Questa domenica scopriamo di avere un ospite speciale. Amare Gesù, ascoltare e accogliere la sua Parola come la più importante, quella che ha più voce in capitolo sulla nostra vita, spalanca la vita all’amore del Padre e all’abitare di Dio presso di noi. Dice infatti Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». Ed ecco poi sopraggiungere anche lo Spirito Santo, come colui che sta sempre al fianco per sostenere e proteggere (il «Paràclito», appunto), insegnando e ricordando quanto Gesù ha detto, quasi un divino suggeritore della Parola venuto in soccorso alla nostra memoria corta. Insomma, tutta la Trinità si fa nostra ospite, e non un’ospite d’eccezione (di quelli che fanno la comparsata e poi arrivederci a mai più), ma un’ospite ordinaria, quotidiana, arrivata per rimanere stabilmente.
Che confusione, ci verrebbe da pensare: quando gli ospiti sono tanti, il disordine è in agguato. E invece il frutto di tutto questo divino affollamento è la pace. Stiamo parlando di Dio, dopo tutto. Ma attenzione: non si tratta della serenità di chi non ha pensieri per la testa, né la quiete di chi non si imbatte in alcuna fonte di disturbo. La pace non è spensieratezza o superficialità, né disinteresse e occhi chiusi di fronte ai problemi, e nemmeno assenza di fatica o di dolore. Quella si chiama anestesia, ed è un po’ come trattenere il respiro per non sentire la puzza: prima o poi devi tornare a respirare, e anche la serenità passa. La pace, invece, è qualcosa di molto più vivo e aderente alla realtà, che resta salda anche quando si sperimentano stati d’animo contrastanti, o quando si deve fare ciò che immediatamente non mi attirerebbe perché costa fatica, ma va fatto ugualmente perché è bene. D’altronde, chi ama ha necessariamente delle preoccupazioni, perché avere a cuore qualcuno o qualcosa significa preoccuparsi per il suo bene. La pace sa integrare anche i motivi di turbamento, compreso il dolore, addomesticandoli alla luce certezza di una fede.
La pace, quella vera, viene da Dio: è dono del Risorto. È la presenza di Dio, che abita nelle nostre vicende di tutti i giorni. È vivere nella certezza di essere amati dal Padre, guidati dalla Parola di Gesù, sostenuti dallo Spirito suggeritore. E così, dentro questa coabitazione con la Trinità, la pace è rispondere al suo amore, amando Dio e tutti coloro che la vita ci fa incontrare. Questo non significherà cancellare ogni sofferenza, preoccupazione o fatica: se queste cose fanno parte della vita e delle relazioni, la promessa di un anestetico sarebbe l’illusione di poter vivere senza ciò che rende umana la nostra esistenza. La pace che ci dona il Risorto, invece, sa dare un senso anche agli aspetti più spigolosi, regalandoci coraggio e perseveranza, gratitudine e vita in pienezza.
