Messaggio per la Festa di San Bassiano

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Accompagnare le donne e gli uomini del Lodigiano nelle speranze di ogni giorno, in un mondo del lavoro che cambia a ritmi imprevedibili ed esige risposte nuove rispetto al passato. Educare e sostenere i giovani in ricerca di percorsi possibili verso la stabilità economica e un riconoscimento sociale per realizzare il proprio progetto di vita. Ascoltare le grida, spesso nascoste, di quanti si trovano ai margini del contesto civico, economico e familiare, offrendo un conforto e, dove possibile, lo stimolo alla ripartenza. Nel terzo e ultimo anno del piano pastorale proposto dal Vescovo Maurizio alla chiesa laudense, il senso della missionarietà che ne è il tema specifico si declina in precisi risvolti di concretezza nella dinamica sociale. La festa di S. Bassiano, motivo di gioia, è allora l’occasione adeguata per soffermarsi su alcuni aspetti della vita della comunità civile

Solidarietà e responsabilità, le ancore negli anni della crisi
Una comunità che ha affrontato con dignità e coraggio gli anni della crisi, pagando un caro prezzo ma arrivandone a capo grazie al concorso di tante espressioni del mondo sociale. Encomiabili realtà associative cattoliche e laiche, che hanno speso energie nella solidarietà tangibile; coraggiosi imprenditori e dirigenti che non hanno abbandonato le aziende; soggetti privati e pubblici e Fondazioni che hanno sostenuto tramite indispensabili strumenti finanziari i progetti della chiesa e degli enti locali per famiglie e singole persone.

E’ stato il lavoro di rete a favorire la tenuta del contesto negli anni difficili, possiamo valutarne l’importanza ora che la china sembra risalita. Sul versante economico le analisi mostrano infatti che il peggio è alle spalle, col conforto dei numeriche segnano la ripresa. Ma si tratta di un fuoco di paglia o di un reale miglioramento occupazionale, di investimenti, di qualità di vita, di relazioni industriali e sindacali, di serenità sociale diffusa? è forse più appropriato parlare di ‘ripresa senza occupazione’?

Alcuni lo sostengono. Oppure di semplici spiragli, che non preludono a cambiamenti rilevanti di scenario? L’export rappresenta un buon indicatore per il Lodigiano, ma non pare sufficiente a sostenere, ad esempio, la pressante domanda di lavoro. Occorre attirare investimenti ed investitori, lasciando loro spazio senza gli eccessivi sospetti che hanno causato la perdita di qualche occasione. La lettura d’insieme della situazione economica e occupazionale appare complessa. Si respira un’aria migliore, ma non se ne percepisce ancora fino in fondo l’incidenza sulla vita delle persone.

Rimettersi in gioco e donare nuova fiducia alle persone
Eppure sono loro – le famiglie, i giovani e i lavoratori – che devono essere posti al centro d’attenzione nella questione sociale. Si tratta oggi di acquisire maggior coscienza del legame che deve instaurarsi tra l’impresa e la comunità locale in cui opera: uno scambio costante deve legare l’una all’altra, nella ricerca di interazioni reciproche.

Le scelte di chi detiene gli strumenti di governo lo possono favorire. Non v’è chi non veda l’urgenza di agire, ad esempio, sulla fiscalità e la sburocratizzazione quali elementi chiave per ridare slancio a imprese e territori: lo ha ricordato anche la chiesa italiana di recente a Cagliari.

È in gioco una questione vitale: la riappropriazione della fiducia. La crisi non può dirsi conclusa né attenuata se persistono ancora enormi malumori nella vita pubblica, che si traducono in atteggiamenti civici riprovevoli così come in allarmanti assenze degli elettori ai seggi. Non può bastare un pur generoso attivismo sociale: è il tempo di investire le energie migliori in una prospettiva culturale che rimetta in primo piano responsabilità, competenza, formazione dei giovani, senso di appartenenza alla comunità, impegno politico. L’anno missionario non può evitare il confronto serrato con queste dimensioni dell’agire umano che, forse, hanno ceduto il passo e delle quali ora si sente un bisogno acuto.

Le sfide dell’incontro con l’altro, il compito ineludibile
Nondimeno, lo spirito indomito che spinse oltre oceano Santa Francesca Cabrini e contrassegnò l’opera di San Vincenzo Grossi conduce ad interrogarsi sulla qualità dell’incontro con le comunità di stranieri che da noi abitano, lavorano e conducono la propria vita famigliare e sociale.

La solidarietà è un tratto tipico del nostro popolo, che la esprime in tante forme. Accogliere e integrare sono due capisaldi della carità umana e cristiana: ne sono testimoni le parrocchie, le famiglie, le associazioni, gli enti preposti. Il processo va altresì guidato, secondo il monito del Papa, con prudenza: bisogna riflettere sulle forme più opportune e valutare le reali possibilità, commisurate non solo ai numeri ma anche alla soglia di tollerabilità in un concreto contesto. La gradualità e il limite sono criteri necessari nell’incontro con l’altro. Sul versante dell’esperienza di fede, legata alla vita più intima delle persone, ricorda a riguardo il Vescovo Maurizio che “…la sfida della globalizzazione e delle migrazioni sollecita un confronto con fedi diverse, portatrici di innegabili valori. Conoscersi e confrontarsi è il primo passo per imparare a raccontare la propria fede senza timore di offendere o discriminare. Annunciare la fede non significa imporla ma nemmeno mortificarla…”.

Infine, nel tempo odierno, maturare un equilibrio per operare buone scelte è questione vitale: la mancanza di lavoro per alcuni si scontra con le condizioni disumane di impiego per altri. L’ansia di produrre si traduce nella perdita del valore della festa e del riposo come esperienze necessarie per le persone e le comunità. La solitudine, drammatica causa di alienazione, va di pari passo con lo strapotere degli strumenti di comunicazione che non danno tregua giorno e notte. L’affermazione di sé ad ogni costo si trasforma in scacco delle relazioni e impedimento di progettualità nel lungo periodo: gli indici demografici ne sono un macroscopico esempio.

Recuperare un sano ‘senso del vivere’ diventa allora motivo ricco di significati. Attorno al Patrono e al Suo successore, la chiesa laudense nell’anno della missione lo chiede e lo propone come riscoperta, a più livelli, nella vita personale e in quella economica, politica e sociale.

Il messaggio e la testimonianza coraggiosa di San Bassiano, roccia e riferimento del suo tempo in vicende altrettanto burrascose, sono ancora in grado di orientare i nostri passi verso un bene autentico.

 

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