«Vi ringrazio per ciò che state facendo per l’unità delle Chiese»

L’intervento: in Duomo padre Mina della comunità copta ortodossa

A tracciare il valore ecumenico di un’iniziativa, il Sinodo diocesano, che vuole parlare a tutti, è intervenuto anche un rappresentante della Chiesa copta ortodossa, padre Mina, che ha portato ai sinodali il saluto e l’augurio natalizio del Papa copto Tawadros II. Tawadros è Patriarca di Alessandria, massimo rappresentante della Chiesa ortodossa copta, una realtà antichissima che riunisce gli eredi dei cristiani che abitavano l’Egitto prima dell’occupazione islamica, e la profonda spiritualità del monachesimo orientale. Dall’Egitto, molti copti si sono mossi e, attualmente, questa confessione cristiana è diffusa anche in Italia, con decine di migliaia di fedeli riuniti in due diocesi: quella di Milano, cui è legato il nord Italia, e quella di Roma.

«Vi ringrazio per questo invito – ha esordito il sacerdote ortodosso Mina, della diocesi di Milano -, a nome di sua eminenza il vescovo Antonio, dei monaci, dei sacerdoti e dei fedeli della diocesi copta di Milano. Vi ringrazio per quello che si sta facendo anche con questo Sinodo, per raggiungere l’unità tra le nostre Chiese, e vi porto gli auguri per il santo Natale con il messaggio diffuso del Papa copto».

Un messaggio che si concentra sulla perdita dell’amore che caratterizza l’umanità dopo il peccato originale: «Dio desiderò per l’uomo un’esistenza compiuta, ma lui scelse di vivere nel vuoto. Con la caduta perse la sua umanità, e l’amore che caratterizza l’umanità si prosciugò, lasciando l’uomo affamato di amore. Il rimedio? Amare. Che qualcuno venisse e desse amore al mondo». Il riferimento, ovviamente, è all’incarnazione di Cristo nel giorno di Natale: «Così venne Emmanuele, Dio con noi, per riportare l’uomo alla sua umanità. Non mandò un angelo, un arcangelo, un profeta, un politico o un ambasciatore, Egli venne di persona, per dirci che Dio non si dimentica di noi».
«L’amore del Natale ci rinnova come figli, davanti all’unico Vangelo – ha proseguito il vescovo Maurizio, guardando al volume delle Sacre Scritture posto davanti all’altare -, il Vangelo da sfogliare nella vita di ogni giorno, nella comunione e nel rispetto vicendevoli, perché il mondo sappia di essere amato da Dio». Il Sinodo diocesano, infatti, parte dal desiderio della Chiesa lodigiana di ascoltare i suoi fedeli, ma anche di aprirsi al di fuori della comunità ecclesiale, per costruire un cammino condiviso diretto al bene comune nella terra lodigiana.

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