La lezione del vescovo Maurizio all’UniTre

In Cattedrale: il vescovo Maurizio ha parlato anche di attualità, con un appello alla pace universale. Nella conferenza, rimandata a causa della pandemia, ha raccontato del Sinodo, di Giovanni Paolo II a Lodi, della guerra in Ucraina.

Lezione vescovo UnitreNon una conferenza, non soltanto una lezione, ma un confronto sull’attualità, sulla storia e sulle prospettive del territorio a partire dalla visita di Giovanni Paolo II a Lodi, nel suo trentennale, per arrivare a una riflessione inevitabile sulla guerra in Ucraina, e sulla necessità di camminare insieme, nella Via tracciata dal Sinodo. Ieri mattina, la cattedrale, aula sinodale e cuore della fede nel Lodigiano, ha ospitato un appuntamento speciale, la lezione del vescovo Maurizio agli studenti dell’UniTre: una mattinata in calendario per febbraio, ma che è stata rimandata per via delle difficoltà legate alla pandemia, e che è stata ripresa nella cornice solenne del duomo. La lezione è stata allargata anche al Convegno di Cultura Maria Cristina e al Masci: una nutrita partecipazione per un cammino tra cultura e fede, tra passato e presente ma con lo sguardo rivolto al futuro.

La lezione in cattedrale  e la pandemia

Il vescovo, innanzitutto, ha ringraziato per questo invito che si rinnova ogni anno, che nel 2020, prima dello scoppio della pandemia, si era tenuto nella galleria dei vescovi del palazzo episcopale, mentre non aveva potuto avere luogo nel 2021. Quest’anno, con l’auspicato superamento del coronavirus, l’incontro si è rinnovato: «La pausa della pandemia invoca ancora una parola di memoria orante – ha esordito il vescovo -, un momento di silenzio nel ricordo di chi ci ha lasciato». Da monsignor Malvestiti anche un grazie per il lavoro di educazione portato avanti dall’UniTre, presieduta da Marilena De Biasi e dalla vice Marinella Chiodaroli, dal Convegno di Cultura Maria Cristina e dal Masci:

«Siete discepoli, pronti ad imparare la vita ad ogni età, e nel contempo siete docenti, perché solo chi desidera apprendere sempre può permettersi di dire qualcosa di bello sull’esistenza umana e sul suo fluire. L’università mantiene fede alla propria vocazione se promuove il dialogo, nella ricerca della verità».

La guerra in Ucraina

«Non possiamo riunirci senza tener conto di questa ferita che sanguina – ha detto, dal profondo del cuore, monsignor Malvestiti -: per chi crede, questa ferita ci impegna innanzitutto alla preghiera, ma anche chi è alla ricerca di Dio è chiamato a un pensiero silenzioso. In nessun luogo di pensiero e di cultura si può tacere su un popolo che soffre, emblema di tutti i popoli del mondo che sono avvolti dalla guerra». Con le sue parole, ha sottolineato il dovere della vicinanza e della solidarietà, «per dire che siamo per l’unità e la pace, e non per la guerra». «Pensiamo alle vittime, a partire dai più innocenti, e pronunciamo nel cuore la parola “fermatevi”, decisi a costruire la pace, innanzitutto in noi stessi». La conoscenza e l’amore del vescovo per l’Europa orientale l’hanno portato a una digressione sulle comuni radici che uniscono Russia e Ucraina, a partire dalla religione cristiana: l’Ucraina, infatti, ospita fedeli delle diverse confessioni, cattolica e ortodosse. «La sua storia e il suo presente parlano di questo dialogo tra tradizioni diverse» ha affermato, andando con la memoria alla imponente manifestazione e preghiera per la pace organizzata insieme alla Caritas dieci giorni fa: «Lodi ha affermato con forza di essere una città per la pace».

Il Sinodo diocesano

A pochi giorni dalla sua conclusione ufficiale, il vescovo ha quindi ripercorso le tappe del Sinodo diocesano, a partire dalla lettera presinodale, per continuare con la Visita pastorale, con il lavoro di raccolta delle istanze delle comunità e dei movimenti, quindi le sessioni di discussione, a gruppi e in plenaria, e le votazioni. Un lungo cammino che sicuramente rappresenta un esempio di unità, della volontà di percorrere insieme la strada della storia, superando le difficoltà attraverso il confronto fertile e, nel caso del Sinodo, ispirato dallo Spirito santo.

«Terra, persone e cose: il Vangelo per tutti. Questo il titolo che abbiamo scelto, per affermare la centralità della persona, ma anche la priorità della terra, che ci precede e che dobbiamo custodire, e l’importanza delle cose, che non bisogna sottovalutare ma che non devono surclassare persone e terra. Solo così, terra persone e cose, insieme, possono diventare una buona notizia per tutti. Questo  è il messaggio di apertura che dal nostro Sinodo si allarga alla Chiesa universale, che sta vivendo il Sinodo come via di unità e di pace a custodia della dignità di tutti, dei giovani e degli adulti, in un intreccio di generazioni come quello che è avvenuto in quest’aula. Questo intreccio è una ricchezza che ci insegna che possiamo ancora sognare, e ci mostra la bellezza della famiglia umana che si compirà oltre lo spazio e il tempo».

La visita di Giovanni Paolo II

La lezione si è quindi concentrata sulla figura del Papa: «Amava molto l’Ucraina, che visitò subito dopo il suo ritorno alla libertà, e fu maestro di sinodalità, fin da quella sua prima presentazione dal balcone delle benedizioni di San Pietro».  Il vescovo ha citato quel «se mi sbaglio, mi corigerete», con cui il pontefice, la cui infallibilità quando insegna ex cathedra in campo dottrinale e morale è dogma, si è rivolto al mondo con l’umiltà di un semplice sacerdote, chiedendo la vicinanza e la correzione di tutti i battezzati, di tutti i cercatori e i costruttori di verità, giustizia e pace.

«Un abbraccio di amore all’umanità» proseguito da Benedetto XVI e Papa Francesco. Nel ricordo della figura di san Giovanni Paolo II, il vescovo ha citato uno dei suoi interventi a Lodi, nell’indimenticabile visita del giugno 1992: «Una società che smarrisce la dimensione spirituale e religiosa – ha detto il Papa nella sua lunga prolusione – vedrebbe i propri valori svuotarsi del loro contenuto più vero. il progresso economico si rivelerebbe illusorio e nel fondo insoddisfacente».

Una lezione che, dopo trent’anni non invecchia.

di Federico Gaudenzi

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