19 ottobre 2025 - XXIX Tempo ordinario

L’insistenza della preghiera

Ci sono parabole che lasciano perplessi gli ascoltatori, i quali domandano a Gesù qualche chiarimento. In alcuni casi è Cristo stesso a domandare ai discepoli se hanno compreso le sue parole e, di fronte ai loro sguardi un po’ persi, ecco che offre le necessarie delucidazioni. Il caso di questa domenica è ancora diverso. Qui è l’evangelista stesso che mette le mani avanti e, prima di cedere il microfono a Gesù, dichiara lo scopo di quanto il Signore sta per dire: si tratta di «una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai». Così facendo, il buon Luca, mettendo per iscritto questa scena, ci suggerisce dove puntare lo sguardo.

Grazie alla premessa, infatti, comprendiamo subito in cosa ci è di esempio la vedova di cui si racconta: la chiave di tutto è l’insistenza. Un po’ come in quell’altra parabola, in cui un tizio, nel mezzo della notte, disturba un amico perché un altro amico sta arrivando e a lui manca il pane per accoglierlo: anche in quel caso avevamo una preghiera che, per sfinimento, ottiene ciò che desidera. Così la vedova di questa domenica, grazie alla sua insistenza (e di certo non per il buon cuore del giudice) raggiunge il suo obiettivo. Dio non è un giudice sordo alle richieste né un amico lento nell’aiutare, ma un Padre che ha a cuore i suoi figli: vuoi che non ascolti le loro richieste e risponda prontamente?

La questione non è, allora, se Dio presti attenzione alle nostre invocazioni. Per chi conosce il Dio rivelato da Gesù Cristo, il dubbio non dovrebbe nemmeno sorgere (in teoria, certo). Il vero nodo della preghiera è se essa ha il sapore della fede instancabile, che persevera fino alla fine. Ecco, pertanto, la domanda conclusiva di Gesù: «il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?». A noi ora scegliere cosa fare con questa domanda: lasciarci prendere dal pessimismo e pensare che i tempi sono cattivi e le cose non potranno che andare peggio, perché ci sarà sempre meno gente che crede (ma dobbiamo sapere che scegliendo questa strada non cambieremo un bel niente, né in noi né intorno a noi); oppure accoglierla come una provocazione per ciascuno di noi e rilanciare la nostra fede, ravvivare la speranza, spalancare il cuore alla carità. E rimboccarci le maniche e il cuore, prima di tutto con la preghiera, obbedendo all’invito di Gesù, rimbalzato anche dall’apostolo Paolo: «pregate ininterrottamente» (1Tessalonicesi 5,17), trasformando in preghiera ogni nostro respiro, ogni battito del nostro cuore.

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