L’Azione cattolica protagonista del Sinodo

L’Azione cattolica protagonista del Sinodo: ne parliamo con la presidente diocesana Raffaella Rozzi

«La priorità sono le persone, la vita delle persone, e i poveri: dobbiamo essere la voce di chi non ha voce»

L’Azione Cattolica opera da sempre nella Chiesa, con la Chiesa, per la Chiesa. Dunque in questo cammino sinodale che sta interessando la diocesi di Lodi, l’Azione cattolica lodigiana è impegnata a compiere nuovi passi. Insieme a Raffaella Rozzi, presidente diocesana di Azione cattolica e membro del consiglio di presidenza del Sinodo.logo Azione Cattolica Lodi

Raffaella come l’Azione cattolica sta nella Chiesa?

«Storicamente l’Azione cattolica si è sempre occupata della formazione. Anche di quella femminile in tempi in cui la donna non aveva molte occasioni di uscire e confrontarsi: pensiamo in questo senso alla figura di Armida Barelli, che il prossimo aprile sarà beatificata, si occupò della gioventù femminile. Nell’Azione cattolica di fatto ci sono laici che hanno a cuore il bene comune e si adoperano a tale fine non in maniera astratta. Nel 2014 il Papa disse all’Azione cattolica: “Non siate statue da museo“. Dunque, azione. E in un’ottica intergenerazionale. Non a caso l’Azione cattolica ha delle proposte rivolte a diverse fasce d’età, anche in rapporto alle diverse condizioni di vita: pensiamo al Movimento studenti e al Movimento lavoratori».

Il carattere intergenerazionale non è un aspetto secondario in una società che tende a mettere una generazione contro l’altra, come valorizzarlo?

«Bisogna camminare insieme, creare ponti fra le generazioni, assolutamente. L’intergenerazionalità è una risorsa, per i giovani è accogliere quella perla preziosa che le generazioni passate hanno custodito e fatto fruttificare, per gli adulti è un gesto di fiducia. Pensare a generare processi, di cui non vedremo il compimento, ma solo i primi passi. Bisogna fare rete. L’Azione cattolica è già presente, in diverse realtà, a livello nazionale quali l’Alleanza contro le povertà, la Consulta nazionale delle Aggregazioni laicali – Cnal, ma anche a livello lodigiano, c’è la consulta delle aggregazioni laicali, una realtà che aiuta già a fare rete, partendo da un punto di partenza fondamentale: la conoscenza. A volte abbiamo la tendenza a viaggiare a compartimenti stagni, senza preoccuparci di sapere che cosa fa l’altro, finendo poi col proporre cose simili alle stesse persone. Una bella esperienza di alleanza è l’Umanità Lodigiana, a cui l’Azione cattolica partecipa».

Raffaella Rozzi
Raffaella Rozzi, presidente diocesana di Azione cattolica e membro del consiglio di presidenza del Sinodo.
E qual è il ruolo dell’Azione cattolica in questo Sinodo?

«Non mi piace parlare di ruolo. L’Azione cattolica non ha un ruolo, l’Azione cattolica porta uno stile, che è proprio quello della sinodalità. Lo scorso 30 aprile anche il Papa ha detto: “Voi siete una palestra di sinodalità”. Dunque, insieme per prenderci cura della stessa cosa, senza doversi adattare a chi ha il passo più veloce, ma guardando al futuro accompagnandoci. Le caratteristiche di questa sinodalità sono l’ascolto, profondo, di chi cammina con noi, di chi non cammina con noi e soprattutto dello Spirito Santo, perché bisogna sì ascoltarci fra noi, ma senza dimenticare di ascoltare lo Spirito Santo che suggerisce anche quelle prospettive che a noi al momento non piacciono molto; il dialogo, bisogna pararsi con sincerità, senza formalismi, siamo fratelli; la concretezza, l’ascolto e il dialogo devono portare a scelte concrete, altrimenti si resta nell’autoreferenzialità, sono importanti le scelte che promuovono un cambiamento della realtà, noi dobbiamo abitare questo cambiamento».

E quali ritieni siano le priorità cui bisogna guardare per guardare avanti?

«La priorità sono le persone, la vita delle persone, e i poveri. Con riferimento alla Chiesa in uscita di Papa Francesco, bisogna tenere aperte le porte e uscire, senza timore, perché il Signore ci precede, non dimentichiamolo. Ma sta a noi agire. Essere la voce di chi non ha voce, perché ha una visione diversa da come si è sempre fatto o che suona strana, perché queste persone non devono essere ritenute profetiche?! E poi, come detto, la priorità sono i poveri, la categoria che più ci interpella nelle tante nostre scelte».

Raffaella, dal 2017 sei alla guida dell’Azione cattolica di Lodi: in base alla tua esperienza, ma anche in base al tuo essere credente, quali sono i temi che senti più tuoi in questo Sinodo?

«Sono al mio secondo mandato, iniziato proprio con la pandemia. Il tema che più mi sta a cuore, non ho dubbi, è il capitolo sinodale che nell’Instrumentum laboris è dedicato alle persone. Credo nell’idea di vivere la nostra fede in una comunità, travalicando i confini, andando oltre il nostro singolo campanile, in una comunità accogliente, che si confronta in maniera schietta sulla Parola di Dio. Sì, il passo delle nostre comunità ritengo debba farsi interpellare dalla Parola di Dio: in Azione cattolica ci sono diversi momenti dedicati alla Parola, ma credo che come comunità sia essenziale ripartire tutti da qui. Per me grande attenzione occorre anche per le famiglie. A parole diciamo che la Chiesa è famiglia di famiglie, ma occorre pensare anche a un’organizzazione a misura di famiglia. Oggi».

Dunque modi e tempi: occorre ripensarli?

«Oggi la vita non è più quella di 30, 40, 50 anni fa. Ci sono tempi che vanno tenuti in considerazione, basti pensare a chi torna molto tardi dal lavoro o a chi ha i figli molto piccoli. A volte basta poco: meno incontri formali e più occasioni di incontro anche informale, ma non per questo prive di sostanza. Ci sono cose che in un incontro formale cui sembra di andare quasi per senso del dovere non si dicono, non escono, e poi davanti a un caffè sì».

di Sara Gambarini

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