Una Messa di ringraziamento al Signore per il XIV Sinodo

L’appuntamento venerdì prossimo, festa dell’Annunciazione, la conclusione

Una Messa di ringraziamento al Signore per il Sinodo, perché nei tanti risvolti positivi, nonostante gli inevitabili limiti, ha rappresentato per la Chiesa Laudense un dono. Una Messa perché nel dono d’amore di Cristo che ci salva e si rinnova per noi sull’altare, raccogliendoci in unità, alimenta la fede, ci spinge alla missione, il Sinodo ha trovato il suo avvio ed ora il compimento. Una Messa per offrire a Dio l’impegno che i sinodali hanno condiviso, il sacrificio della concordia esercitato e per chiedere anche perdono se non siamo stati sempre capaci di vero ascolto reciproco e docilità allo Spirito. Una Messa per mantenere lo slancio ed invocare la grazia di poter proseguire il cammino intrapreso, di crescere in uno stile sinodale e tradurre nel vissuto quanto lo Spirito ci ha suggerito e noi siamo stati capaci di intendere.

L’ultima sessione

Questa celebrazione, decima e ultima sessione sinodale, più che chiudere, compie il Sinodo aprendo la via per continuare un cammino da proseguire ancora, sempre e solo insieme, nel nome di Gesù e portare così il Vangelo a tutti.

Nel calendario ipotizzato all’inizio, il Sinodo si sarebbe dovuto concludere la vigilia di S. Bassiano, il 18 gennaio scorso. I lavori hanno chiesto una ratifica dei tempi e così si è scelto il 25 marzo per il particolare significato che custodisce la festa dell’Annunciazione. In Maria l’annuncio dell’angelo, grazie al suo sì umile e disponibile, genera in lei, per il mondo, una nuova vita, quella del Salvatore. In quell’istante il Figlio di Dio, come uomo viene concepito nel suo grembo verginale, non per opera di uomo, ma per la potenza dello Spirito Santo. Il Verbo Eterno si fa carne. È esattamente quello che desideriamo possa realizzarsi anche per noi e la Chiesa di Lodi, che il Vangelo diventi storia, diventi vita, raggiunga ogni uomo e doni salvezza, pienezza di vita, gioia vera, pace per tutti.

Intronizzazione del Vangelo

In ogni sessione sinodale l’evangeliario è stato solennemente intronizzato ed è rimasto aperto perché fosse la Parola, che è Cristo, ad ispirare i nostri pensieri, gli interventi, il discernimento condivisi. Al termine della celebrazione di venerdì sera, il Vescovo significativamente prenderà il libro del Vangelo e lo porterà con i sinodali sulla piazza, benedicendo insieme all’Assemblea, tutta la società lodigiana. Terra, persone, cose: il Vangelo per tutti. La Parola ascoltata e accolta, con il sì dei sinodali prima e ora di tutte le comunità e realtà ecclesiali chiamate ad accogliere gli orientamenti sinodali, deve incarnarsi nella vita, deve orientare il cammino, trasformarsi con creatività in una rinnovata prassi pastorale.

Un punto di arrivo

Il Sinodo che si chiude è un punto di arrivo, un punto di riferimento, un punto da cui ripartire. Un punto di arrivo per il lungo cammino di preparazione e per quanto discusso e approvato nell’evento sinodale. Un punto di riferimento perché il sinodo offre alcuni orientamenti frutto di un discernimento illuminato e condiviso. Un punto da cui ripartire perché c’è la necessità di procedere nel cammino arrivando ad ulteriori decisioni che possano definire con maggiore puntualità la vita ecclesiale, armonizzando quanto dichiarato dal sinodo diocesano con il percorso sinodale italiano e universale. Il testo rivisto nella sua forma e dotato di opportuni indici tematici per una più facile consultazione, verrà promulgato e consegnato il 4 giugno prossimo vigilia di Pentecoste. Si avvierà al più presto il lavoro delle commissioni a cui il sinodo ha affidato il compito di accompagnare l’attuazione di alcuni orientamenti. Si metterà mano – come stabilito sempre sinodalmente – ad alcuni documenti quali il nuovo Statuto della Curia, il direttorio liturgico e il “proprium” diocesano delle celebrazioni e delle feste e memorie dei santi.

Chiamati alla fraternità

L’arcivescovo di Milano nel suo intervento come invitato al Sinodo, trattando della spiritualità del voto, ha sottolineato la necessità di riconoscere il lavoro nascosto, meticoloso e non sempre facile di chi è stato chiamato a scrivere e poi a modificare i testi alla luce del confronto sinodale e ha ricordato il dovere di esprimere in sinodo con libertà di coscienza il proprio pensiero, il proprio parere anche di dissenso. Tuttavia, una volta che l’assemblea ha votato e il Vescovo avrà recepito le dichiarazioni sinodali – ha tenuto a precisare – ciascuno dovrà riconoscersi in questo sinodo. È questo lo spirito con cui siamo tutti chiamati nella fraternità a camminare ancora insieme.

  • Leggi anche su Il Cittadino (.PDF);
  • Leggi l’approfondimento su Avvenire (.PDF) a cura di Giacinto Bosoni;
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