
«La cura che Dio dispone per noi è una cura che ci recupera da ogni fallimento con il miracolo del perdono, un miracolo che può diventare addirittura perdono vicendevole tra uomini e donne se consentiamo al Signore di prenderci sulle sue spalle per vedere più lontano delle nostre ragioni, delle nostre miopie, dei nostri risentimenti, più in alto del pensiero dominante»: è il messaggio di Speranza offerto dal vescovo di Lodi monsignor Maurizio Malvestiti alle 21 parrocchie del vicariato di Codogno raccolte ieri sera nella città codognese per la Statio penitenziale giubilare attorno al tema “Lasciatevi riconciliare con Dio”.
Partendo dalla chiesa dei Frati, guidati dalla croce di Cristo stretta tra le mani del vescovo Maurizio, i fedeli hanno attraversato il centro storico raggiungendo la chiesa parrocchiale, illuminati dalla luce delle candele e delle torce alimentata dalla Parola di Dio, dalla preghiera e dal canto. Al termine della celebrazione penitenziale vicariale, chi lo desiderava ha poi potuto accostarsi al sacramento della Riconciliazione.
«A Lui chiediamo perdono per rinnovare la gioia di vivere – ha detto monsignor Malvestiti, affiancato dal vicario foraneo monsignor Iginio Passerini che ha ringraziato insieme agli altri fratelli nel sacerdozio-: non possiamo vivere secondo l’istinto, all’istinto il Signore ci invita a sostituire la cura per la propria vita e per quella degli altri: ama il prossimo tuo come te stesso».
Il primo passo? È l’accettazione, con realismo, di quello che siamo. «Non siamo soli nella fedeltà al Vangelo, nel rispetto dei 10 comandamenti, nell’accoglienza dei consigli evangelici – ha ricordato il pastore della diocesi di Lodi -: è sinodale la risposta che dobbiamo al Signore». Quindi la certezza: «Dio non ci vuole giudicare, ma salvare. Il suo nome è Misericordia». Come indicato infatti nella bolla di indizione del Giubileo, Spes non confundit, “il Sacramento della Penitenza ci assicura che Dio cancella i nostri peccati”. Da qui l’invito del vescovo Maurizio: «Non rinunciamo alla Confessione, ad un dialogo con un sacerdote per orientare la nostra vita al Signore, riappropriamoci del sacramento della guarigione, della nostra gioia di vivere, con Lui possiamo fronteggiare dolore e morte, da questa croce sgorgano unità e pace per l’intera famiglia umana: al Signore, per i nostri cari, chiediamo certo la salute e la benedizione sul lavoro, ma non dimentichiamoci mai di chiedere la salvezza eterna per noi e per i nostri cari».
di Sara Gambarini