I sinodali: all’esame dell’assemblea un testo molto articolato che tocca tematiche centrali della vita pastorale
Non è un capitolo semplice da scrivere, quello dedicato alle “Persone”, perché rappresenta il baricentro, ciò che è la Chiesa: una comunità di persone radunate nel nome del Signore. Lo conferma anche don Elia Croce, parroco di San Fereolo e vicario della città di Lodi, a pochi minuti dall’apertura della sesta sessione sinodale: «Il lavoro preliminare nei gruppi, durante l’ultima sessione, è stato sicuramente un punto di partenza fondamentale per quello che sarà la discussione. Non so cosa aspettarmi, ma sono sicuro della partecipazione propositiva di ciascuno dei sinodali, come è stato per gli altri argomenti». Entrando nel vivo del “capitolo”, don Elia aggiunge: «Si tratta di un testo molto articolato, che tocca tante tematiche centrali della vita pastorale, come il ruolo dei laici, la valorizzazione delle donne, la presenza dei religiosi e delle religiose, la formazione del clero. Ma d’altronde tutti i capitoli vanno a toccare aspetti concreti della vita della comunità, e per questo è così importante prendersi il giusto tempo per l’approfondimento e la riflessione, la condivisione e l’analisi delle diverse proposte».
Beatrice Aletti, operatrice di Caritas e membro del Sinodo, si concentra invece sulla necessità di guardare alle persone partendo dall’unica priorità concessa nel Vangelo: quella nei confronti dei poveri, degli ultimi, degli indifesi. «Questo capitolo allarga lo sguardo alle varie forme di povertà, che non riguardano soltanto la sfera economica, ma anche quella sociale e culturale. Per questo credo sia un capitolo particolarmente importante da discutere all’interno di questa esperienza sinodale che, per me, si sta dimostrando molto arricchente».
Tra i documenti da cui è partita la riflessione dei sinodali, infatti, è scritto chiaramente che il punto di partenza del Sinodo sono i poveri, perché in essi si identifica Gesù e perché tutti facciamo esperienza del limite, delle cadute e dei fallimenti: solo riconoscendoci bisognosi, scrive, potremo abbracciare la povertà come scelta evangelica e fare nostra la scelta preferenziale per i poveri che ha fatto Gesù stesso. «Soltanto una Chiesa che non chiude gli occhi davanti alla povertà – afferma Barbara Aletti – è una Chiesa in grado di calarsi nella realtà dei tempi, dialogando con la società e portando il proprio contributo».
Un altro tema fondamentale affrontato in questo capitolo è quello dei giovani, “crocevia della Chiesa del futuro”: «Essere giovani – come scrive Francesco nell’esortazione apostolica Christus Vivit –, più che un’età, è uno stato del cuore. Quindi, un’istituzione antica come la Chiesa può rinnovarsi e tornare ad essere giovane in diverse fasi della sua lunghissima storia». A tal proposito, Luca Servidati parte dall’esperienza della Settimana Sociale di Taranto, a cui si è recato come delegato della Chiesa lodigiana, e dal forum nazionale di Young Caritas, due tappe che esprimono la volontà di rinnovamento della Chiesa. «L’attenzione all’impegno educativo è condivisa da tutti, ma ci sono modi diversi di accompagnare i giovani: da una parte, c’è chi pretende di calare dall’alto le risposte, ma non è la via giusta per coinvolgere le persone come protagonisti. Secondo me, la strada giusta, che è quella su cui vogliamo camminare come Sinodo, è quella di una Chiesa che sappia intercettare i giovani nel loro campo, con il loro linguaggio: questo, ovviamente, comporta uno sforzo maggiore, perché ciascuno di noi deve mettersi in gioco, come il pastore che lascia le novantanove pecore nel recinto per cercare quella fuggita».
di Federico Gaudenzi
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