I poveri non sono quelli che noi scegliamo

Leggere la società fra opportunità e difficoltà: a colloquio con il direttore Caritas Lodigiana Carlo Bosatra

«I poveri non sono quelli che noi scegliamo, non sono l’idea che noi abbiamo di loro: sono persone in carne e ossa»

Vivere la fede cristiana nel mondo contemporaneo impone la capacità di leggere la società in cui si abita, le sue opportunità e le sue difficoltà. Questo è l’impegno del Sinodo e, da sempre, l’impegno di Caritas, che negli anni ha vissuto un continuo cambiamento per continuare a intercettare le povertà più nascoste, spesso inconsapevoli, che vanno oltre l’aspetto economico. Di questo è fortemente convinto Carlo Bosatra, direttore della Caritas lodigiana, in cui ha fatto confluire anche la propria esperienza come presidente dell’Unitalsi.

«Gesù lo dice chiaramente, nel Vangelo: i poveri devono essere messi al primo posto – spiega Carlo Bosatra -. Ma il problema è che spesso siamo abituati a pensare esclusivamente all’aspetto economico. In realtà, molte sono le povertà per le quali siamo chiamati, come cristiani, ad agire. Pensiamo alle povertà spirituali, affettive, alle povertà relazionali che si sono accentuate in questi due anni di pandemia. Pensiamo ad esempio agli anziani costretti a vivere l’ultima parte della propria vita da soli, pensiamo agli ammalati che non trovano il conforto dei parenti. Il Covid, in modo drammatico, ci ha fatto capire l’importanza di avere accanto qualcuno nei momenti più difficili».

Carlo Bosatra
Carlo Bosatra, direttore di Caritas Lodigiana, presidente dell’Associazione Emmaus Onlus (strumento operativo della Caritas) e presidente della sezione provinciale di Lodi dell’UNITALSI.
Il lavoro di Caritas, quindi, è declinato in mille azioni diverse, dalla mensa all’accoglienza dei rifugiati, dal centro diurno alla sensibilizzazione dei giovani.

«Questo vorrei ribadirlo: il povero non è soltanto colui che chiede l’elemosina, ma tutti noi siamo poveri in qualche aspetto, e tutti noi siamo ricchi di qualcosa che possiamo donare».

Questa consapevolezza, secondo Bosatra, è il punto di partenza per una riscoperta dell’attenzione reciproca, che si costruisce proprio nello scambio delle proprie ricchezze, di aiuti, guardando al bene comune.

«Il problema dei nostri giorni, ma forse di tutti i tempi a ben pensarci, è che se non rientriamo in una determinata categoria, fatichiamo a comprendere i suoi bisogni: ogni povertà, infatti, impone dei metodi di azione diversi. Il punto di partenza, quindi, è l’ascolto delle persone. Per questo l’importanza dei nostri centri di ascolto, da cui emergono le diverse fragilità, per poi accompagnare le persone in un percorso specifico».

Il direttore di Caritas lodigiana sottolinea due volte la parola “accompagnare”, per marcare con forza la differenza:

«Noi non seguiamo dei casi, ma accompagniamo delle persone. Non vogliamo fare dell’assistenzialismo, ma piuttosto lavorare per l’autonomia economica, abitativa, lavorativa, per una questione di dignità. Teniamo sempre presente il concetto ribadito anche dal cardinale Zuppi, durante l’incontro presinodale di alcune settimane fa in cattedrale: i poveri non sono quelli che noi scegliamo, non sono l’idea che noi abbiamo di loro: sono persone in carne e ossa, con il loro nome e la loro storia personale, i loro errori o le loro sfortune. Persone con cui dobbiamo prima di tutto entrare in relazione, anche se può essere difficile. E a proposito di dignità, penso sia importante citare anche le parole di Paolo VI: non sia dato per carità ciò che dovuto per giustizia».

Anche per questo, è indispensabile secondo Bosatra fare in modo che i fondi del Piano nazionale ripresa e resilienza siano utilizzati proprio per garantire giustizia e dignità partendo dai più fragili:

«Ad esempio, è interessante l’idea delle Case di Comunità, luoghi con una forte attenzione all’aspetto sanitario ma anche a quello sociale, perché un problema sociale, se non gestito, sfocia spesso in un problema sanitario».

Un altro elemento del cammino di Caritas è quello legato alla diffusione dei contenuti dell’enciclica Laudato Si’, che ha evidenziato la necessità di promuovere una ecologia integrale:

«La pandemia ha dato molto risalto a questi temi, ma molti si chiedono cosa leghi Caritas e ambiente – afferma Carlo Bosatra -. La realtà è che l’impoverimento della terra fa impoverire le persone. Pensiamo ad esempio ai flussi migratori dovuti alla crisi ambientale che già sta affliggendo molte zone del pianeta».

Aprirsi al mondo partendo dall’ascolto delle persone senza tralasciare l’obiettivo indicato da Cristo è il cammino che anche il Sinodo si appresa a compiere, e quindi il contributo di Caritas è fondamentale:

«Le nostre comunità devono imparare a vivere la sinodalità e chi ascolta, localmente, i bisogni e le necessità, deve orientare scelte e aiuti per riuscire ad essere, insieme, una comunità accogliente nei confronti delle povertà».

di Federico Gaudenzi

Leggi l’articolo su Il Cittadino (.PDF);

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