«Il Bambino di Betlemme bussa alla nostra coscienza, accogliamolo per trovare noi stessi in Lui e nel prossimo»

«Il Santo Natale ci ricorda che la vita è canto di lode a Dio»

Nella Notte la Santa Celebrazione presieduta in cattedrale da monsignor Malvestiti

Nella notte della tenerezza, il Bambino di Betlemme lancia a tutto il mondo un richiamo a unità e pace. La sera della Vigilia, nella cattedrale di Lodi come in ogni chiesa del mondo, l’attesa si scioglie nella gioia del Natale, trasformandosi in un canto che annuncia il compimento della speranza. «In questi tempi complicati, il Natale ci ricorda che la vita è un canto di lode a Dio, sull’esempio di Maria e Giuseppe, dei santi Bassiano, Alberto e Gualtiero e di tutti i santi lodigiani» ha detto il vescovo Maurizio durante l’omelia nella cattedrale in festa:

«Questo inno sempre consolante e incoraggiante rende agevole e appassionata la nostra scelta di campo ecclesiale, ma anche sociale, nel segno dell’unità e della pace. È l’inno cantato dai pastori, non da chi fa calcoli di potere, è l’inno che ci chiama ad amare e sperare nell’unità e nella pace, non come degli sprovveduti, ma in quanto guidati dalla superiore sapienza evangelica, che ci dice che ogni sofferenza dovrà lasciarci sulle porte del Natale eterno, lasciando spazio alla gioia incontenibile della Gerusalemme celeste».

Non si può eludere, tuttavia, la fragilità dell’esistenza, che ci vede tutti protagonisti in un momento o nell’altro della vita. Anche in un momento di gioia, ad esempio, il vescovo ha voluto portare un ricordo a chi non c’è più, e in particolare a don Roberto Pozzi, sacerdote scomparso alcuni giorni fa, a soli 32 anni: «L’ho ordinato personalmente in questa cattedrale, quindi posso comprendere un po’ più da vicino il dolore di un padre e di una madre che perdono un figlio così giovane, ma il Natale di Gesù riscatta ogni sofferenza».

Il Natale diventa così espressione del mistero di quella melodia inconfondibile raccolta nel Vangelo, che, come ha affermato il vescovo, chiama tutti noi a lodare Dio e ad essere solidali con il prossimo, e così trattiene l’umanità dal nulla e la proietta nel sentiero della santità. «Guardando alla Terra Santa, all’Ucraina, e a tutti gli altri conflitti dimenticati, viene da pensare che la famiglia umana si attardi a seguire la via di unità e di pace, preferendo le illusioni del potere, di chi accumula cose a scapito della creazione e del bene comune, dimenticando che grazie a Dio siamo fratelli e sorelle tutti, e che l’unica via è quella della fraternità, che non ci consente di avere togliendo agli altri le comuni risorse ». La risposta di chi ha fede, però, è quella di chi affida il cambiamento alla grazia divina e alle proprie mani, «con la lettura del Vangelo, la preghiera, la Messa, ma anche la correttezza professionale, ad esempio, e gesti concreti di carità, compiuti nella gratuità, come gratuita è la santità che il Signore vuole donarci. Il Bambino di Betlemme bussa alla nostra coscienza, accogliamolo per trovare noi stessi in Lui e nel prossimo: non bastano le parole, ma serve l’inno della nostra vita, vero canto di Lode a Dio».

Il vescovo Maurizio non ha tralasciato la benedizione del presepe, suggestiva tradizione inaugurata da san Francesco d’Assisi ottocento anni fa: «Ha saputo conquistare credenti e non credenti – ha detto, davanti alla statua di Gesù Bambino proveniente dalla Terra Santa -. Guardandolo, il nostro pensiero non può non andare ai piccoli e ai giovani, prime vittime delle nostre guerre: il Signore ci perdoni e converta le nostre mani a opere di riconciliazione reciproca». Un pensiero rivolto alla pace e ai giovani, «vero Natale della Chiesa»: «Le sorti della pace sono nei loro cuori e nelle nostre mani».

di Federico Gaudenzi

Notte di Natale

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