Solo quattro versetti, il Vangelo di questa domenica. Una manciata di parole, che potrebbero scappare via in pochi istanti. Eppure, traboccano di certezze: Gesù conosce le sue pecore, dona loro la vita eterna ed esse non potranno andare perdute, perché non esiste nulla che abbia la forza di strapparle dalle mani sue e del Padre. Ecco la bella notizia che Cristo, con la sua vita, morte e risurrezione, ci ha mostrato: un amore divino così potente da avvolgere e proteggere contro qualsiasi forza avversa. C’è però una condizione decisiva, che compare in questi fugaci ma densi versetti, e che non possiamo tralasciare. E la condizione è ascoltare la voce di Gesù e seguirlo.
Sì, perché, se non è la sua voce a guidarci, allora chissà dove andiamo a finire. Potremmo seguire altre voci, che ululano urlanti o sussurrano seducenti, lasciandoci trasportare senza spirito critico. Oppure potremmo seguire la nostra di voce, perché vogliamo decidere con la nostra testa, ma siamo sicuri di essere così perfetti da poterci sempre fidare del nostro giudizio? Quando abbiamo a che fare con la voce di Dio, invece, una cosa è certa: di lui ci si può fidare, e basta gettare uno sguardo al Crocifisso per avere una conferma molto concreta dell’amore di Dio per ciascuno di noi. E dove trovo questa voce? Come riconoscerla? Il riferimento rimane sempre Gesù, la sua vicenda in mezzo a noi, lo spendersi fino alla croce e la vittoria sulla morte. Criterio fondamentale per noi cristiani è questo: se qualcosa è coerente con Gesù, allora lì c’è di mezzo la voce di Dio, da ascoltare e da seguire.
Detto così sembra fin troppo semplice. E in realtà lo sarebbe, se non si mettesse di mezzo la nostra fretta o il rifiuto di ciò che ci è un po’ scomodo e faticoso, che ci conducono ad un tranello: scegliere solo una parte, e non “tutto” Gesù. Prendere, cioè, quello che di Cristo mi piace, mi rassicura, mi dà ragione, e lasciar perdere invece ciò che di lui mi scomoda, mi invita a cambiare mentalità e comportamento, mi rivela le mie incoerenze. E così Gesù è ridotto ad un peluche. Oppure la tentazione opposta: cogliere solo i rimproveri, dimenticando la misericordia, la vicinanza incoraggiante, la potenza trasformante del suo Spirito. In tal modo si fa di Cristo uno spaventapasseri. Né il peluche né lo spaventapasseri sono il vero Gesù: egli è molto di più, e l’intero Vangelo ce lo testimonia. Lì dobbiamo andare per trovare la sua voce: nel Vangelo, e in ciò che scaturisce dalla persona di Cristo, quindi i sacramenti e la comunità cristiana. Solo entrando sempre più in confidenza con questi “luoghi” potremo riconoscere ciò che è conforme alla voce e alla persona di Gesù, anche nel mondo intorno a noi e in quello che ci suggerisce la coscienza, e così imparare a seguire il Buon Pastore, nelle cui mani siamo sempre al sicuro.
