi, della strumentazione tecnica e delle necessità pratiche che ruotano intorno al Sinodo, si è resa indispensabile la collaborazione tra competenze diverse, che stanno lavorando insieme nella consapevolezza che anche il passo più piccolo è necessario e indispensabile per completare il cammino. Anche questa collaborazione è un piccolo esempio cui attingere.

di Federico Gaudenzi

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