
«È inscindibile il vincolo tra Cristo e la povertà: egli la scelse per arricchirci di Dio». A dirlo ieri mattina il vescovo Maurizio, che in cattedrale ha presieduto la Santa Messa per il Giubileo dei poveri e dei volontari. «Nel mistero della divina carità creatrice e redentrice Gesù, da ricco che era, si fece povero per donarci ciò che non passa, Sé stesso, quale compimento del regno di Dio e della sua giustizia – ha ribadito monsignor Malvestiti -. Quel vincolo scaturisce dal “nulla è impossibile a Dio”. Lo ha pronunciato davanti alla Vergine di Nazareth l’arcangelo Gabriele nell’annunciazione ». Il farsi carne in povertà è la via che Dio ha pensato per renderci partecipi della sua vita: «Gesù ha detto che i poveri sono sempre con noi. Sono loro che portano il sigillo che li libera, insieme però a quanti li avvicinano nella carità di Cristo. La giustizia prenderà con sé i poveri e tutti coloro che, incontrandoli, non si volteranno altrove ».
Lo farà prima che il fuoco non lascerà radice né germoglio di quella pseudo umanità che è sazia di sé e dei suoi beni: «Beni che sono da condividere con i fratelli e le sorelle tutti. Non si lasciano nell’abbandono le vittime innocenti delle povertà antiche e nuove, e nemmeno i poveri che sono tali per inettitudine personale. Sono persone da riportare a consapevolezza della propria irrinunciabile dignità personale, familiare e sociale». Nulla è impossibile a Dio, ha aggiunto il vescovo, «che è capace di entrare nel disagio sociale, nelle fragilità personali, e cambiare, capovolgere » portando «il piccolo seme evangelico a divenire un albero». La sollecitudine sociale, infatti, «rinnova la terra, facendone la casa accogliente per tutti».
Ma come si vince la povertà onde avere pace e unità sociale? «Lavorando tutti, ma anche garantendo il bene del lavoro a tutti, al fine di poter riaffermare l’antica regola apostolica “chi non vuol lavorare, neppure mangi”. Il Vangelo, assicura parole di sapienza per l’ora della prova affinché non cadiamo nell’inganno dell’incredulità. Il giudizio verrà: il suo senso sarà la carità, e Dio non ci abbandonerà».
La misteriosa provvidenza divina, al di là delle evidenze storiche, ci custodirà per la vita eterna, ha concluso monsignor Malvestiti: «È la fede consolante e incoraggiante, che non teme la storia, poiché ci libera dal timore del domani chiedendo però il pentimento dei peccati per avere il perdono misericordioso e indulgente del Signore, che scatena le energie migliori che tutti portiamo nella mente e nel cuore».
