L’enorme ampliamento prospettato pone seri interrogativi ambientali e sociali

Inceneritore di Vidardo: una prova per il territorio

Il Lodigiano si ritrovi unito nell’affrontare la questione nell’ottica del bene comune

Il progetto dell’inceneritore da realizzarsi a Vidardo ha un impatto enorme per tutto il territorio lodigiano. Non riguarda solo il comune di insediamento, nemmeno solo i comuni limitrofi ma riguarda tutto il territorio e tutti noi cittadini.

Si tratta della realizzazione di un impianto che viene prospettato dalla società proponente come un ampliamento ma, aldilà di ogni accezione tecnica, nella sostanza si tratta di una struttura che avrà caratteristiche e portata ampiamente superiori, nemmeno paragonabili, a quella esistente. Da quanto ad oggi traspare risulterebbe che la capacità di incenerimento quintuplicherà dalle attuali 34mila a 154 mila tonnellate di rifiuti, i codici (tipologie) di rifiuto inceneriti passeranno dagli attuali 16 a circa 400 (si ipotizza che forse alla fine saranno alcuni in meno), si aggiunge un impatto della struttura edificata veramente invasivo con una lunghezza di circa 200 metri ed una altezza di 55 metri. Non è un errore di stampa sono 55 metri, per rendere l’idea la torre maestra del Castello Bolognini di Sant’Angelo Lodigiano è alta “soli” 36 metri! A completare l’opera oltre 6 km di nuovo elettrodotto.

La Provincia di Lodi ed il Comune di Vidardo hanno già palesato la loro contrarietà ad un’iniziativa con queste caratteristiche, le forze politiche del territorio concordemente e congiuntamente stanno facendo fronte comune, risultano avviate dalla politica locale le interlocuzioni dovute. Il Cittadino sta cercando di dare visibilità al tema, alcuni gruppi ecologisti hanno palesato dissenso e manifestando davanti alle sedi istituzionali. Nonostante tutto ciò deve ancora accendersi la fiamma della partecipazione della società civile e di tutti i cittadini rispetto a questa vicenda, ma non possiamo permetterci di rimanere indifferenti. La velocità dello sviluppo della situazione, peraltro con ormai palese volontà di accelerazione della società proponente anche nel progredire dell’iter amministrativo, unita al periodo estivo, stanno probabilmente facendo passare troppo inosservata la questione. Ora però, su una vicenda così centrale, è il momento che il nostro territorio e la sua comunità, a tutti i livelli, trovino unità di intenti e riscoprano quella partecipazione e condivisione tra politica e cittadini che manca da troppo tempo.

Nei giorni scorsi, intervenendo alla Settimana Sociale dei Cattolici in Italia sul tema “Al Cuore della Democrazia”, Papa Francesco ha esortato ad “organizzare la speranza”. Cari lodigiani tutti, questo è il momento in cui dobbiamo veramente organizzare la nostra speranza. La speranza di poter evitare che sia ulteriormente minacciata la qualità ambientale, tutelando la salute e la qualità della vita nostra e dei nostri figli, in un territorio che già denota in moltissimi aspetti dati preoccupanti. La speranza di non veder sorgere edificazioni di pesante impatto che devasteranno il panorama del territorio. La speranza di poter vedere iniziative aziendali che crescono e si sviluppano nella comunità e con la comunità per la costruzione del bene comune, rispetto ad una storia che ci racconti che la volontà politica e dei cittadini possa essere schiacciata dalla forza del profitto. La speranza di poter costruire un’economia capace di essere il più possibile circolare e con una riduzione dello spreco e dello scarto, rispetto ad un modello che “brucia” sempre di più, andando peraltro a vedere realizzato sul nostro territorio un impianto che sicuramente non serve al Lodigiano e, da quanto pare, nemmeno alla Lombardia.

La questione è tutt’altro che semplice e si inserisce in un insieme di regole e norme che pongono un delicato equilibrio tra i diritti dell’impresa e la tutela degli interessi della comunità che potrà essere chiarito a livello istituzionale. Da un lato è doveroso continuare a chiedere alla società proponente che fermi questo processo autorizzativo che sottende un progetto avulso dal territorio, avviando un dialogo concreto con le istituzioni locali e la comunità. Dall’altro però dobbiamo essere soprattutto noi Lodigiani, politica e cittadini insieme, da tutta la provincia e anche oltre (Villanterio e a pochi chilometri), a far sentire la nostra voce chiedendo che in questa vicenda non rimangano inascoltate le istanze ambientali e sociali espresse dalla nostra comunità e che derivano dalla nostra identità territoriale.

Riccardo Rota, Direttore Ufficio di Pastorale Sociale della Diocesi di Lodi

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