Giuda è appena uscito dal cenacolo, e Gesù sa bene cosa è andato a fare: il traditore è diretto al punto di ritrovo con le guardie che, al suo segnale, dovranno arrestare il Maestro. Eppure il Signore afferma: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui». Ma come? Glorificare non significa onorare e riconoscere la grandezza? Come fa Gesù a dire di essere stato glorificato proprio nel momento in cui sta entrando nelle ore più drammatiche e umilianti della sua vita? Quale gloria è quella di un tradito da un amico, e poi abbandonato da tutti gli altri? Cristo ci sorprende con le sue parole: ci rivela che il culmine della sua esistenza è proprio il consegnarsi alle umiliazioni e alle sofferenze per la salvezza di tutti, amici e traditori.
Ciò che aggiunge subito dopo ci aiuta a capire come funziona questa gloria. Gesù consegna ai suoi discepoli quello che lui stesso chiama «comandamento nuovo». Ma dove sta la novità? Non tanto nell’amarsi gli uni gli altri: già la Legge antica prevedeva l’amore per il prossimo (vedi Levitico 19,18). La vera novità sta nell’amare come Gesù ci ha amati. Dice infatti: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri». E il suo modo di amare lo troviamo raccontato nei Vangeli, dispiegato nell’arco di tutto il suo ministero e culminante nel consumarsi per noi, fino alla fine, dando la vita sulla croce. È questo lo stile che sfocia nella risurrezione e nella vita eterna.
Gesù deve essere quindi il termine di paragone costante del nostro stile quotidiano, metro di misura del nostro amare. Se lui è il baricentro, allora diventa possibile anche per noi amare tutti senza condizioni, fino all’ultima goccia di sangue. Facendo questo, senza lasciarci lusingare dagli onori che vengono dal mondo, noi discepoli daremo gloria al Signore: riconosceremo, cioè, il peso che gli spetta nella nostra vita. Scriveva Sant’Ireneo di Lione: «La gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo consiste nella visione di Dio». Se terremo sempre davanti ai nostri occhi e impresso nel nostro cuore il volto di Gesù, in cui Dio si è reso visibile, e se sarà lui il termine di paragone per il nostro vivere quotidiano, allora potremo adottare uno stile che, giorno dopo giorno, renderà il nostro amore sempre più simile all’amore incarnato dal Crocifisso. E la novità travolgente della risurrezione si farà largo nella nostra vita.
