L’Omelia del Vescovo Maurizio alla veglia di San Bassiano 2020

Cattedrale di Lodi, 18 gennaio 2020

«San Bassiano ci indica la via e ci rincuora»

San Bassiano continua ad indicare la Via alla chiesa di Lodi, accompagnandola e rincuorandola circa la meta, che egli ha già raggiunto. Discepolo e pastore, credette alle parole di Gesù: “Io sono la Via” (Gv 14,6). La percorse, predicandola, con carisma e responsabilità episcopale. Prese coscienza crescente del dono, dedicandovi l’esistenza, mai procedendo da solo, ma “insieme” ai fratelli in Cristo. Anello luminoso e forte nella successione apostolica, ci lega tuttora alla tradizione degli apostoli perché risentiamo Gesù, che afferma: “Io, sono il Buon Pastore” (Gv 10, 11). Io, non altri. Entro, infatti, per la porta. È il mercenario che si avvicina furtivo. E frettoloso si mette in salvo, abbandonando i suoi, anziché affrontare chi divide e disperde.

La visita pastorale

Il dono ricevuto va offerto: è la condizione per non perderne la ricchezza. Dal profondo del cuore, ringrazio Dio e la diocesi per la visita pastorale, ultimata nelle nostre 123 parrocchie. Rivedo volti e rivivo esperienze che, in tutta verità, non posso dimenticare per il bene ecclesiale che hanno sprigionato. Ai sacerdoti – per primi quelli ammalati e lontani – va la mia gratitudine. Ne saranno felici le comunità, le quali – non temete – sono al vostro fianco e apprezzano ciò che rappresentate. Completerò, con l’aiuto di Dio insieme ai con-visitatori, gli incontri con associazioni, istituzioni, rappresentanze studentesche, celebrando nelle chiese sussidiarie cittadine. Presenterò i rimanenti decreti nella veglia di Pentecoste, alla quale fin d’ora siete attesi.

Lo Spirito di Cristo, non del mondo

La significativa consultazione operata nella visita pastorale, ha dato prova di apprezzabili risorse. Ne siamo debitori alla divina bontà e a quanti ci hanno preceduto coltivando con dedizione la vigna del Signore. Possiamo, perciò, affrontare senza timore le fatiche, le debolezze e le sfide che non mancano, contando su innegabili energie e favorendo il più condiviso ascolto di ciò che lo Spirito dice alla nostra Chiesa (cfr Ap 2,7). Lo Spirito di Cristo e non del mondo. Il primo libera. Il secondo enfatizza dubbi e difficoltà, mentre basta ad ogni giorno la sua pena (cfr Mt 6,34). Lo Spirito di Cristo moltiplica la fiducia, quello del mondo soffoca l’entusiasmo. Accogliamo l’appello sinodale, confortati da ciò che siamo per grazia di Dio e umilmente aspirando a crescere nel suo nome, incoraggiati da papa Francesco, che osserva:

«la sinodalità…indica lo specifico modus vivendi et operandi della Chiesa Popolo di Dio che manifesta e realizza in concreto il suo essere comunione nel camminare insieme, nel radunarsi in assemblea e nel partecipare attivamente di tutti i suoi membri alla missione evangelizzatrice» (ai vescovi italiani il 20 maggio 2019 citando il documento sulla sinodalità della Commissione Teologica ).

L’indizione del Sinodo XIV

È perciò in tutta responsabilità episcopale che, affidandomi al Signore per la preghiera della diocesi, specie con la recita del salmo 22 (quello del Buon Pastore!), indìco il Sinodo XIV della Chiesa di Lodi, annunciato nella messa crismale dello scorso anno. L’itinerario preparatorio è avviato. Lo descrive il “Decreto di indizione” che stasera consegno idealmente a tutte le parrocchie, affinché la gente lodigiana sia invitata al dialogo per rivisitare insieme il patrimonio della fede e i modi per viverlo e divulgarlo a comune salvezza. Ai giovani e alle giovani sono riconoscente per la simpatia che ci riservano e mi tengo certo che non mancheranno a questo appuntamento per recare speranza ovunque, cominciando dai poveri e dai sofferenti, interessando gli assenti e gli scontenti, perseverando tutti nella carità per andare avanti nel “Dio con noi” (cfr Mt 1,23).

L’eccomi sinodale

San Bassiano, nell’antica Lodi, proclamò la fede edificando col popolo la basilica della Santissima Trinità e dei Dodici Apostoli, non lontana dalla cattedrale dedicata a Santa Maria, della quale difese – con sicura dottrina – la verginale maternità divina. Dopo la commemorazione dei 1700 anni dalla sua nascita, là, torneremo sabato ad onorarlo quale padre, pastore, difensore dei poveri: “plasmato fin dal grembo materno per ricondurre e riunire” (Is 49,5s), ritenne troppo poco essere “servo”. Volle essere in Cristo quella “luce di salvezza” che deve giungere “all’estremità della terra” (ivi 6). Inderogabile è la missionarietà. Chiediamo le vocazioni e l’ardore dei testimoni: lo Spirito li elargisce a rinsaldare l’unità ecclesiale e questa si dilaterà nella dimensione ecumenica quale veicolo di collaborazione interreligiosa affinché il mondo “credendo, abbia la vita” (cfr Gv 6,40). Il Sinodo XIV è il nostro “eccomi” (cfr salmo 39) alla volontà di Dio, sotto la guida dei “chiamati ad essere apostoli” (cfr 1Cor 1,1). È da vivere “insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore” (ivi 2). Il Sinodo è una chiamata a riconoscere “l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo” (Gv 1,29), invocando per tutti la grazia battesimale e la sua riappropriazione per “vedere” e poi testimoniare “il Figlio di Dio” (ivi 34), unico Salvatore. Amen.

+ Maurizio, vescovo

Condividi su