La veglia di Pentecoste

Il cammino del Sinodo si fa deciso

«Si fa Sinodo per ascoltare ciò che lo Spirito di Cristo dice alle Chiese. Si fa Sinodo affinché nessun gemito rimanga inascoltato, vincendo l’illusione di costruire città e torri per raggiungere il cielo, quando è il cielo che viene a noi. L’inquietudine non sarà più percepita come una condanna, ma come appello al dialogo sempre nuovo con Dio e con i fratelli e le sorelle, tutti. Illusorio non è Dio o il bene, bensì pensare di farne a meno».

È il messaggio del vescovo di Lodi monsignor Maurizio Malvestiti nella veglia diocesana di Pentecoste, sabato sera in cattedrale. «Invochiamo la nuova Pentecoste del Sinodo diocesano – ha detto, presenti membri del 14esimo Sinodo diocesano, una rappresentanza dei cresimati adulti, delle aggregazioni laicali, dei Rappresentanti parrocchiali giovani e adulti, delle religiose e religiosi -. Lo Spirito Santo illumini i componenti del Sinodo, laici e pastori. Il cammino si fa ora deciso verso il Sinodo XIV della Chiesa di Lodi. Siamo chiamati a fare Sinodo per non vagare incerti nel nostro tempo. Papa Francesco ha chiesto ufficialmente a tutte le Chiese, senza indugio, il cammino sinodale. Possiamo ritenere che questa scelta sia una benedizione, la coincidenza non nuoce alle prospettive diocesane. Facciamo Sinodo affinché il Vangelo raggiunga tutti, nel Lodigiano, per dare ragioni di speranza grazie a Cristo anche alle vicende più infelici del nostro cammino». Ancora: «Il compito dei sinodali è la rappresentanza. L’intera diocesi è chiamata a sentirsi in Sinodo». E citando le parole di Papa Francesco all’Azione cattolica lo scorso 30 aprile: «Per condividere la supplica allo Spirito. Non esiste sinodalità senza lo Spirito e lo Spirito non opera senza la preghiera». Se ferite, profonde, personali, sociali, globali, interpellano la Chiesa universale e la Chiesa lodigiana, «la risposta più efficace è la condivisione, la nostra presenza come suoi discepoli accanto a tutti gli uomini e le donne che condividono con noi la storia. Fare Sinodo è vivere e maturare il senso della fede e il sentire con la Chiesa – ha sottolineato il vescovo -. Siamo inviati a tutti, a partire dai più poveri e dagli emarginati. Questo connoterà la nostra presenza, la nostra condivisione, i nostri tentativi di risposta». L’impegno è per tutti, ma monsignor Malvestiti ha fatto esplicito appello ai giovani sacerdoti e ai giovani e alle giovani laici chiamati a fare eco più a lungo al futuro Sinodo. E accanto ai numerosi celebranti c’erano i tre diaconi che saranno ordinati sacerdoti tra poche settimane. Forte poi il riferimento a Gerusalemme. «La Pentecoste ci porta a Gerusalemme perché quella città ci insegni il mistero della Chiesa e continui ad incarnare la promessa della celeste città che tutti attende – ha detto il vescovo -. Ci conceda il Signore per la prossima Pentecoste di potergli consegnare qualche buon frutto, con la formula usata al Sinodo di Gerusalemme (Atti degli Apostoli 15): “è parso buono, allo Spirito Santo e a noi”».

Raffaella Bianchi

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