
Le lettere di Giovanni. Vivere nella carità
La vita è un grido, un canto d’amore! Non c’è forza più grande, aspirazione più irresistibile, assoluto bisogno, che l’amore e lo sappiamo bene! “C’est l’amour”: è l’espressione romantica che intende giustificare ogni cosa, ogni sforzo, ogni patimento, ogni sacrificio e rinuncia, qualsiasi impresa eroica mossa dall’amore e volta a conquistarlo. “Al di sopra di tutto, vi sia la carità”, scrive Paolo ai Colossesi; “La carità non avrà mai fine”, ai Corinti. S. Agostino concentra l’insegnamento morale in questa espressione: “Ama e fa ciò che vuoi”. S. Giovanni risale alla sorgente affermando nella sua prima lettera: “Dio è amore”. Da essa scaturisce l’universo, la vita. L’amore che è in Dio, che ne rivela il mistero, giustifica e dà un senso alla creazione, del perchè l’essere e non il nulla. L’amore è il segreto della nostra redenzione, della Pasqua di Cristo, del poter vivere il vangelo fino ad amare i nostri nemici. Dante Alighieri scrive di Dio dal quale tutto viene e nel quale ogni cosa sussiste, al termine del suo viaggio, nell’ultimo verso dell’ultimo canto del Paradiso: “L’amor che move il sole e l’altre stelle”.
Dopo esserci lasciti guidare dall’Apocalisse per riscoprire come sperare nonostante le prove a cui veniamo sottoposti, esattamente come per la comunità primitiva perseguitata, quest’anno le schede proposte per accompagnare l’esperienza dei Gruppi di Ascolto della Parola, intendono guidarci nella lettura delle tre lettere di S. Giovanni apostolo. Il tema è quello dell’amore, della “carità”, termine quest’ultimo che vuole indicare l’amore cristiano, gratuito, incondizionato, quello cioè che Cristo ci ha usato e ci ha insegnato. L’intento è sempre di sostenere e approfondire il cammino pastorale della nostra Chiesa diocesana, illuminato da ciò che il Vescovo ci ha suggerito per scandire i passi di questi ultimi tre anni. I temi della “santità” e della “sinodalità”, declinati di anno in anno in riferimento alle tre virtù teologali, è giunto dunque al suo compimento. La fede che orienta i nostri passi, la speranza che deve ritornare a rallegrare il cuore, trovano nell’amore il loro senso ultimo, la meta: “Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità” (1Cor 13,13).
Dopo una introduzione magistrale del professor Vignolo alle tre lettere giovannee, seguono 8 schede: 7 dedicate alla prima lettera di Giovanni e una alle altre due che sono molto brevi. Ne emerge un quadro davvero ricco, stimolante, pieno di spunti di riflessione e confronto. Ad una Chiesa che ha conosciuto la ferita di una comunione infranta per la fuoriuscita di alcuni dissidenti, Giovanni intende riannunciare il vangelo dell’amore che è Dio e viene da Dio, che ci ha generati ad una nuova vita quella di Figli di Dio e di fratelli. Per il cristiano non ci sono alternative all’amore, senza l’amore fraterno non regge neppure la nostra fede, ossia la nostra comunione con il Signore.
Lo stile di Giovanni, che riscontriamo anche nel quarto vangelo, è quello di ritornare sul tema approfondendolo, svelando ogni volta di esso una sfumatura in più. Questo, insieme al fatto già più volte dichiarato di un sussidio scritto a più mani, può dare l’impressione di una sorta di ripetitività, di una riflessione alla fine monotematica. In realtà, se per un verso alcune considerazioni si ripetono esattamente come fa Giovanni nei suoi scritti, diventando una costante, dall’altro ogni contributo, ogni sceda, come suggeriscono i diversi titoli, ci aiutano a cogliere una prospettiva differente, ad approfondire un aspetto, a porci di conseguenza domande nuove di volta in volta.
L’esperienza dei Gruppi di Ascolto non è tramontata e non può essere lasciata cadere. Dobbiamo tutti ritornare a crederci! Anzitutto credere nella forza di questa Parola, che non è parola di uomini, ma di Dio, quale noi crediamo (cfr 1Ts 2,13), ma anche di una Parola letta e ascoltata insieme, che ci interroga individualmente e anche come comunità, che diventa scambio arricchente nella risonanza che l’unica Parola trova nella diversità delle nostre vite e delle nostre sensibilità.
Ringrazio don Stefano Chiapasco che collabora strettamente con me nel comporre questo strumento pastorale. Con lui ringrazio i sacerdoti che hanno offerto un loro contributo davvero prezioso: anzitutto Mons. Roberto Vignolo e poi don Andrea Tenca, don Anselmo Morandi, don Davide Scalmanini, don Emanuele Campagnoli, don Luca Anelli, mons. Pierluigi Bolzoni.
Che i nostri Gruppi crescano intorno alla Parola e che non siano solo un momento di ascolto dell’animatore di turno, di scambio di opinioni, ma un vero momento di amicizia, di fraternità, di comunione nella fede attraverso cui l’amore stesso di Dio possa farsi nuovamente sentire, manifestarsi e rigenerarci donandoci pace, gioia, bontà, magnanimità, per contribuire a portare un po’ più di “calore” e d’amore nelle nostre comunità.
don Enzo Raimondi, incaricato per la Pastorale Biblica
