26 gennaio 2025 - III domenica del Tempo Ordinario

Quando ci si può fidare

Ci vuole arte per raccontare. E l’arte è fatta anche di metodo e competenza. Ecco allora che l’evangelista Luca, per «raccontare con ordine» tutto ciò che i testimoni oculari hanno riportato della vita di Gesù, si è preso la briga «di fare ricerche accurate su ogni circostanza». In questo modo ha potuto scrivere un «resoconto ordinato», fedele ai fatti e chiaro nell’esposizione, ma finalizzato a qualcosa di più di una semplice cronaca: lo scopo è consegnare al lettore di ogni tempo un racconto fondato, dunque affidabile, che possa convincere della «solidità degli insegnamenti» ricevuti dal cristiano. E di quali insegnamenti si tratta?

Nel caso specifico di questa domenica, la scena della sinagoga di Nazaret ci rivela un Gesù in cui si compiono le Scritture antiche, e in particolare le profezie di liberazione, di guarigione, di buone novità. Nella persona di Gesù, Dio si dimostra fedele alle sue promesse: è Cristo stesso la promessa realizzata, irrevocabilmente e per sempre. Ne sarà dimostrazione la serie di guarigioni da lui operate, gli incontri in cui offrirà il perdono ai peccatori, gli sguardi incoraggianti e i gesti carichi di significato, fino alla Passione e alla Croce che, invece di essere la smentita di ogni pretesa di divinità, saranno proprio la conferma che Dio ci ha a cuore, perché ha voluto scendere fino al punto più basso per raccogliere più persone possibile. Noi compresi.

Con l’inaugurazione del suo ministero, Gesù apre «l’anno di grazia del Signore»: ogni anno è un anno di grazia, se il Signore è vicino. Ogni giorno, ogni istante è un tempo di grazia perché occasione di incontrare Dio che compie le sue promesse e invita anche noi ad entrare nella liberazione portata da Cristo. Così, anche le fatiche e i dolori, certamente non desiderabili, contengono il germe della speranza se, guardati con occhi di fede, vengono consegnati alle mani affidabili di Dio.

Il Giubileo ci fa da promemoria, ricordandoci che il nostro tempo è abitato dalla grazia del Signore, che si fa vicino per curare le nostre ferite, abbracciarci nelle nostre fragilità, incoraggiarci nel cammino. C’è qualcosa che mi opprime? Qualcosa che mi avvelena e mi ammala? Che mi blocca, mi acceca, mi toglie vita? Di fronte a tutto ciò, il Signore Gesù è la buona novità di un Amore che libera e guarisce, di una vicinanza che restituisce possibilità di futuro anche a chi crede di essersi incastrato in un vicolo cieco. Apriamo, allora, il Vangelo e leggiamo le sue parole; ritagliamoci tempo ogni giorno per stare in sua compagnia; accogliamo l’esempio di chi ha saputo mettersi in gioco nella carità. A Cristo spalanchiamo il cuore per respirare a pieni polmoni, lasciarci rialzare e quindi riprendere il cammino.

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