
L’incontro di preghiera, meditazione e approfondimento dei sacerdoti diocesani è innanzitutto un modo per incontrarsi in presenza, oltre che in spirito, nell’inizio della Quaresima. Ma, giovedì 18 febbraio, è stato anche un’occasione per ascoltare le parole di Paolo Martinelli, vescovo ausiliario di Milano, e responsabile regionale per la Pastorale della Salute, “delegato dei vescovi lombardi per un ambito divenuto cruciale in questo primo e, speriamo, ultimo anno di pandemia”, come l’ha introdotto il vescovo Maurizio.
Il cammino condiviso non può fare quindi a meno della pluralità, poiché “un corpo è forte quando è strutturato e non è uniforme”, ha aggiunto, ricorrendo ai documenti del Concilio Vaticano II, che ha riscoperto il valore dei carismi, ribadendo che “i pilastri del corpo ecclesiale sono tutti i battezzati, poiché hanno il senso della fede e sono animati dai carismi”: carismi a lungo osteggiati perché “qualcuno, in forza di una presunta esperienza dello Spirito, ha sollevato la pretesa di emanciparsi dalla struttura sacramentale, dalle sacre Scritture” ha chiarito, indicando invece come esempio san Francesco, che rimase sempre umilmente legato ai sacramenti, alla Chiesa cui spetta di riconoscere il carisma e valorizzarlo”. Tra tutti i carismi, però, Martinelli ha evidenziato una realtà incontrovertibile: “La carità non è un carisma tra gli altri, ma è condizione per l’esercizio di tutti i carismi e centro della vita cristiana”.
