20 Aprile 2025 - Pasqua

Quante corse di prima mattina

Se vedi qualcuno correre per strada, a meno che sia in tenuta sportiva, la domanda sorge spontanea: dove va, così di fretta? Qual è la sua meta, o da cosa sta scappando? Cosa dovrà fare di tanto urgente, o cosa avrà combinato? Potrà essere qualche incombenza da assolvere, un luogo da raggiungere per tempo o da cui allontanarsi il più presto possibile, qualcuno da incontrare o da evitare. In ogni caso, se una persona corre, un motivo deve esserci.

Corre Maria. Lei che un tempo era stata agitata da «sette demòni» (vedi Luca 8,2), ora, mossa da tutt’altra frenesia, corre verso Pietro e l’altro discepolo per condividere la notizia sconvolgente: il cadavere è scomparso. Corrono i due discepoli, insieme e allo stesso tempo separati da età anagrafiche diverse e differenti velocità, nel passo e nel credere. Corrono per verificare la notizia che li ha toccati sul vivo a motivo del profondo affetto che nutrivano per Gesù. Ma non corrono per fede, non ancora almeno.

Corrono, e il loro correre è immerso nel buio dell’ora mattutina che non ha ancora visto sorgere il sole, e nel buio dello smarrimento, dell’impossibilità di capire ciò che sta accadendo. «Non sappiamo dove l’hanno posto», ammette Maria. E riguardo ai discepoli, l’Evangelista dischiara che «non avevano ancora compreso la Scrittura». Non sanno, non capiscono: buio totale. C’è urgenza in questa scena, una concitazione che apre la giornata prima ancora che il sole sorga. La Maddalena, Pietro e il discepolo amato corrono, ma per il momento non conoscono il vero motivo. D’altronde, «era ancora buio», intorno a loro e dentro i cuori. Eppure corrono…

Quando ci troviamo in un ambiente buio e sconosciuto, pur desiderando fuggire, l’ultima cosa che ci viene da fare è correre alla cieca, col rischio di andare a sbattere contro chissà cosa. E invece Maria non si lascia paralizzare dalla paura: è messa in movimento dall’esigenza improrogabile di non essere da sola ad affrontare questi strani eventi. Così anche i due discepoli non chiudono con qualche chiavistello in più la porta del cenacolo e quella del cuore, ma si affrettano verso l’ignoto e l’incomprensibile. Ancora non sanno contro Chi andranno a sbattere. Perché quel buio è gestazione di un giorno totalmente nuovo: presto la luce verrà, ed essi sapranno cosa davvero li ha messi in movimento. E la sorpresa sarà ancora più grande. Poi il cammino dovrà riprendere: ci sarà una voce da far correre, un annuncio da portare a tutto il mondo.

E io, per cosa corro?

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