La funzione solenne è stata presieduta dal segretario di Stato vaticano

Il Pontificale di San Bassiano

Si alza la preghiera per la pace, il cardinale Parolin invoca Bassiano

La solennità patronale è un momento di incontro, di festa, è un momento per salutarsi e riconoscersi come comunità. Passi anche il chiacchiericcio, la sfilata delle autorità, i posti riservati, tutta la retorica di facciata forse inevitabile. Ma poi, davanti al mistero eucaristico, si è chiamati a entrare in un’altra dimensione, quella evangelica, in cui è la verità a rendere liberi e le cose importanti sono quelle che si «colgono con il cuore », come ha detto il segretario di Stato della santa Sede, Pietro Parolin, che ha presieduto in cattedrale il pontificale nel ricordo di san Bassiano: un incontro nella preghiera con la comunità laudense, quasi ad anticipare l’imminente visita ad limina dei vescovi lombardi da Papa Francesco. Il vescovo di Lodi Maurizio, infatti, ha aperto la celebrazione ricordando proprio il santo Padre e il legame che legava Bassiano ai successori di Pietro, e che oggi prosegue in una «comunione di verità e amore con la Chiesa di Cristo».

La chiesa affollata faticava a contenere i fedeli per questa celebrazione, resa ancor più suggestiva dalla solennità dei canti (compreso quello tradizionale dedicato a Bassiano di Migliavacca), dall’organo maestoso, dalla voce tersa che ha intonato il Salmo responsoriale, ma anche dal fumo dell’incenso e dai paramenti della festa patronale. I presenti Nella concelebrazione del Pontificale, il cardinale Parolin e il vescovo Maurizio sono stati affiancati dal cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como, dall’arcivescovo Rino Fisichella, dal vescovo emerito Giuseppe Merisi e il vescovo nativo Egidio Miragoli, il vescovo di Pavia Corrado Sanguineti, il vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada, il vescovo di Bergamo Francesco Beschi, e gli ausiliari di Milano Erminio De Scalzi e Luca Raimondi. E poi i sacerdoti della diocesi di Lodi, tra cui monsignor Paolo Braida, collaboratore della segreteria del Papa, i canonici della cattedrale, i vicari e i sacerdoti di tutto il territorio. Non sono mancate le autorità civili e militari, e i fedeli a riempire all’inverosimile la cattedrale: a tutti, il cardinale Parolin ha portato il saluto e la benedizione del Papa «in questa particolare circostanza di vita della vostra diocesi», che ricorda i 1650 anni dall’ordinazione episcopale di Bassiano, suo fondatore.

«I tempi sono cambiati da allora, ma la parola di Dio risuona con la stessa potenza, Bassiano ha sicuramente meditato sulle stesse pagine che abbiamo letto oggi» ha detto il cardinale durante l’omelia. Le pagine del libro di Ezechiele, degli Atti degli apostoli, del Vangelo di Giovanni, in cui Gesù più volte si racconta come “pastore buono”.

Il cardinale è tornato su questa definizione, chiarendo la natura profonda del rapporto tra il pastore e il suo gregge: «Non si tratta di una conoscenza intellettuale, ma di una relazione personale profonda, di una conoscenza del cuore, propria di chi ama ed è amato, di chi è fedele e sa di potersi fidare» ha spiegato, affermando che «questo rapporto si manifesta nella preghiera interiore che si sviluppa dai cuori semplici».

Proprio attraverso la preghiera, il cristiano coglie la verità del Salmo 23: «Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza». Il cardinale Parolin ha ripetuto più volte questa frase, invitando anche i fedeli a ripeterla perché diventi conforto nelle difficoltà. Difficoltà che non mancano, come hanno evidenziato sia il vescovo Maurizio che il cardinale Parolin, andando con il pensiero alla Terra Santa, all’Ucraina e a tutte le altre guerre troppo facilmente dimenticate. Parolin ha chiuso invocando la preghiera di Bassiano per il popolo laudense e per il mondo intero, chiedendo unità e pace «in quest’ora così tribolata che sembra non finire mai», con la speranza di diventare «un solo gregge», promuovendo «la vita vera che inizia qui ma finisce nell’eternità».

E al termine della funzione, ringraziando per la bellissima celebrazione, ha pronunciato ancora alcune parole di conforto: «Questi personaggi del passato – Bassiano, Alberto e Gualtero – hanno affrontato grandi difficoltà: questo ci incoraggia per i nostri tempi difficili. Il Signore non ci ha mai promesso tempi facili, ma la capacità di essere testimoni anche nei tempi difficili ».

Al termine della funzione, dopo aver salutato i presenti nella navata della cattedrale, il cardinale Parolin è sceso nella cripta della cattedrale, ha incontrato i seminaristi e i sacerdoti di recente ordinazione e, come tutti i lodigiani, si è accostato all’urna del santo Bassiano. Con il vescovo Maurizio, ha invitato alla preghiera per le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa nella diocesi lodigiana.

di Federico Gaudenzi

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  • Puoi leggere tutti gli approfondimenti de il Cittadino nello Speciale San Bassiano (fra cui l’omelia di S.Em. Card. Parolin, il discorso alle autorità del Vescovo di Lodi Mons. Maurizio in Cripta e il saluto iniziale durante il Pontificale);

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