Scheda per la Consultazione delle Parrocchie

Commissione preparatoria del XIV sinodo della Chiesa di Lodi
“Insieme sulla via”:
Scheda per la consultazione delle parrocchie
(documento in versione PDF  )

 

1. Cosa ci si aspetta dal sinodo?

Fare “sinodo” per una Chiesa locale significa radunarsi insieme ad ascoltare la Parola di Dio e comprendere come la Parola sia luce e guida per vivere oggi la scelta di seguire Gesù come discepoli, condividendo la vera fraternità nell’apertura e nel dialogo con tutti e testimoniando Cristo con l’annuncio del suo Vangelo al mondo.

Il XIV sinodo della Chiesa di Lodi, indetto dal Vescovo, intende individuare, attraverso un discernimento comunitario illuminato dallo Spirito, gli orientamenti migliori per il cammino ecclesiale in fedeltà all’identità e alla missione affidata da Gesù alla sua comunità nella situazione odierna, che è in continua e repentina mutazione. Sono note le difficoltà e le sfide che siamo chiamati ad affrontare, ma anche le risorse e le potenzialità su cui possiamo ancora contare. Ci sono priorità da evidenziare, valutazioni da condividere, decisioni da prendere.

Ad orientarci tra i diversi riferimenti del magistero, intendiamo privilegiare l’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” di Papa Francesco ed il suo “sogno di Chiesa”, ampiamente descritto nel discorso tenuto a Firenze in occasione dell’ultimo Convegno della Chiesa italiana.

Desidero, dice Papa Francesco, una Chiesa lieta, che comprende, accompagna, accarezza… una Chiesa che non pensa ai propri interessi e non è ossessionata dal potere, che sa riconoscere l’azione del Signore nel mondo. Una Chiesa che vince la tentazione di confidare sulle strutture e l’organizzazione, ripiegandosi a volte su conservatorismi e fondamentalismi inutili e fuorvianti o nel ragionamento logico e chiaro che rischia però di farci perdere la tenerezza della carne del fratello, ci induce al soggettivismo e ad una fede disincarnata. Una Chiesa missionaria, aperta, capace di gratuità e di servizio, pronta a prendere il largo con coraggio ed innovare con creatività; una Chiesa attenta ai poveri, alla loro inclusione sociale, capace di collaborare con tutti coloro che sono animati da buona volontà.

In questo tempo di cambiamento d’epoca più che di cambiamenti epocali, urge una riflessione per compiere scelte consapevoli e responsabili, condivise, ispirate, lungimiranti.

Sono davvero tanti i capitoli che descrivono la ricca e complessa vita pastorale delle nostre comunità e di tutta la realtà diocesana. Ci sembra anzitutto opportuno in questa ampia consultazione pre-sinodale chiedere di indicare quali sono le aspettative realistiche e non idealistiche, per non dire ideologiche, delle nostre comunità.

  • Come possiamo essere ancora di più Chiesa in ascolto di Dio che ci parla attraverso le Sacre Scritture, la viva Tradizione, l’uomo, la sua vita, i segni dei tempi?
  • Che interpretazione possiamo dare all’attuale situazione sociale, culturale ed ecclesiale con le sue luci e le sue ombre? Quali sono i “capitoli che si propone di affrontare “assolutamente” nel prossimo sinodo?
  • Quali sono i tratti della Chiesa diocesana che andrebbero privilegiati per far fronte alla sfida dell’annuncio del Vangelo oggi e domani? Quali percorsi offrire per innescare un reale rinnovamento delle comunità ed una “conversione pastorale” in chiave missionaria auspicata da Papa Francesco nella Evangelii Gaudium?
  • Come accogliere l’invito a percorrere “la via dell’uomo” per una nuova evangelizzazione e quindi per proporre e promuovere un umanesimo cristiano?
  • Come lo stile sinodale può realmente diventare la modalità abituale del nostro operare nella vita della Chiesa diocesana e delle comunità?

 

2. Un territorio, le persone e le cose…

Un luogo da abitare, un tempo da vivere, persone che s’incontrano, si conoscono, costruiscono legami, condividono un cammino, una idealità, lavorano e collaborano per costruire qualcosa di bello e di utile insieme, partendo dalla famiglia sino alla più ampia comunità sociale, dei beni di cui servirsi per realizzare tutto questo: sono gli elementi necessari per creare una condizione di vita serena e degna per ogni uomo. Senza voler precludere nulla al confronto sinodale, né imporre schemi prima che i tempi siano maturi e facciano emergere un’impalcatura adeguata su cui lavorare in sinodo, appare nondimeno imprescindibile il riferimento al territorio, alle persone e alle cose, richiamato dal Vescovo nella lettera pre-sinodale “Insieme sulla via”. Esso non può essere interpretato riducendolo a questioni pratiche e forse tecniche da riservare agli addetti ai lavori. Orientare il confronto sinodale intorno a questi tre nodi nel solco di quanto l’ascolto, l’esperienza maturata nella visita pastorale ha fatto emergere e di quanto l’attenta lettura aggiornata del Sinodo XIII ci suggerisce, offrirà importanti riferimenti di carattere ecclesiale e sociale per avviare un cammino di autentico aggiornamento nella Chiesa lodigiana.

 

2.1. Il territorio.

Il territorio è allo stesso tempo sinonimo dello spazio e del tempo in cui noi oggi siamo chiamati a vivere ed operare come Chiesa, come cristiani nel mondo, secondo la fede e dando di essa testimonianza agli altri. Esso significa e rappresenta identità, è spazio vitale, sostentamento, luogo d’incontro, di socialità, è memoria e radici, è casa accogliente, è certezza e stabilità. Sono mutati i modi di vivere e di abitare, il legame con la propria terra, con le tradizioni, il senso di appartenenza anche alla comunità parrocchiale. Si è trasformata la percezione degli spostamenti, sono cambiati l’organizzazione del lavoro, la distribuzione dei servizi pubblici e privati sul territorio, il ritmo che scandisce la giornata e la vita delle persone. Ciò richiede una seria riflessione per rimodulare il riferimento allo spazio e al tempo su cui si organizza la vita delle comunità, ma anche di garantire spazi e tempi che siano “umani”, cioè rispettosi dell’uomo, visto nella sua integrità, e della famiglia. È per fortuna emersa in termini persino dirompenti una nuova considerazione del “bene comune” costituito dall’intera creazione e dall’uomo e dalla donna come custodi. Essi sono chiamati a responsabilità formidabile sul presente e sul futuro per impedire che la Terra diventi cosa e piuttosto continui a precedere l’uomo e la donna, a ricordare che essi con la Terra sono bene comune indisponibile. In un territorio a vocazione agricola come il nostro è doveroso ricordare che sfruttare la Terra è sfruttare l’uomo e la donna e mettere in pericolo due poli irrinunciabili.

  • Come concretamente considerare nella vita e nella missione delle comunità i numerosi cambiamenti che rileviamo nel modo di vivere il senso di appartenenza e di organizzare il proprio tempo?
  • Come continuare e incrementare l’esperienza di collaborazioni stabili tra parrocchie vicine nella forma delle Unità o delle Comunità Pastorali, guidate le seconde dallo stesso parroco? Quali iniziative condividere? Quale il ruolo dei Vicariati? Come ripensarne i confini e i compiti?
  • Come propiziare una più ampia collaborazione con le realtà del territorio che perseguono come noi il bene comune? Come inserire secondo criteri evangelici, e quindi pastorali, e non semplicemente ecologici la cura della casa comune, cioè il creato, la proposta del disegno creaturale circa l’uomo, la donna, il matrimonio tra un uomo e una donna, la questione dell’identità di genere, la crisi della natalità e della coniugalità?

 

Domande di approfondimento:

  • Come la Domenica può custodire realisticamente la sua qualità di “giorno del Signore”, della Comunità, della famiglia e dell’uomo?
  • Quale il ruolo ancora fondamentale e ineludibile della Parrocchia?
  • Cosa valorizzare della nostra lunga tradizione che continua positivamente a plasmare il volto delle comunità, come risorsa per un rilancio ed un rinnovamento della vita ecclesiale?
  • Come l’esperienza delle associazioni e dei movimenti può essere integrata e valorizzata nelle comunità?

 

2.2. Le persone.

In ogni cosa, in ogni attività e quindi anche nella vita della Chiesa sono le persone a fare la differenza, insieme alla qualità delle relazioni. Rileviamo un preoccupante calo demografico che si ripercuote sulle vocazioni alla famiglia, al ministero ordinato e alla vita consacrata e missionaria, come alla testimonianza laicale per la disaffezione alla vita nello sguardo sul presente e sul futuro. Sempre più spesso ci accorgiamo che al di là di una blanda appartenenza sociologica alla Chiesa, le comunità devono ogni giorno confrontarsi con una società laica e multiculturale. Cresce la difficoltà di tenuta delle famiglie e si fatica a recuperare un dialogo con le nuove generazioni, così come riuscire a dare loro un’efficace educazione cristiana. E’ cambiato il modo di comunicare e, con esso, quello di vivere le relazioni: le nuove forme di comunicazione creano spazi virtuali d’incontro, segnati sicuramente dal rischio della spersonalizzazione, della falsità e della disinibizione, ma comunque occasioni per annunciare e vivere il Vangelo. La cultura è spazio da valorizzare in cui il confronto e lo scambio trovano le espressioni più consone per un reale reciproco arricchimento. Cresce la convinzione che solo attraverso un rinnovato e più configurato impegno dei laici, insieme alla qualità buona delle relazioni con tutti e tra tutte le componenti della compagine ecclesiale, potrà passare in modo efficace la stessa proposta della fede.

  • Quali sono le potenzialità e le difficoltà maggiori che riscontriamo nella partecipazione alla vita delle comunità?
  • Come si potrebbe lavorare per favorire una migliore qualità delle relazioni comunitarie? Come promuovere una pastorale più integrata e meno settoriale, che esprima e faccia crescere nella comunione?
  • Come valutare con più attenzione il futuro delle Parrocchie alle quali non sarà più possibile garantire la presenza di un parroco/sacerdote residente? Quale il significato dell’esperienza avviata con i Rappresentanti Parrocchiali (RP) e i Rappresentanti Parrocchiali Giovani (RPG)? 
  • Quale deve e potrà essere la partecipazione dei laici alla vita e alla missione della Chiesa? Che formazione offrire loro? Come far crescere la qualità della vita spirituale e quale valore garantire all’ascolto della Parola di Dio? Come stimolarne la formazione culturale e pastorale? Come favorire la vita associativa? 
  • Come far percepire in modo fruttuoso il nesso tra liturgia, sacramenti, che ancora vengono richiesti, e la vita reale delle persone? Quali sono i sacramenti che hanno meno incidenza esistenziale e per quali motivazioni? Quali percorsi di riscoperta sono necessari perché la liturgia e i sacramenti siano compresi ed abbiano vera incidenza nella vita delle persone?

 

Domande di approfondimento:

  • Come facilitare la fraternità tra i presbiteri, una loro migliore distribuzione sul territorio diocesano che tenga conto anche delle specifiche competenze?
  • Come suscitare, sostenere e accompagnare le vocazioni alla vita matrimoniale, al ministero ordinato (diaconato permanente e presbiterato), alla vita consacrata ed alla missione “ad gentes”?
  • Come le famiglie possono diventare realmente soggetto attivo nella comunità? Quali percorsi offrire ai fidanzati, alle giovani coppie, alle famiglie e ai genitori?
  • Come ripensare realisticamente i cammini d’iniziazione cristiana e la proposta di una pastorale dei ragazzi e giovanile legata, anche se non esclusivamente, all’esperienza dei nostri oratori? Quale formazione e, in alcuni casi, quale eventuale inquadramento professionale necessitano le figure educative dedicate ai ragazzi? Come interagire con la scuola ed il mondo dello sport? Quale il contributo della scuola cattolica e delle tante società sportive vicine alla Parrocchia?
  • In che maniera i problemi legati al mondo del lavoro interpellano le comunità?
  • Quali attenzione agli anziani, agli ammalati, alle persone sole per essere segno di consolazione, ma anche perché la sofferenza possa essere unita a quella di Cristo a favore delle Chiesa e della sua missione nel mondo? 
  • Come affrontare il tema dell’immigrazione e praticare l’accoglienza? Come la presenza sempre più numericamente massiccia di cristiani appartenenti ad altre confessioni e di persone che professano altre religioni ci interroga circa la pratica dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso?
  • Come avvicinare le persone non credenti o che non sono praticanti, per tentare di riprendere un contatto positivo con loro e favorire un dialogo che possa arrivare ad una riappropriazione e maturazione della fede?
  • Come sviluppare il rapporto tra tecnologia e annuncio del Vangelo in riferimento ai più moderni strumenti informatici e di comunicazione? Come garantire spazi di relazione faccia-a-faccia e al contempo usare con serena prudenza e dimestichezza le nuove forme di comunicazione? Come educarci a tutte le età a vivere in modo evangelico anche le relazioni virtuali?

 

2.3. Le cose.

Per “cose” intendiamo i “beni” della Chiesa, sia materiali che spirituali, riconoscendo la strumentalità dei primi. Un ragionamento sulle cose e sulle strutture non può prescindere da una riflessione più ampia e lungimirante che sappia collocarli nell’orizzonte delle priorità ecclesiali, compresa la rete di collaborazioni da avviare sempre di nuovo e incrementare a sostegno della comunione ecclesiale ma anche per far fronte alle necessità materiali e spirituali della pastorale.

La Chiesa è chiamata a testimoniare la sobrietà per la solidarietà, riaffermando la volontà di non puntare sull’efficienza che viene dai beni materiali, pur necessari, ma sulla certezza di essere accompagnata dal Signore, contando sulla fecondità che scaturisce dal perenne dono dello Spirito e condividendo ciò che possiede con chi si trova nella necessità, in autentica povertà di spirito e di mezzi per riaffermare che vera ricchezza è Colui che si è fatto povero per arricchirci di Sé.

  • Di quali beni spirituali e materiali la Chiesa ha realmente bisogno? Cosa è più importante? Cosa sta diventando invece un inutile appesantimento che sottrae energie preziose? 
  • Come ripensare il modo di gestire le strutture parrocchiali per una loro attenta conservazione e per non oberare i pastori d’incombenze burocratiche ed amministrative?
  • Come essere Chiesa evangelicamente sobria e più attenta ai poveri?

 

Domande di approfondimento:

  • Come valorizzare il patrimonio storico, artistico e culturale delle nostre comunità e della Diocesi?
  • Come sensibilizzare le persone al sostentamento della vita comunitaria e del clero?
  • Quali sono le strutture di culto irrinunciabili della nostra Parrocchia? Quali sono le strutture pastorali di cui c’è bisogno realmente? Quali sono le strutture dismesse e che potrebbero essere utilizzate diversamente o alienate per sostenere la prima e la seconda categoria di beni e consentire l’irrinunciabile vicinanza ai poveri?