14 dicembre 2025 - III Avvento

La libertà del Battista

“Cosa siete andati a vedere nel deserto?” domanda Gesù. E fornisce anche la risposta: un uomo libero. Sì, libero dai condizionamenti del benessere o dalle sicurezze di una condizione agiata. Libero da legami familiari, di amicizia, di impresa comune, che potrebbero diventare vincolanti, soffocanti rispetto alla missione a cui si sente chiamato. Lascerà liberi di passare al seguito di Gesù alcuni suoi discepoli. Non è condizionato dalla folla, a cui si rivolge con estrema franchezza: “razza di vipere”. Libero di fronte ai potenti, che per questo trasformano la sua solitudine eremitica in isolamento carcerario: ma anche detenuto la sua vita non è schiava di nessuno. Libero anche, lui di stirpe sacerdotale, dai riti senza anima del culto nel tempio: ne converte lo spirito con un battesimo di penitenza. Libero come un profeta, anzi “più che un profeta”, l’annunciatore dell’imminenza della venuta del Signore, additato presente in Gesù di Nazareth, l’agnello di Dio. Libero anche nel vivere una fede che si interroga, di fronte agli atteggiamenti di Gesù che lo lasciano sconcertato: “Sei tu colui che deve venire?”. Libertà confortata dal chiarimento di Gesù: la stagione del Messia è quella non dell’ira, ma della misericordia di Dio.

Il deserto è stato dunque per Giovanni la casa della libertà. Esso risultava indispensabile nel quadro della sua vocazione e missione: “nel deserto preparate la via del Signore”. L’eremo avrà un grande seguito anche nel tempo della Chiesa, quando molti si sentiranno chiamati al deserto, quale luogo in cui Dio conduce per “parlare al cuore”. Il deserto però, qualifica la libertà del Battista, non quella di Gesù, che nel deserto ci è andato, ma non vi è rimasto. La casa di Gesù è il mondo, al quale invierà anche i suoi discepoli. E ad essi esibirà con la sua vita il vangelo della libertà nel mondo: le sfide sono le stesse, ma la missione si spinge, oltre il deserto, in ogni spazio di convivenza umana. La libertà di Giovanni è stata la sua grandezza, riconosciuta dallo stesso Gesù: “fra i nati di donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni Battista”. Ma lui non si è mai montato la testa ed è rimasto consapevole della sua relatività al Messia: “Lui deve crescere; io invece diminuire”.

Era troppo amico di Gesù per sentirsi superiore a lui. Gesù è il Figlio di Dio che facendosi uomo si è fatto piccolo, anzi il più piccolo. Nel regno dei cieli valgono criteri alternativi a quelli terreni: “Gli ultimi saranno i primi”. “Il più piccolo nel regno dei cieli (Gesù) è più grande di lui (Giovanni)”. Per questo l’indice di Giovanni Battista rimane perennemente puntato verso Gesù.

 

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