23 febbraio 2025 - VII domenica del Tempo ordinario

Senza misura

Da bambini, dovendo riordinare rapidamente la stanza prima di cena, si cercava di trasportare più mattoncini colorati possibile. Essendo insufficienti le due manine, capitava di sollevare il lembo della maglietta, trasformandola in una sacca in cui raccogliere i giocattoli. Ma se si calcolavano male le quantità, questi scappavano da tutte le parti, disseminandosi lungo il tragitto. L’immagine di tale quantità strabordante mi torna alla memoria ogni volta che la liturgia ripropone le parole di Gesù: «una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio». Non viene precisato in cosa consista il premio, ma certamente è qualcosa di buono e talmente sovrabbondante da superare ogni aspettativa.

Questa pioggia di grazia è assicurata a chi, nel donarsi, adotta la stessa misura di Cristo. Egli si è offerto a noi senza nulla trattenere per sé, spendendosi fino all’ultimo respiro e fino all’ultima goccia di sangue. Ha amato anche i nemici, e invece di reagire con violenza verso chi lo maltrattava, li ha perdonati ed è morto per salvare tutti, compresi loro. Così, lui per primo ha messo in pratica ciò che predicava: «Amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo». Non l’aveva forse annunciato l’angelo a Maria? «Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo» (Luca 1,32). Dandoci l’esempio e invitandoci a fare nostra la misura smisurata del suo donarsi, Gesù ci rende partecipi di questo titolo, regalando anche a noi la possibilità di essere chiamati «figli dell’Altissimo», figli di un Padre che sa di cosa abbiamo bisogno (cf. Luca 12,29-31): lui, «che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Matteo 6,6). Una ricompensa smisurata per chi si dona senza misura.

Viene automatico pensare che si tratti di una ricompensa finale, nel paradiso. Certamente vi è anche questa. Ma non dimentichiamo che Gesù ha parlato di un «cento volte tanto» ricevuto «già ora, in questo tempo», e poi anche «la vita eterna nel tempo che verrà» (Marco 10,29-30). E allora, perché relegare il dono di Dio solo al “dopo”? Perché, invece, non chiedere la grazia di riuscire a spalancare gli occhi e i cuori per riconoscere quella pioggia di regali che il Signore dissemina lungo il nostro cammino? Non ci rimane che seguire l’esempio di Gesù e donarci senza misura. Ed escogitare anche noi una sacca di fortuna, per poi, come bambini impacciati ma felici, far tesoro di ciò che, della sua straripante abbondanza, ci sarà possibile raccogliere.

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