16 novembre 2025 - XXXIII Tempo ordinario

La forza della testimonianza

La nascita dell’arte retorica, cioè del parlare o scrivere in modo ordinato ed efficace, risale ai sofisti greci del V secolo a.C. Insomma, sono almeno 2500 anni che l’umanità si è accorta che il potere delle parole può essere coltivato e potenziato, al fine di ottenere effetti persuasivi. E non pensiamo che sia soltanto roba da antichi filosofi greci o pensatori medievali: in un mondo come il nostro, immerso nell’intreccio di flussi continui di comunicazione, le tecniche del parlare efficace sono sempre all’opera per ottenere l’attenzione di un pubblico di consumatori, clienti o cittadini. Possiamo allora comprendere lo stupore di chi, ascoltando Gesù, si sentiva (e si sente) dire: «Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere».

Dove sta la forza della testimonianza cristiana? Non nel calcolo millimetrico delle parole preparate in anticipo, confidando nell’efficacia del bell’eloquio. Ma nemmeno nella spavalderia imprudente di chi va allo sbaraglio, sicuro di avere nelle sue capacità umane l’attrezzatura necessaria ad un parlare persuasivo. La forza della testimonianza di chi crede in Cristo sta nello Spirito Santo: lui è l’attrezzatura fondamentale di chi annuncia il Vangelo. Lo Spirito, che certamente si serve delle doti umane del testimone, al contempo rende capaci di gesti che uno non avrebbe mai pensato di poter mettere in atto. Pensiamo a chi va incontro al martirio o a chi resiste nella fede nonostante le persecuzioni. Pensiamo a chi, nei momenti di prova, si scopre capace di gesti d’amore che in tempi tranquilli non avrebbe immaginato di saper compiere.

E non pensiamo solo a cose sensazionali: anche la pazienza nel restare accanto ad un malato, la perseveranza nella preghiera nonostante da lassù sembri non arrivare alcuna risposta, la decisione di rimanere aggrappati alla speranza anche quando pare non esserci via d’uscita, la scelta di rinnovare l’amore per i propri familiari e di sostenere le fatiche del trantran quotidiano, il rilancio dell’impegno e dell’entusiasmo nel dare la propria testimonianza di fede e di vita buona alle nuove generazioni anche quando le soddisfazioni fossero poche.

«Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita», ci dice Gesù. Noi la salveremo. Perché il Salvatore è lui, ma restando saldi nella sua grazia e decidendo quotidianamente di non cedere il passo al male, noi aderiamo con tutta la nostra volontà alla sua, e ci lasciamo inondare dalla salvezza.

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