In memoria del Card. Dionigi

A seguito della dipartita del Card. Dionigi Tettamanzi, già Arcivescovo di Milano, Mons. Malvestiti esprime in sua memoria un personale e caro ricordo:

foto de © Il Cittadino di Lodi

Bassiano si recò sollecito da Ambrogio per consegnarlo al Padre nel giorno ultimo. Pensavo a quel momento sabato scorso, nella Basilica di Lodivecchio, quando chiedevo per il cardinale Dionigi la pace del Signore. Pensavo all’abbraccio che i buoni pastori ricevono dal Pastore Eterno una volta conclusa la cura per il gregge. Ho rinnovato la preghiera ieri nell’Eucaristia presieduta alla Maiocca di Codogno. Il vangelo della Trasfigurazione, assicura che saremo trasfigurati e conformati al corpo glorioso del Crocifisso Risorto.

A richiamare l’abbraccio col Pastore eterno, che auguriamo al compianto arcivescovo, è stato quello del popolo ecclesiale a Triuggio attorno alle sue spoglie mortali. Ne sono rimasto stupito ieri pomeriggio, recandomi a Villa Sacro Cuore per condividere il suffragio della chiesa di Milano. Sarò in Duomo martedì per il commiato eucaristico ma invito le comunità al ricordo orante per questo pastore nei prossimi giorni.
I miei primi incontri con don Dionigi risalgono agli inizi del sacerdozio, nelle conferenze che teneva sulla Familiaris consortio, l’esortazione apostolica di san Giovanni Paolo II del 1981. Era esperto appassionato e competente di morale familiare. Impressionava la semplicità e la completezza del contenuto, ma anche il tratto e il sorriso, accorti e decisamente benevoli, che distinguevano il relatore. Così lo incontrai anche negli anni romani. Era membro della Congregazione per le Chiese Orientali. Verso la fine del mandato, acconsentì alla collaborazione di un suo giovane sacerdote nel dicastero per “farsi perdonare” – sottolineava divertito – le assenze alle riunioni, motivate evidentemente dagli impegni ambrosiani. Era commovente il suo apprezzamento per le Chiese d’Oriente, per la loro vocazione al martirio, ossia all’essenzialità del nostro essere in Cristo.
Nei miei anni lodigiani venne a sant’Angelo per commemorare Giancarlo Bertolotti, che aveva personalmente conosciuto nella comune testimonianza al vangelo della vita. Ricordo con quale calore, asseriva che la vita, dal primo istante del concepimento fino all’ultimo respiro, è sempre e comunque notizia buona e benefica, capace di consolare in profondità proprio quando appare nella sua fragilità estrema e pone drammatici quesiti sul suo senso ultimo. Lo invitammo a Lodi, in seguito, a parlarci dei Sinodi sulla famiglia. Papa Francesco lo aveva scelto come pastore esperto. Ci lasciò un insegnamento indimenticabile, ripetuto più volte tanto gli stava a cuore: “i diritti dei più deboli non sono affatto diritti deboli”. In ambedue le circostanze, egli mi rinnovò la sua paterna e incoraggiante stima, sempre rilevando come “la diocesi di Lodi fosse veramente bella”. Era il sorriso a convincere ancora di più al riguardo.
I giornali sottolineano in questi giorni “l’umiltà” del pastore. A me pare doveroso dirgli grazie per “l’umanità” del pastore. L’aveva attinta da Cristo, avvicinandolo mentre salutava la gente comune, che istintivamente avvertiva la sua amichevole condivisione delle preoccupazioni e delle speranze nascoste nei cuori. Mi disse più volte che i fedeli dimenticano le parole dei loro pastori ma non la personale stretta di mano regalata nella visita pastorale. “La luce buona di Dio, che trasfigura in gloria la storia, avvolga il carissimo cardinale Dionigi e lo ricompensi per il bene che ha fatto a tutti noi”: è il condivisibile auspicio espresso dal suo successore, l’arcivescovo Mario, in risposta al cordoglio che ho fatto pervenire a nome della diocesi di Lodi.

+Maurizio, vescovo

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