Il cardinale Zuppi guiderà la Cei: a Lodi aveva introdotto il Sinodo

Il cardinale Zuppi guiderà la Cei: a Lodi aveva introdotto il Sinodo

In uno degli incontri preparatori, era intervenuto sul tema della compassione

«Il Signore ci chiama, e lo fa sempre per mandarci, in cammino verso l’altro»

Così aveva esordito il cardinale di Bologna, Matteo Zuppi, nella cattedrale lodigiana, dove era stato invitato dal vescovo Maurizio per uno dei convegni preparatori del Sinodo diocesano, lo scorso settembre. Ieri, è stato chiamato per una nuova missione, quella di presiedere la Conferenza Episcopale Italiana, e sicuramente lo farà con lo stesso stile con cui ha sempre vissuto la propria vocazione, vista sempre come un cammino verso gli altri nel nome del Signore. Già durante quell’incontro, infatti, aveva tenuto una relazione particolarmente interessante, partendo dal titolo stesso del Sinodo, e dal tema della terra:

«Terra significa tante cose, ma significa anche un orizzonte largo. Qualche volta abbiamo avuto una fissazione sul territorio, come se fosse un limite all’interno del quale rinchiudersi. Nell’amore, invece, il territorio diventa apertura, non chiusura all’altro. Come il campanile: se lo vedi come un punto di contatto, diventa qualcosa che ti collega con il mondo, mentre se lo vedi al contrario, diventa un campanilismo senza futuro».

«Che cosa ci deve inquietare e preoccupare, come abbiamo ascoltato dall’Evangelii Gaudium – si era chiesto il cardinale -? Ci deve preoccupare e inquietarci il mondo, l’uomo, la persona, la Chiesa che come una madre premurosa deve raggiungere tutti. Avete fatto molto bene, nel titolo del Sinodo, a indicare che il Vangelo è per tutti. Non è scontato. Noi operiamo molte censure, se è vero che dobbiamo parlare a tutti, questo ci mette molto in discussione.

Alcune palizzate dobbiamo rimuoverle, alcune distanze dobbiamo rivederle se dobbiamo parlare con tutti». Zuppi, allora, aveva ripreso il Vangelo di Matteo, il capitolo in cui Gesù ebbe compassione della folla: «Quando la Chiesa vive per se stessa si ammala. Si ammala. Perché siamo chiamati e mandati. Proprio come le due fasi del cuore. Ed è la compassione che ci manda, ci aiuta a rispondere, ad annunciare con ancora più vicinanza, prossimità, il Vangelo agli uomini e alle donne della nostra generazione. Dove i farisei vedono una folla, dove il poco amore non vede niente, con gli occhi del Signore noi vediamo le persone, i poveri, vediamo tante domande a cui dobbiamo dare risposta, soprattutto ora che la pandemia ci ha travolto, imponendoci di guardare a tutte le pandemie, anche quelle che siamo convinti che non ci riguardino». E da qui, aveva toccato anche il tema della povertà, spiegando che «parlare dei poveri non significa fare politica, ma parlare dei fratelli minori di Gesù»: «La politica deve fare il suo mestiere, e noi non dobbiamo mai stancarci di parlare dei poveri e di difenderli».

Card. Zuppi Sinodo Lodi Vescovo Maurizio
Il Card. S.Em. Matteo Zuppi, insieme al nostro vescovo S.E. Malvestiti, al secondo convegno diocesano in preparazione al XIV Sinodo laudense.

La pandemia, le pandemie nascoste, le povertà da affrontare e i poveri da difendere, la vita da amare, fino alla fine, la dimensione sinodale e la comunione, vera essenza della Chiesa, che deve mettersi in cammino e che ha bisogno di tutti. Ora che Zuppi è diventato presidente della Cei (ieri la decisione di Papa Francesco), queste parole che lasciano sicuramente già intravvedere il percorso che il cardinale vuole intraprendere con la Chiesa italiana nel solco di quella universale. Tanto che, dopo la nomina del Papa a capo della Cei, le prime parole pronunciate da Zuppi sono state:

«Comunione e missione sono le parole che sento nel cuore. Cercherò di fare del mio meglio, restiamo uniti nella sinodalità».

Già lo scorso settembre, introducendo l’ospite nella cattedrale lodigiana, il vescovo Maurizio aveva descritto con precisione la vocazione per gli ultimi del fratello cardinale: «Monsignor Zuppi allea lo sguardo pastorale con la realtà e l’anelito di guarigione che la realtà ci consegna, specialmente in questo tempo – aveva detto il vescovo Maurizio -. Mi pare che creda fermamente nella dinamica del dialogo che è richiesta dall’indole sinodale che distingue la Chiesa e ne impegna la missione nel mondo. L’esperienza con la Comunità di Sant’Egidio ha allargato i suoi orizzonti insieme agli anni passati come vescovo ausiliario di Roma, durante i quali io l’ho accolto più volte nella chiesa di San Biagio degli Armeni di cui ero rettore».

di Federico Gaudenzi

La sua storia

Dalle periferie romane alla “porpora”: il cardinale Matteo Maria Zuppi è nato a Roma nel 1955: era ancora al liceo quando ha iniziato a frequentare la Comunità Sant’Egidio. Dopo una laurea in Lettere e Filosofia, è entrato in seminario, ed è stato ordinato presbitero il 9 maggio 1981. È stato vicario del parroco della Basilica romana di Santa Maria in Trastevere, monsignor Vincenzo Paglia, a cui è succeduto nel 2000. È diventato assistente ecclesiastico generale della Comunità di Sant’Egidio e nel 2012 Benedetto XVI lo ha nominato vescovo ausiliare di Roma. Dal 27 ottobre 2015 diventa metropolita di Bologna e dal 2019 è cardinale. È membro del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e dell’Ufficio dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.

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