22 Giugno 2025 - Corpus Domini

Quale corpo, quale sangue festeggiamo?

Quale corpo festeggiamo oggi? E quale sangue? Innanzitutto, festeggiamo quel corpo umano, biologicamente uguale al nostro, con cui il Figlio di Dio formulava parole, compiva gesti, avvicinava le persone e si lasciava da loro avvicinare, mangiava e sperimentava fame e sete, sensazioni piacevoli e dolorose. E festeggiamo il sangue che, scorrendo nelle sue vene, scandiva il ritmo delle sue emozioni, al pulsare quieto o accelerato del suo cuore, e che, fuoriuscito dalle ferite, è divenuto segno visibile del suo spendersi fino alla fine per noi. Quelle membra e quel sangue, poi, con meraviglia dei testimoni, sono divenute il corpo del Risorto. Un corpo che, asceso al cielo, porterà per l’eternità i fori dei chiodi e la ferita al costato, divino promemoria di un amore che non può avere fine.

In questa solennità celebriamo anche un altro corpo, che però è lo stesso suo corpo, e un altro sangue, che è comunque lo stesso suo sangue. Ce l’ha detto Gesù in persona quando, prendendo nelle sue mani il pane e il calice del vino durante l’Ultima Cena, ne ha fatto un sacramento, un segno vero e tangibile della sua presenza. Il pane e il vino su cui, nella Messa, scende lo Spirito Santo invocato dalla comunità cristiana per la voce e il ministero del prete sono autentica presenza di Cristo, il Risorto, seppur in una forma che solo la fede riesce a comprendere.

Cos’hanno a che fare con noi quel corpo e quel sangue di Gesù? Perché festeggiarli? Il corpo di carne e ossa, con il sangue vivo nelle vene, è la via scelta da Dio per farsi vicino e salvarci. Esprimiamo la nostra ammirazione e profonda gratitudine al Signore per essersi avvicinato a noi in un modo che ci è comprensibile, cioè attraverso un corpo che ben conosciamo, perché parte della nostra stessa identità. Un corpo in cui, vedendolo faccia a faccia, possiamo specchiarci e dire: un Dio così posso lasciarlo entrare nella mia vita, perché non è una presenza aliena, ma un volto amico. E il sacramento dell’Eucaristia, pane spezzato e vino versato, consacrati sull’altare, ci ripropone continuamente l’amore smisurato con cui il Figlio di Dio in carne e ossa si è donato per noi. Quell’amore divino manifestato duemila anni fa sulla Croce e nella Risurrezione è alla ricerca di noi, suoi destinatari, e desidera che l’accogliamo per portare nella nostra vita tutta la sua potenza trasformante.

È il Dio vicino, il Dio per noi, Volto amico, potenza di salvezza. Come dice l’antica sequenza composta da San Tommaso d’Aquino e pregata durante la liturgia del Corpus Domini: «Buon pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi; nutrici e difendici, portaci ai beni eterni nella terra dei viventi».

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