L’Omelia del Vescovo Maurizio

L’essere sinodali significa avanzare in armonia nell’impulso dello Spirito

La divina umanità

“Il Verbo si fa carne per opera dello Spirito Santo” (Gv 1,14). L’annuncio a Maria è per le creature e l’intero universo. L’Incarnazione del Figlio Unigenito si sarebbe compiuta come mistero di salvezza nella Pasqua divinizzando l’umanità. La chiesa è sacramento, segno e strumento di questa intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano (cfr LG 1). È la grazia che confluisce nell’Eucaristia, la cui celebrazione ha avviato il Sinodo domenica 17 ottobre 2021 e lo conclude oggi 25 marzo 2022. Rendiamo grazie a Dio in attesa di firmare il Libro Sinodale, nella veglia di Pentecoste, con l’espressione adottata nel primo Sinodo di Gerusalemme: “lo Spirito Santo e noi” (Atti 15,28).

Con Maria, amati da Dio

L’originaria sorgente dell’Amore, passa attraverso un “canale privilegiato” (aquaeductus), scrive san Bernardo riferendosi alla Vergine Madre (cfr Sermo in Nativitate B.V. MariaePL 183, 437-448), la quale, all’annuncio dell’Angelo, si unì all’eccomi (Lc 1,38) già proferito dal Verbo per essere il “Dio con noi” (Is 7,14; Mt 1,23). Il consenso libero di Maria e il nostro attingono obbedienza dal Verbo facendo eco al salmo (39) interpretato dalla Lettera agli Ebrei nella luce dell’Incarnazione: “Ecco, io vengo per compiere, o Dio, la tua volontà” (10,5-7). La Figlia di Sion è “piena di grazia”. Con Lei siamo “amati da Dio” (Lc 1,28) in Cristo, che è “la nostra pace” (Ef 2, 14). Egli la diffonde anche tramite noi, ancor più se insidiata drammaticamente come in Ucraina e altrove, comunicando la speranza certa che sarà perfetta nel Regno eterno e universale.

L’Eucaristia: consegna sinodale

A plasmarci in questa fede è l’Eucaristia, che costituisce l’autentica consegna sinodale: «partecipi di un solo Pane» (1Cor 11,17) nel “noi” ecclesiale aneliamo alla communio sanctorum (cfr CTS 47). “L’essere veramente sinodali significa avanzare in armonia nell’impulso dello Spirito”, che mantiene la Chiesa nella forma eucaristica animandone strutture e missione (ivi 48). Così tradurremo il Libro Sinodale nella quotidianità grazie allo “Spirito del Dio vivente” (2Cor 3,3) testimoniando in ogni capitolo lo stesso Cristo, che mordeva la terra al Getzemani mentre noi discepoli dormivamo. Il Sinodo ha risvegliato la coscienza che siamo tratti dalla terra e ad essa destinati da candidati però alla terra nuova non più antagonista dei cieli, anch’essi rinnovati nel Crocifisso Risorto. Il Sinodo ha confermato che il Verbo custodisce ogni persona nella propria unicità e irripetibilità. Ma siamo “un solo corpo” (preghiera eucaristica II). Mai possiamo cedere al divisore. Comprenderemo che “per mezzo del Verbo tutte le cose sono state create” (Credo niceno-costantinopolitano) comprese quelle “invisibili” di cui ha bisogno il cuore umano. E poiché “non di solo pane vive l’uomo” (cfr Lc 4,4), chiederemo Cristo, pane celeste, sicuri che il Padre “ci darà ogni altra cosa insieme con Lui” (cfr Rm 8,32), scongiurando l’illusione di guadagnare il mondo mentre perdiamo noi stessi (cfr Lc 9,22).

L’annuncio ai poveri

È questo il Vangelo da annunciare ai poveri, riconoscendo che nella debolezza si rivela la potenza di Dio (Rm 1,16). Disattendere malati, anziani, perseguitati in fuga dalla guerra, ma anche famiglie, giovani e i lontani è sottrarsi al Vangelo, che il Sinodo vuole invece per tutti cominciando dal territorio lodigiano (qui rappresentato dal Sindaco di Lodi, dai Presidenti della Provincia e del Consiglio Comunale). Sia ospitale la nostra presenza nella società in gratuità reciproca per coltivare fiducia e speranza nel Dio della risurrezione ed elaborare insieme sentieri di solidarietà, cultura e fede che tentino di essere all’altezza della storia, dalla quale siamo pure ospitati su questa terra silenziosa ma non indifferente al conflitto tra ecologia ad economia, essendo l’eredità per tutte le generazioni.

I frutti del Sinodo

Leggendo questo tempo, il Sinodo ha offerto una visione e una prospettiva. Urgenze, competenze, disponibilità sono state individuate. È una base di valore per ripartire. L’idealità non è mai contenta, vorrebbe sempre di più ma in ciò attesta la nostra grandezza. Nondimeno il realismo che apprezza i traguardi raggiunti, contenendo il lamento per impiegare ogni energia nell’umile perseveranza. Siamo pellegrini dell’Assoluto, che si è fatto carne, accettando anche per noi il limite come Via all’Infinito. Non è ancora tempo di bilancio bensì di ringraziamento per inoltrarci con papa Francesco sulla Via della comunione, della partecipazione e della missione con l’intera chiesa (titolo del sinodo universale sulla “sinodalità”). Né esaltazione né freddezza ma coscienza che i frutti del Sinodo dipendono anche da noi. Nessuno se ne lavi le mani. Nell’Eucaristia un rito evoca questo ammonimento pur invitandoci alla purificazione. Lo precede un altro gesto con parole-sintesi dell’Incarnazione e della stessa condivisione sinodale: “l’acqua unita al vino sia segno della nostra unione con la vita divina di Colui che ha voluto assumere la nostra natura umana”. Associamole al ricordo del Sinodo convincendoci che l’Eucaristia lo farà fruttificare. Nonostante la siccità, qualche goccia d’acqua per il divin sacrificio comunque si trova. Il Calice Eucaristico attende però le lacrime nascoste di ciascuno con quelle dell’umanità ferita affinché gradite a Dio Padre siano santificate e Cristo, Datore di Spirito, sostenendoci nella testimonianza possa essere sempre il cuore del mondo. Amen.

vescovo Maurizio +

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