
La storia dell’umanità è, in sostanza, una storia di guerre, migrazioni, epidemie e disastri ambientali. Questi eventi continuano con la stessa forza distruttiva. A differenza del passato, i mezzi tecnologici ci consentono di assistervi istantaneamente. Le trasmissioni televisive, le notizie su Internet e i social media, riportano quasi in tempo reale foto e video. Nel 2015,dopo aver visto una fotografia di rifugiati siriani in difficoltà, seguita da un video del telegiornale, ho pensato: “Queste persone che fuggono ora non sono io, i miei genitori o i miei figli. Ma non c’è garanzia che un giorno non siano noi”.
Questa consapevolezza ha cambiato profondamente la mia prospettiva sulle immagini. Da questo cambiamento di punto di vista, ho iniziato a presentare le foto di vari fotoreporter di tutto il mondo in modo diverso, combinando due immagini contrastanti. Il mio obiettivo, con la serie che ho intitolato Universi paralleli, è cambiare la nostra visione collettiva, creare empatia, evidenziare i problemi mostrati in queste foto e sensibilizzare l’opinione pubblica. Credo che l’empatia e la consapevolezza possano ridurre significativamente i problemi che dobbiamo affrontare nel mondo e nelle nostre vite. Per questo motivo il mio lavoro si concentra su collage che affrontano temi come la guerra e i conflitti, le migrazioni e i rifugiati, i problemi ambientali, i diritti delle dorare e dei bambini, le disuguaglianze socio-economiche, la politica corrotta e la giustizia. Di recente ho pubblicato il mio secondo libro, Parallel universes of war und peace, che presenta collage e informazioni incentrati sulle guerre e sul loro impatto globale, utilizzando fotografie di molti famosi fotografi di guerra.
Attualmente ho anche delle mostre a Roma [presso la Biblioteca Vallicelliana, in collaborazione con La Gelleria La Nica n.d.r] e a Lodi [per Caritas Lodigiana, n.d.r.] intitolate Guerra e pace. Nel XX secolo, in particolare dopo la Prima e la Seconda guerra mondiale, le grandi potenze (che spesso erano all’origine eli queste guerre su larga scala) hanno creato sistemi basati sulla cooperazione. Questi sistemi — radicati nell’economia, nella politica, nel diritto internazionale e in strutture culturali come l’ONU e l’LTE — hanno contribuito a ridurre al minimo il verificarsi di guerre. Tuttavia, queste istituzioni si sono erose nel tempo. Le nazioni che un tempo costruivano sistemi basati sul consenso per garantire un mondo più stabile e pacifico dopo la Seconda guerra mondiale stanno ora causando danni irreparabili, perseguendo interessi nazionali o aziendali a spese della pace globale. Gli eventi a cui assistiamo oggi ci fanno pensare che ci stiamo avvicinando alla fine di questa era pacifica e che ci stiamo dirigendo verso un futuro ancora peggiore.
Conflitti che potrebbero essere risolti con la diplomazia vengono prolungati per il bene delle industrie della difesa e dei profitti aziendali. In queste guerre la compassione è del tutto assente, armi avanzate guidate dall’intelligenza artificiale uccidono centinaia di persone — donne, bambini, anziani — in modo deliberato e indiscriminato. Nonostante la presenza di un sistema di aiuti e di assistenza sanitaria sviluppato, milioni di persone sono costrette a morire di fame come arma di guerra. Se non correggiamo questa situazione, dobbiamo ricordare che non c’è alcuna garanzia che le fiamme di queste guerre non inghiottano un giorno noi e i nostri cari. Mi auguro un futuro pieno di amore ed empatia per tutti noi.
Ugur Gallenkus, articolo pubblicato nell’inserto gutenberg di Avvenire del 25.10.2024
- La Caritas diocesana ha acquistato 10 opere dell’artista turco che mette a disposizione del territorio per azioni di sensibilizzazione. Per info: comunicazione@caritaslodi.it