
Ieri pomeriggio in Cattedrale il vescovo Maurizio ha presieduto la Messa del Giubileo diocesano dei ministranti e le sue parole hanno raggiunto tanti giovani che hanno gremito la basilica insieme a fedeli, famigliari, sacerdoti e seminaristi che hanno partecipato a una giornata di festa coordinata da don Anselmo Morandi.
«Non dobbiamo fermarci ai desideri – ha esordito il presule parlando ai ragazzi e alle ragazze -. Il Vangelo ci aiuta a concretizzare la fede e la speranza, approdando alla carità che non avrà mai fine. Occorre dire di no alla corruzione e alla menzogna, ricordando che il denaro e le ricchezze che passano, accecano gli occhi ma anche la coscienza e il cuore. Se noi seguiamo il denaro ne diventiamo schiavi».
Dio è la vera ricchezza, ha proseguito monsignor Malvestiti: «Gesù si è fatto povero per arricchirci. Chiediamo la ricchezza per tutti – ha specificato -, purché sia condivisa e purché non si permetta di sostituire quella vera». Disastri e guerre, infatti, arrivano quando si mette da parte Dio, sostituendolo con la ricchezza che non dura per la vita eterna. Nel segno della speranza, il vescovo Maurizio ha detto: «Non rassegniamoci ai no che la vita ci dice: quando le cose non vanno bene, non diamoci per vinti, cerchiamo le possibili soluzioni e una via di uscita, anche trovando amici veri. Non scoraggiamoci mai e diciamo no all’indifferenza: ricordiamo però che solo chi è fedele nel poco, lo sarà anche nelle responsabilità più impegnative».
Citando San Carlo Acutis, il vescovo Maurizio ha esortato i ministranti a vivere la liturgia eucaristiche tutte le domeniche, cercando sempre il posto che il Signore ha pensato per la loro felicità, nella Chiesa e nella società: «Nella liturgia dovete avere molta finezza e devozione, non per apparire ma per lodare il Signore. Ricordate che “l’Eucarestia è l’autostrada che ci porta in cielo”. Sentite sempre vicini a voi San Tarcisio, patrono dei ministranti, e San Carlo Acutis. La speranza cristiana non ci deluderà e il Giubileo scaturisce da questo amore perché, come ha scritto San Paolo “né morte né vita potranno separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù”».
