26 ottobre 2025 - XXX Tempo ordinario

Trova le differenze

I cultori dei giochi enigmistici conoscono bene il “Trova le differenze” o simili: due immagini accostate e quasi identiche, se non fosse per un certo numero di piccoli dettagli, e la sfida sta nell’individuarli. Sembra un gioco da bambini, ma a volte si rimane lì, incastrati alla ricerca dell’ultima differenza che sfugge e che, quando la trovi, ti stupisci di non essertene accorto prima, tanto era banale. Anche nel Vangelo di questa domenica siamo coinvolti in una ricerca delle differenze.

Ad indicare la prima è uno dei personaggi della parabola: il fariseo, ritto in piedi nel tempio, parlando con Dio si premura di sottolineare che lui è diverso da tutti gli altri, peccatori e dalla memoria corta quando si tratta di rispettare i precetti religiosi. Lui è meglio! La seconda differenza, anch’essa evidente, è Gesù a farcela notare: nella parabola, dopo il fariseo, ecco comparire un altro personaggio, uno di quei peccatori pubblici da cui il primo aveva superbamente preso le distanze. E la differenza sta nell’atteggiamento: questi non vanta meriti né recrimina alcunché, ma semplicemente, con lo sguardo basso, si batte il petto e invoca umilmente il perdono di Dio. Due modi di porsi diametralmente opposti.

Ma ecco che, nel finale, compare il terzo dettaglio. È sempre Cristo, narratore della parabola, a sottolinearlo, e riguarda l’atteggiamento di Dio Padre (e, di conseguenza, di Gesù stesso): il pubblicano, «a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato». Anche Dio, dunque, fa differenze. Non per cavalcare i difetti altrui e vantare la propria superiorità (come fa il fariseo), bensì per mettere in luce la verità e, allo stesso tempo, esercitare il suo amore misericordioso verso chi decide di non rifugiarsi nella menzogna. Cristo, infatti, non nasconde il male sotto il tappeto, non nega la presenza del peccato nell’uomo che gli si rivolge in preghiera, ma al contempo ci mostra che sul cuore di Dio fa più presa l’umiltà del pentimento.

Abituati a spalmare strati di un uniformante “tutto va bene”, rischiamo di non saper più distinguere ciò che è buono da ciò che non lo è, per poi cadere (non si sa come) nel disprezzo verso ciò che è diverso da noi solo perché è diverso. Campioni del “Trova le differenze”, ci accaniamo nel puntare il dito verso i difetti altrui, mentre in genere siamo ben più indulgenti verso le nostre storture, senza renderci conto che spesso sono le stesse di cui accusiamo gli altri. Gesù, che nella lettura della verità è il vero campione, lui che è la Verità in persona, ci rivela l’atteggiamento divino: vedere tutto, pregi e difetti, bene e male, ma con uno sguardo che si lascia intenerire dall’umiltà di chi riconosce il proprio peccato e ne domanda perdono. Perché lì è possibile una novità di bene.

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