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Fare il bene e raccontarlo, nel solco di S. Bassiano
Fare il bene e raccontarlo, rimettendo in gioco una fiducia che, entrata in profonda crisi negli ultimi anni, abbia modo di rinvigorirsi e generi a sua volta sguardi più sereni sul presente.
Volendo caratterizzare la festa patronale che celebriamo il 19 gennaio con uno dei tratti del Vescovo San Bassiano, quello del bene fatto e del bene raccontato pare il più indicato nell’occasione.
Il momento attuale, le incognite e i rischi
Viviamo infatti un momento complesso, in cui il senso di smarrimento avvertito da diverse fasce di popolazione sembra oscurare i segnali di ripartenza che emergono. Si percepisce ancora molta incertezza e la forbice delle disuguaglianze e delle povertà non si riduce.
C’è un secondo aspetto. L’attenzione ai diritti e doveri delle persone è oggi al centro delle preoccupazioni. Avvertiamo il pericolo di perdere la consapevolezza che i diversi piani di realtà – valori, gesti individuali e sociali, leggi – sono inestricabilmente connessi. L’emotività che caratterizza il dibattito pubblico non favorisce né una corretta presa di informazioni né una ponderatezza di giudizio nel trovare soluzioni. Si rischiano così spaccature e divisioni nel corpo sociale, ardue da ricomporre. Le vicende relative alle agevolazioni scolastiche e sociali evidenziano come non sia facile affrontare con equilibrio il problema dell’integrazione delle famiglie di provenienza straniera, conciliando il rispetto della legge e le doverose esigenze di equità e parità di trattamento.
Raccontare il bene genera slancio e creatività
Sentiamo allora l’urgenza di raccontare il bene, che c’è ed è sempre generativo di slancio e creatività. Lo ritroviamo nei dati sull’economia del Lodigiano, indicanti il buono stato di salute di tante aziende. Il territorio, pur non sfuggendo all’incertezza generale, sembra mostrare una tenuta e in alcuni casi una ripresa grazie ai settori del commercio, dei servizi e dell’industria. Gli operatori economici non nascondono il peso dell’elevato carico burocratico e fiscale, ma il quadro non pare negativo.
È partita poi la sfida dell’Università a Lodi, preparata ed attesa da anni: ora nel campus alle porte della città gli studenti iniziano a frequentare i corsi, i docenti e il personale già vi lavorano. Non si può non cogliere l’impatto positivo della straordinaria avventura universitaria, di cui anche il Vescovo Maurizio ha più volte parlato.
I legami tra imprese e istituzioni formative sono sempre più necessari negli scenari che caratterizzano il mondo del lavoro. La digitalizzazione, la robotica e la velocità dei cambiamenti impongono nuovi approcci, presuppongono un’offerta formativa continua e differenziata: il Lodigiano sta camminando, ulteriori passi sono auspicabili. Infine, senza nascondersi le difficoltà, è poi opportuno rilevare come il tasso di disoccupazione giovanile sia in leggero calo.
I giovani sono protagonisti anche di un ritrovato interesse al dialogo con gli Amministratori, nel percorso de “Le 6 città”, che ha messo a confronto Sindaci e assessori comunali da un lato con gli studenti e i neo-lavoratori dall’altro. È di estremo interesse veder intrecciare le loro domande di senso e di futuro con le analisi degli adulti impegnati in politica, in uno scambio che giova a tutti.
Il bene assume dunque forme diverse, chiede a chi ne ha la possibilità di investire in termini di capitale finanziario e credito di fiducia nei confronti del territorio, interroga la politica e l’economia spingendo chi le governa a trovare sinergie.
L’associazionismo, grande risorsa per la comunità
È un bene che diventa poi evidente nell’opera instancabile di tante associazioni lodigiane, con orientamenti valoriali diversi ma tutte egualmente impegnate nella solidarietà. Ciò significa migliaia di ore messe a disposizione dai volontari in ogni ambito della vita pubblica, con tante opere realizzate a vantaggio dei meno fortunati.
Eterogenea e in evoluzione, la mappa del disagio sociale che le strutture ecclesiali coordinate dalla Caritas lasciano emergere parla oggi di anziani soli, di famiglie e singole persone in difficoltà nell’accesso alla casa e ad alcuni servizi primari, di uomini che hanno perso con il lavoro anche le relazioni e sono esposti a inevitabili fragilità, di donne colpite dalla violenza, di migranti in cerca di dignità e riconoscimento sociale, di giovani e meno giovani presi nella rete del gioco d’azzardo. Situazioni non sempre note, che sfuggono anche alla presa in carico dei servizi pubblici e del privato sociale.
Lavorare in rete per affrontare le sfide presenti
Quel bene possibile che si colloca sempre davanti a noi come meta da raggiungere esige a maggior ragione di lavorare in rete, affiancando l’insostituibile opera dell’associazionismo laico e credente alle Istituzioni preposte. Il senso di responsabilità di ciascuno nel proprio ruolo e la valorizzazione di ogni componente del tessuto sociale si rivelano infatti indispensabili nell’affrontare le sfide presenti.
Invocando San Bassiano le guardiamo con realismo, consapevoli che le esperienze rivelatrici di bene non mancano. La capacità delle persone di riconoscerlo e di esserne inesorabilmente attratte non si può spegnere. Tanti sono gli esempi rintracciabili nella vita quotidiana, che toccano in profondità chi ne è partecipe e plasmano poco alla volta il volto di una comunità solidale, attenta e coesa, ispirata dall’esempio del Patrono.