5 Gennaio 2024 – II Domenica dopo Natale (Anno C)

La carne umana come trasparenza di Dio

Il «principio», momento fuori dal tempo, è l’eternità di Dio da cui il tempo ha inizio. Lì nasce tutto ciò che Dio ha pensato e desiderato creare. Lì, in quell’istante infinito, il Verbo di Dio, la sua Parola, il suo Figlio, esiste da sempre e prima di ogni tempo. Ed è coinvolto nella creazione, perché «tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste». Il Verbo di Dio, il suo Figlio eterno, non è estraneo al nostro mondo, perché è attraverso di lui che il mondo è stato creato. Le tracce della sua esistenza possono essere riconosciute in ogni frammento di creatura: tutto ciò che è buono (la vita, la bellezza, la stessa esistenza) è riflesso e indizio di un Dio che ha pensato e desiderato questo mondo come un luogo in cui respirare bontà e bellezza (si veda il racconto di Genesi 1 in cui, ad ogni tappa della creazione, Dio «vide che era cosa buona»). Ciò che dovrebbe sorprenderci maggiormente non è tanto scoprire che il Verbo di Dio era già attivo nel mondo: tutto l’Antico Testamento ci racconta come Dio abbia voluto entrare nella storia umana per trasformarla in storia di salvezza. Fin dalla creazione il Signore ha a che fare con ogni creatura, anche con quelle che, spinte dalla superba pretesa di fare a meno di lui, decidono di respingerlo. Ciò che dovrebbe sorprenderci è che quel Verbo, da sempre connesso con il mondo ma riconoscibile solo di riflesso attraverso le creature, ha deciso abitare il mondo in modo nuovo. Così «si fece carne», prendendo su di sé tutto ciò che è umano: un corpo in cui sperimentare fame e sete, in cui ricevere e donare cure, provare gioie e sofferenze; ha preso una testa per pensare in linguaggio umano i pensieri di Dio, un cuore per amare e tradurre in cuore di uomo il suo Amore infinito. È in questa traduzione umana che i discepoli e i contemporanei di Gesù hanno «contemplato la sua gloria», riconoscendolo «pieno di grazia e di verità». Nel modo in cui Gesù ha vissuto “le cose umane”, quelle che caratterizzano la vita di tutti noi, essi hanno potuto vedere con i loro occhi non un semplice riflesso, ma Dio stesso in carne e ossa. Si è manifestato nella carne umana, in atteggiamenti vissuti dentro un intreccio di corpo, pensieri, emozioni, sentimenti, relazioni: intreccio che siamo anche noi. In Gesù l’umanità ha potuto esprimere Dio in massima trasparenza, perché in lui uomo e Dio sono un’unica persona. Ora tocca a noi, suoi discepoli: «a quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio». Certi che anche la nostra umanità può parlare di quel Dio che è nostro Padre, ci domandiamo: come possiamo vivere la concretezza di ogni frammento di giornata, affinché il nostro essere umani sia trasparenza dell’amore infinito di Dio? Don

Stefano Ecobi

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