Il messaggio del Vescovo Maurizio

È sinodo per la Chiesa di Lodi, da domani. È il XIV, dopo trentatré anni dal precedente. La comunità ecclesiale si è preparata in un triennio, che la pandemia non ha fermato, assimilando l’appello contenuto nella lettera presinodale: “Insieme sulla Via”. Con l’aggiunta – senz’altro opportuna – che l’emergenza sanitaria ha suggerito: “tra Memoria e Futuro”. Temevamo di aver perso il futuro se la memoria delle fragilità ma anche della resilienza nelle prove più dure del passato non ci avesse sorretti. Non abbiamo rinunciato al domani, che, soprattutto le giovani generazioni, reclamavano dando credito alla speranza e alla determinazione nel perseguirla.

Ora siamo in compagnia di tutta la chiesa. Papa Francesco, infatti, ha chiesto il capillare coinvolgimento dei battezzati in un itinerario di invocazione dello Spirito e poi di riflessione, confronto e discernimento per camminare insieme sulla “stessa via”, come il termine “sinodo” evidenzia, al fianco dei pastori nella condivisione dell’unica missione ecclesiale. Ed essendo oggi il 16 ottobre, anniversario dell’elezione papale di san Giovanni Paolo II avvenuta nel 1978, subito il mio pensiero va alla sua prima lettera enciclica, la “Redemptor hominis”, nella quale scrisse: “l’uomo è la via della chiesa e la via dell’uomo è Cristo”. Sono parole cristiane cariche di umanità e ben comprensibili da quanti si interrogano su cosa sia la Chiesa oggi. E’ una comunità che annuncia una Via perché nessuno si perda e a tutti sia garantita quella dignità umana che ci accomuna sull’intera faccia della terra.

Così possiamo rilevare la peculiarità dei sinodi: parlare alla società nella quale la comunità ecclesiale vive e interagisce al fine di recare a tutti una notizia buona tra le persone e le cose su questa terra che amiamo. In verità si tratta di scorgere la buona notizia che ogni terra porta con sé se non è voracemente sfruttata bensì coltivata e custodita responsabilmente quale bene prezioso, non solo per noi ma per le generazioni future. E certamente ogni persona, senza alcuna distinzione, è una risorsa per l’intera umanità e perciò una potenziale buona notizia, nonostante ogni fragilità. Come pure le cose. Tutto però – direbbe san Paolo – nel proprio ordine. “Terra, persone, cose”: la centralità della persona non è casuale. È decisiva. È l’ago della bilancia. È la garanzia dell’edificazione della casa comune che mai altera l’equilibrio creaturale per lo sconsiderato egoismo di alcuni e indica come inammissibili le logiche disumane volte all’accaparramento di beni e profitti da parte di pochi.

Il Sinodo mette a tema un confronto sull’umano. Nessuno, perciò, si senta escluso. L’accoglienza tra le componenti rappresentate in Sinodo si aprirà all’ospitalità ecumenica e interreligiosa, ma anche agli esponenti della società civile, senza timore che il sinodo sacrifichi in tal modo la sua indole prettamente ecclesiale. Non è una divagazione la considerazione delle ferite della terra e delle persone e la penuria dei beni come la loro equa salvaguardia e giusta distribuzione. È dovere di umanità. E ciò che è autenticamente umano è sempre cristiano. La partecipazione alla vita divina, insuperabile e irrinunciabile approccio dell’umano secondo la visione cristiana, ci impegna a recare questa novità nella storia avvicinandone la complessità e i paradossi fiduciosi nella potenza umile della speranza. Potremo insieme ridisegnare il futuro dando vita nel presente ad una nuova stagione di sviluppo integrale e sostenibile. Il Sinodo desidera senza pretese porsi al fianco delle giovani generazioni, delle famiglie, dei poveri, come degli ultimi e degli esclusi nella convinzione che la stessa barca sulla quale eravamo nella comune tempesta ci trattiene ora sulla stessa Via, solidarietà radicata nella misericordia, che è il cuore del vangelo.

+Maurizio, vescovo

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