Pubblichiamo l’omelia pronunciato dal vescovo di Lodi, monsignor Maurizio Malvestiti, martedì 19 dicembre, al Commiato eucaristico nella chiesa parrocchiale Paullo per don Roberto Pozzi.

Don Roberto: l’omelia del vescovo Maurizio al Commiato eucaristico a Paullo

«Don Roberto non ti perdiamo: ora vegli su di noi, non è la fine»

Un abbraccio infinito

1. Ai Primi vespri della Dominica gaudete, sabato 16 dicembre, don Roberto Pozzi ci ha lasciato. Tornava dal ritrovo festoso con gli anziani, ha accostato l’auto e ha concluso il viaggio terreno. Nel silenzio e nella speranza. Lo avevo ordinato presbitero il 4 luglio 2020, in Cattedrale. Era nato il 19 settembre 1991 e oggi, 19 dicembre 2023, lo salutiamo. Apparteneva alla parrocchia di Mulazzano ed era in servizio pastorale fin da prima del diaconato in questa parrocchia di Paullo. Siamo affranti, cari fratelli e sorelle. Immensamente. E gli offriamo l’abbraccio che vorremmo fosse infinito, includendo per primi i cari genitori Franco e Marisa e il fratello Andrea con Chiara e il piccolo Leonardo, i familiari, poi i ragazzi e i giovani, i preti, specie quelli da poco ordinati, e coloro che lo hanno conosciuto, tutti accomunati dalla certezza che Cristo non perde nulla di quanti il Padre gli ha dato ma li risuscita nell’ultimo giorno (cfr Gv 6,37-40). Nella volontà del Padre, don Roberto ha creduto e camminato. Si compia la promessa di quella vita eterna, che ha cercato, insegnato e celebrato quale dispensatore dei divini misteri.

Sì, la gioia è anche per noi!

2. La liturgia prenatalizia esalta la Radice di Jesse: venga a liberarci! Preceduta da Isaia (cfr 61,1-2.10-11), che evoca profeticamente la grazia dell’unzione battesimale e sacerdotale, facendoci trasalire di gioia per il lieto annuncio di libertà, fasciando le piaghe dei cuori spezzati, rivestendoci di salvezza e giustizia. Il Signore sfida dolore e lutto affinché tutto germogli nella lode e fiorisca persino il deserto inaccettabile del distacco dalle persone più amate. E l’anima non può che esultare in Dio. La gioia. È anche per noi? Non sarà forse proprio questa l’eredità di don Roberto? Ben conosceva la fatica del vivere e del ministero, ne sono testimone, pur nell’affettuosa premura della famiglia e della comunità, ora avvolte nel dolore più struggente. Eppure, era lui a volgere tutto in fraternità amichevole, grazie all’acuta gioiosità, intelligente e perciò contagiosa, di cui abbondava. Ogni prete è un talento da impiegare. Tanto più nella giovinezza, che guarda con entusiasmo al Signore e alla Chiesa, cercando di acquisire e insieme cominciare ad elaborare una visione pastorale fedele al Vangelo e vicina all’umanità, spalancando il cuore ai giovani per primi, pur non ricevendo sempre le desiderate risposte. Caro don Roberto, tutto potevamo pensare ma non ciò che stiamo sperimentando. Ancora Isaia (cfr 30,15) si fa avanti, riletto da Teresa d’Avila, la quale nelle contrarietà ripeteva: in silentio et spe. Nell’abbandono confidente sta la nostra forza perché Cristo ha vinto l’ultimo nemico, ingoiando la morte per la vittoria (cfr 1Cor 15,26). Non ti perdiamo. Ti ritroveremo. E ora vegli su di noi. Non è la fine. Non è il nulla. Ci viene incontro il Natale della definitiva rinascita. Sì, la gioia è per noi.

Il Vangelo superiore della sofferenza

3. Sabato notte, rientrando dalla benedizione che ti ho recato al Pronto Soccorso e poi dalla visita alla tua famiglia, mi sembrava di averti sempre al fianco. E domenica mattina, ho ritrovato un Angelus di san Giovanni Paolo II (29 maggio 1994), avvertendolo come un tuo suggerimento. Il soffrire e il morire sono paradosso, stoltezza, scandalo (cfr 1Cor 1,23). Ma poiché ci hai lasciato da coetaneo del Signore (…eri ormai entrato nel trentatreesimo anno), non vuoi forse ricordarci “il Vangelo superiore della sofferenza” quale dono addirittura necessario? Le migliori prospettive pastorali non bastano, ci vuole la sofferenza del Figlio Unigenito e nostra, sofferenza misteriosa come la divina volontà, come l’esistenza. Il Signore conosce (e anche tu…) coloro che sono già chiamati a prendere il tuo posto. Li potrà forse convincere questa evangelica sofferenza custodita nella preghiera? È questo l’altro “perché”, l’altro argomento che si aggiunge a quelli formulati nella Messa conclusiva del Congresso Eucaristico Diocesano (30 settembre 2023 in piazza della cattedrale a Lodi) per motivare il nostro cammino a celebrare nel tempo la Pasqua eterna. Il tuo silenzio li ha predicati ancora più fortemente in questi giorni di travolgente suffragio.

Brillerai nel firmamento di Dio, chiamandoci alla santità

4. Partendo per un viaggio, specie se improvviso, si teme di dimenticare qualcosa di essenziale. Per l’ultimo viaggio, invece, si deve tutto lasciare. È consentito avere solo l’essenziale nel senso più vero: noi stessi nell’amore ricevuto e donato, noi stessi nella sola certezza della divina misericordia. Abbiamo vissuto una dominica gaudete del tutto singolare. Ma forse l’hai pensata per confidarci che “Chi (ti) dava tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne una più certa e più grande” (A. Manzoni, I promessi Sposi, cap. VIII). Il grazie a Dio e a te l’ha anticipato nel magnificat la Madre del Signore (cfr responsorio da Lc 1,46- 54). Insieme ai Santi, è Lei a consegnarti all’Onnipotente. Le lacrime dei tuoi cari e le nostre non si lasceranno presto asciugare. Ma tra poco brilleranno di fede, unendosi all’acqua battesimale nell’aspersione del tuo corpo in attesa della risurrezione. Eri un vero credente, appassionato di Cristo Gesù e della Chiesa. Eri un vero fratello e amico. Brillerai anche tu nel firmamento di Dio (cfr Sap 3,7), carissimo don Roberto, e continuerai a chiamarci ad essere “santi, come è santo il Signore” (cfr Lv 19,2). Arrivederci in Cristo. Amen, ma anche Alleluja!

Prima del congedo

Col vescovo Giuseppe, al quale sono sempre grato per la condivisione, so bene che i figli devono accompagnare i padri alla sepoltura mentre oggi siamo noi a consegnare don Roberto al riposo senza fine. Ma avvertiamo a nostro sostegno la fede comune nella risurrezione. Si sono uniti al cordoglio e al suffragio il vescovo Egidio e i confratelli nell’episcopato della Lombardia: li ringrazio di tutto cuore. È tanto consolante la presenza così numerosa dei sacerdoti, quelli dell’Ismi e del primo decennio di ordinazione in particolare. Il mio grazie va anche a loro e certamente alle parrocchie di Paullo e di Mulazzano (nella seconda andrò per il patrono santo Stefano a celebrare nel 7° giorno dalla morte di don Roberto), coi rispettivi Sindaci insieme a quelli di altre comunità vicine, coi ragazzi e i giovani degli oratori. Grazie alla diocesi intera, con la quale lo estendiamo alla famiglia. Grazie al Signore, di nuovo, adorando la sua volontà e invocandone la confortatrice benedizione.

Paullo, 19 dicembre 2023, + Maurizio, Vescovo

 

Ultimo saluto a don Roberto

condividi su