Questo Sinodo è solo il primo passo

All’ottava Sessione del Sinodo, è possibile fare un primo bilancio di questa esperienza che sta coinvolgendo non soltanto i 158 “sinodali”, ma tutta la Chiesa di Lodi, chiamata a dare il proprio contributo nella fase preparatoria, ad accompagnare nella preghiera e a proseguire nell’attuazione di ciò che emergerà dal libro sinodale.

Don Stefano Chiapasco

«Credo sia un’esperienza bella e positiva, sia nella fase preparatoria che in quella della celebrazione vera e propria – racconta don Stefano Chiapasco -. Finalmente c’è stato un incontro vero con il mondo laicale, che ha partecipato attivamente alla vita ecclesiale. Credo sia stato importante il cammino nelle parrocchie, a cui è stato chiesto cosa si pensava della vita della comunità cristiana. Tutto questo ha arricchito il dibattito, offrendo davvero grandi aspettative per il rinnovamento della vita ecclesiale. È un lavoro da fare nel futuro, riprendendo gli elementi fondamentali e cercando di capire come valorizzarli». Se ci sono dei limiti in questa esperienza, secondo don Stefano, riguardano il tempo: «La mole di lavoro è importante, e il tempo purtroppo non basta mai».

Olivia Zonca, una delle “sinodali”, racconta invece dell’atmosfera positiva incontrata in queste settimane: «Ho colto la volontà di prestare ascolto reciproco alle

Olivia Zonca

istanze dei vari membri dei gruppi e dell’assemblea. La volontà di capire, di trovare soluzioni per la diocesi del domani, è significativa, e rappresenta una bella esperienza di Chiesa e di condivisione». Zonca è stata coinvolta in particolar modo sul tema delle “Cose”, sulla necessità di perfezionare la gestione dei beni delle parrocchie per metterli a frutto dell’attività pastorale.

Giorgio Daccò

Giorgio Daccò, invece, racconta in primis della commissione preparatoria, cui ha collaborato: «Sto dando il mio piccolo contributo ormai da due anni, anche se il grande lavoro è quello della Presidenza, che dobbiamo ringraziare per quanto sta facendo» spiega, commentando poi le sensazioni emerse da questa importante raccolta di istanze dei cristiani e della società del Lodigiano.

«C’era un grande bisogno di autenticità nella Chiesa, di ritornare all’esperienza cristiana più essenziale, che va al di là delle sovrastrutture. Questo è emerso chiaramente dai lavori di gruppo, che secondo me sono stati la parte più interessante. In generale, però, ho visto emergere un dialogo sincero, in cui ciascuno ha espresso la propria opinione, più o meno condivisa. Finirà il Sinodo, ma questa esperienza continuerà nel metodo e nello stile».

Don Angelo Manfredi

«Lo scambio di opinioni nei gruppi rappresenta la vera sinodalità – conferma don Angelo Manfredi -: c’è stata una discussione appassionata, è lì che si diventa comunità che cammina insieme. Devo dire che, quando ci si è accorti che c’era modo di esprimersi davvero liberamente e di essere ascoltati, è nato un dibattito davvero sincero e aperto. Nel consiglio pastorale della mia parrocchia, a Sant’Angelo, abbiamo già iniziato a parlare di comunità pastorali, e su questo fronte il Sinodo rappresenta uno stimolo positivo». Tuttavia, c’è anche la consapevolezza che il Sinodo è, appunto, uno stimolo importante, ma non «una catapulta che ti proietta nel futuro»: «Non basta un libro di norme ed esortazioni per percorrere questo cammino – commenta don Angelo -, serve la poesia, come dice Papa Francesco».

La riflessione, come ha argomentato l’ospite Angelo Bianchi, preside della facoltà di Lettere e Filosofia della Cattolica di Milano, porta con sé il valore dell’umanesimo che è fraternità, della memoria come dialogo, ma anche della bellezza che scuote schemi e aspettative, che è strumento di creazione di nuove forme di comunità generativa che solleciti, accolga e valorizzi l’apporto di ciascuno.

di Federico Gaudenzi

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