Ci sono presenze ingombranti, che per riempire ogni anfratto cacciano via chiunque. E ci sono presenze che, invece, si diffondono in tutto lo spazio a disposizione, senza per questo sfrattare altri. Un po’ come fa un profumo: non ha bisogno di far uscire gli abitanti della casa per diffondersi in ogni angolo della stanza. Ci ricordiamo la scena dell’unzione di Betania? Quando Maria, sorella di Marta e Lazzaro, prende una boccetta di nardo profumato e ne cosparge i piedi di Gesù, l’Evangelista Giovanni annota: «e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo» (Gv 12,3). Qualcosa del genere accade anche a Pentecoste. Lo Spirito Santo viene «all’improvviso» e, come il fragore del vento, «riempì tutta la casa dove stavano» i discepoli (At 2,2). Ecco lo stile dello Spirito Santo: non ingombra l’ambiente, non si mette in competizione con noi, quasi fossimo nemici, né ci caccia come ospiti indesiderati, ma riempie tutta la casa, trasformandola a beneficio dei suoi abitanti.
Dalle letture della domenica di Pentecoste raccogliamo alcune caratteristiche precise di questo dono dello Spirito Santo. Innanzitutto, è frutto della preghiera che Gesù rivolge al Padre per noi: «io pregherò per voi il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre» (Gv 14,16). Se l’unzione che aveva riempito di profumo la casa di Betania era un gesto in vista della sepoltura di Gesù, l’effusione che riempie di Spirito Santo il cenacolo in cui si trovano i discepoli è dono del Risorto, che ha attraversato la morte e l’ha sconfitta. Per questo, a differenza di ogni prodotto umano, si tratta di un regalo che non ha scadenza e può rimanere «per sempre» con noi, perché porta la vita e la potenza di Dio. E questa effusione, in cui le «lingue come di fuoco […] si posarono su ciascuno di loro», è avvenuta mentre i discepoli «si trovavano tutti insieme nello stesso luogo» (At 2,1-3): è dunque un dono che raggiunge «ciascuno», ma dentro la comunità. Senza voler mettere noi le briglie allo Spirito Santo, che è e rimane libero di muoversi e agire come e dove vuole, la scena della Pentecoste ci dice che c’è un luogo privilegiato in cui questo dono ci raggiunge, ed è la comunità cristiana.
Insieme a tutta la Chiesa facciamo nostra l’invocazione che domanda il rinnovarsi della Pentecoste, perché di questo dono abbiamo costantemente bisogno. L’antico inno, intitolato «Vieni Santo Spirito», ci presta le sue parole e ci invita a chiedere allo Spirito Santo, «ospite dolce dell’anima», di invadere e riempire il cuore di ciascuno e l’intera casa che è la comunità cristiana. In sua compagnia non ci sentiremo inquilini indesiderati, ma alleati e complici per realizzare una vita piena e diffondere l’aroma del Risorto.
